3. Bargaining

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Appena vide Cinque davanti a sé in una posizione diversa da quella di pochi secondi prima, Klaus corse verso la porta.

"Klaus, dove stai andando?! Klaus!", sentì urlare alle sue spalle.

Spalancò la porta e corse fuori, incrociando il poliziotto che lo avrebbe informato della tragedia. Lo evitò come se fosse la peste e iniziò di nuovo a correre.

Considerato com'erano ridotti i suoi polmoni, dopo tutte le sigarette e le canne che si era fumato, era sorprendente che riuscisse ancora a correre senza schiattare sul marciapiede, soprattutto dopo aver corso come un pazzo già altre due volte.

Corse però anche più veloce di quelle, stavolta doveva farcela.

Lo aveva già perso due volte, non poteva sopportare di perderlo una terza.

Stavolta riuscì a schivare la donna con le borse della spesa, evitando così la perdita di secondi preziosi.

Imboccò il vicolo, evitando tutti gli ostacoli che potessero farlo cadere.

Le sirene erano sempre più vicine e lui stavolta poteva raggiungerlo. Aveva tempo.

Corse in mezzo alle persone, che lo guardarono confuse o furiose. Non ci badò.

Arrivò al semaforo mentre ancora era rosso, ma non se ne preoccupò. Si fermò in mezzo alla gente, riprendendo fiato.

Stavolta ce l'avrebbe fatta, poteva arrivare in tempo.

Il semaforo divenne verde e lui schizzò in mezzo alla strada verso il sottopassaggio.

Entrò, corse, aveva poco più di un minuto disponibile per arrivare in tempo.

Appena fu fuori vide la luce blu e rossa delle macchine della polizia.

Era ancora in tempo. Corse verso di esse, vide l'auto di Dave quasi totalmente distrutta, capovolta, e intravide Dave ancora là dentro.

I poliziotti lo bloccarono prima che potesse raggiungerlo.

"Ragazzo, non puoi stare qui, c'è stato un grave incidente", dissero spingendolo indietro.

"No, vi prego, Dave è ancora vivo, lasciatemi!", urlò Klaus fuori di sé.

"Il ragazzo è morto. Non ce l'ha fatta, ragazzo", disse uno cercando di fermarlo.

"No, no, Dave!", urlò con tutte le sue forze, le lacrime che gli bagnavano le guance.

Il tempo finì. Klaus si fermò e crollò a terra, coprendosi il volto con le mani.

"Ragazzo, so che non è bello, ma queste cose purtroppo succedono", disse qualcuno.

"Lui era lì. Era vivo. E se n'è andato prima che potessi salvarlo o almeno dirgli addio", fu tutto ciò che riuscì a dire.

Furono i poliziotti a riportarlo all'accademia. Per fortuna, perché Klaus non sarebbe riuscito a tornarci da solo sulle proprie gambe.

Era distrutto, e non solo fisicamente.

Rientrò e fu subito accolto da Cinque, evidentemente preoccupato.

"Klaus, ma che diavolo ti è successo?!".

Non voleva parlarne, voleva solo starsene per conto suo a piangere.

Non guardò dove stava andando e si scontrò con il tavolo su cui la valigetta si trovava. Essa cadde e si riaprì, facendo riavvolgere di nuovo il tempo.

11 Minutes || KlaveWhere stories live. Discover now