(M)
Ci trovavamo a Roma quel giorno, io, Izi, Sfera con Charlie e altri membri del collettivo creato proprio da quest'ultimi per presidiare ad un evento, dopo Mercedes Nero avevamo fatto il botto e la gente cominciò a chiamarci per suonare nei locali.
Mi sembrava tutto davvero surreale, non mi ritenevo un finto umile, sapevo di essere bravo ma mai avrei creduto che in così poco tempo già si potesse assaporare un briciolo di successo, quello vero, quello "dei grandi".
Per gente come noi anche solo cantare in una discoteca da quattro soldi era già un passo enorme, 4 ragazzini con niente in tasca se non una quantità infinita di sogni che adesso stavano cominciando a far sentire la loro voce, e quante cose avevamo da dire.
L'ospitata a Roma fu il vero primo "grande" evento a cui partecipai, a Sfera e Charlie già avevano cominciato ad avanzare proposte, ma per me e il mio amico fu come una specie di svezzamento, fu come perdere la verginità, una verginità artistica.
Decidemmo di farci tutto il weekend, con la scusa di voler visitare la città eterna, e alloggiammo delle stanze in un hotel, per i miei canoni, pazzesco e decisamente fuori dalla mia portata, ma i soldi cominciavano finalmente ad entrare e ce li saremmo goduti.
Nel mentre che il progetto di Sfera, ovvero quello di portarci tutti con sé verso la strada del successo, andava in porto, io pubblicai il mio primo mixtape in free download chiamato "Aspettando Orange County".
Dovevo varcare la soglia che il mio amico mi stava aprendo e, cavalcando l'onda generata da Mercedes Nero, decisi che fosse arrivato il momento di proporre qualcosa al pubblico, in attesa di quello che sarebbe stato poi il mio primo progetto ufficiale.
L'idea mi venne grazie a mia sorella con cui per fortuna sembrava avessimo superato i nostri problemi e tutto tornò alla normalità, anche con Izi, lui era tornato con la ragazza e Diana sembrò averlo dimenticato definitivamente.
Era sabato pomeriggio e stavamo in un negozio d'abbigliamento, rovistavo tra una serie di magliette vintage quando, girando erroneamente lo sguardo, vidi una ragazza che subito catturò la mia attenzione.
Era bionda, non troppo alta e magrolina che, come me, era con delle sue amiche a fare compere, intenta a cercare qualche top che si potesse abbinare al paio di pantaloni che aveva sul braccio sinistro.
La sua bellezza mi colpì immediatamente, non era una di quelle ragazze che ti fanno girare lo sguardo quando ti passano davanti, ma aveva un fascino fuori dal comune, nella sua più totale semplicità era di un'eleganza invidiabile sino dalla più appariscente delle modelle.
Adoravo il modo in cui ridacchiava con le sue amiche nel commentare i capi d'abbigliamento che sceglieva, non c'era malizia nella sua risata e risuonava alle mie orecchie come una dolce sinfonia.
Mi diede l'idea di essere una ragazza molto colta, non perché avesse chissà quale segno identificativo, ma il suo modo di parlare si distingueva parecchio da quello delle sue compagne che a me passavano del tutto in secondo piano.
"Quello rosso secondo me è il migliore."
Alle mie parole lei alzò lo sguardo su di me, la vidi assottigliare le palpebre e chinare leggermente la testa da un lato, come per studiare la persona che aveva davanti, probabilmente stava cercando di capire se mi conoscesse già o meno.
"Come prego?" Mi disse dolcemente, avvicinandosi di un passo.
"No guarda niente, lascia perdere, ti ho sentita parlare con le tue amiche su quale di questi capi prendere e ho pensato sai..di consigliarti quello rosso."
Lei non rispose subito, lasciò il top nero che aveva in mano e prese quello che le avevo proposto io, lo accostò ai pantaloni che aveva già scelto e lo osservò per una manciata di secondi, dopo di che lo mise da parte e mi sorrise.
"Sai che ti dico? Credo tu abbia proprio ragione."
Io ricambiai il sorriso senza aggiungere altro e lei andò a pagare, quando la vidi tornare verso la mia direzione per uscire dal negozio si fermò per un istante a guardarmi e mi parlò nuovamente.
"Comunque piacere, io sono.. Cecilia."
"Mario, il piacere è tutto mio."
"Grazie del consiglio."
"E di che figurati.."
Ero imbarazzato come non ero mai stato in vita mia, prima di andarsene la vidi tentennare, era il momento per me di agire o quella sarebbe stata sicuramente l'ultima volta che l'avrei rivista.
"Senti, sta sera con degli amici suoniamo in un locale, se ti va di venire..."
"Perché no, dove suonate?"
"Ad essere sincero mi prendi un pò in contropiede perché il nome del posto non lo conosco, io sono di Milano però possiamo scambiarci i numeri così appena me lo dicono ti scrivo."
"Va bene dai, segnatelo."
E se ne andò, lasciandomi li con il suo numero e un immenso sorriso da ebete che non mi abbandonò per tutto il resto della giornata.
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«Come siamesi»
FanfictionNessuno parlava più di lei. Quasi non se la ricordavano nemmeno. Diana non l'avrebbe voluto. Era marcia, lei, era sporca dentro, e non avrebbe mai voluto infettare la vita di suo fratello e quella dei suoi amici. Mario però se la ricordava, se la ri...