3 mesi dopo.
(M)
Quando arrivò la chiamata di mia madre, che mi costrinse a tornare a casa il prima possibile, mi si chiuse lo stomaco, dalla sua voce potevo percepire che fosse successo qualcosa di grave e il mio pensiero andò subito su mia sorella.
Senza il minimo tentennamento presi il primo treno disponibile e tornai a casa, appena varcai la porta mi ritrovai un fiume di gente in giro per le stanze, con l'espressione appesa e immerse in un silenzio angosciante.
Quando mi videro arrivare rimasero tutti impassibili di fronte a me, la metà di loro erano per lo più conoscenti, vecchi parenti alla lontana, amici di famiglia e vicini di casa, ma ad accomunarli tutti era quell'espressione preoccupata, quella di chi non sa come agire, cosa dire e cosa fare.
Subito mi feci strada tra quelle persone in cerca di qualche viso più familiare, sperai di trovare quello di mia madre, che mi accoglieva con il sorriso dicendomi che era tutto apposto ma la verità era che uno solo me ne sarebbe bastato, quello di Diana.
Non appena entrai in cucina mi fu tutto subito chiaro, e per poco non svenni solo al pensiero: mia madre era seduta davanti al tavolo con la testa tra le mani, accanto a lei tutti i miei amici e addirittura il suo ex compagno, l'unico distante fu Diego che invece mi dava le spalle affacciato al balcone.
La prima cosa che mi saltò all'occhio era l'assenza di mia sorella e fu all'assistere di quella scena che capì che la mia sensazione era del tutto corretta, era capitato sicuramente qualcosa a Diana.
Nessuno si prese la briga di dire nulla, c'erano i membri della mia crew che non riuscivano nemmeno a guardarmi negli occhi, l'unica che prese in mano la situazione fu mia madre che, senza aprir bocca, mi prese per un braccio e mi scaraventò nella mia cameretta.
Chiuse la porta alle sue spalle a chiave, prima di voltarsi a guardarmi la sentì sospirare ma nonostante cercò di farsi forza non appena incrociò i miei occhi scoppiò in un pianto disperato buttandosi seduta sul letto dove anni fa dormiva mia sorella.
Rimasi paralizzato di fronte a quella scena, non volevo crederci, li per li non li presi neanche seriamente, pensai fosse tutto uno scherzo montato da uno di quelle teste di cazzo dei miei amici, quello a cui stavo assistendo non poteva essere vero, Diana sicuramente sarebbe sbucata fuori da qualche parte.
Quando lo sguardo di mia madre tornò a posarsi su di me sentì le gambe cedere e dovetti anche io sedermi sul letto, sentivo una morsa al petto, come se qualcuno mi ci avesse dato un cazzotto fortissimo, e mi strinsi la maglietta tra le mani.
Volevo dire qualcosa, cercai disperatamente di trovare le parole ma il mio respirò cominciò a farsi precipitosamente pesante e non riuscì a spiccicare neanche una sola lettera, anche i miei pensieri erano in subbuglio, sembrava che avessi spento il cervello, non riuscivo neanche più a pensare.
Mia madre tirò fuori dalla manica del cardigan beige una lettera e me la porse, e quando la presi la mia mano tremava a tal punto che per poco non mi scappò tra le mie stesse dita.
Prima che se ne andasse, lasciandomi solo con quel pezzo di carta in mano, mia madre disse esclusivamente 4 parole, con filo di fiato in gola e gli occhi gonfi dal pianto: "E' spiegato tutto li.", ed uscì.
Passò qualche minuto prima che riuscì ad aprirla, ma poi pensai che rimandare non avrebbe fatto altro che aumentare l'angoscia che stavo vivendo in quel momento e così la scartai quasi stracciandola del tutto, preso dal momento.
Da quella lettera vennero fuori un sacco di cose di cui mai ero stato messo a conoscenza, mi raccontò tutto, degli affari con Damiano, della mafia, dei tagli sui polsi, della mia lontananza, di quanto soffrì per il mio andare a vivere da Dream, di come se la passava male a scuola, del suo rapporto con mamma e soprattutto.. del figlio che portava in grembo, il figlio suo e di Diego.
Mi disse che l'aveva dato in adozione ad una famiglia benestante, pochi giorni prima che la venissero a cercare per ucciderla, che era nata una bellissima bambina di nome Elena, come nostra mamma, e che Diego non doveva assolutamente venir a sapere nulla di questa storia.
Mi raccontò del sabotaggio che avevano portato avanti lei e Damiano per incastrare la mafia, e mi raccontò cosa andò storto, come arrivarono ad ammazzare Damiano e come cominciarono disperatamente a cercare anche lei.
La lettera si concluse con delle parole indirizzate direttamente a me:
"Mi dispiace che tu sia venuto a scoprire tutto questo solo adesso, ma avevo paura che il casino della mia vita potesse in qualche modo macchiare anche la tua e questo non potevo assolutamente permetterlo.
Ti ringrazio per essere stato il miglior fratello maggiore, amico, confidente e complice che qualcuno possa mai avere, sei sempre stato l'unico a darmi la forza di continuare a resistere a questo mondo e non smetterò mai di esserti grata per aver sempre fatto uscire il meglio di me, per aver trovato del buono anche dove non ce n'era.
Il mio più grande rimorso adesso è il fatto che io ti abbia sempre messo in condizione di sentirti in colpa, di sentirti la causa del mio malessere quando in realtà sei sempre stato l'unica cosa veramente in grado di far continuare a battere il mio cuore, muovere le mie gambe, tranquillizzare la mia mente, rinsavire la mia anima.
Grazie per aver reso la mia vita migliore, grazie perché nuotavo in un mare pieno di merda... ma con te tornavo a respirare.
Ti auguro tutto il bene che una persona possa mai ricevere nella vita, anzi anche di più, sono sicura che tra poco tutti sapranno chi sei e di che pasta sei fatto, tra poco la gente urlerà il tuo nome sotto ad un palco e i soldi smetteranno di essere un problema.
Ricordati da dove provieni e di noi ragazzi della zona e che ti rimanga da monito per un futuro, anche sono sicura che rimarrai sempre con la testa sulle spalle perché conosco mio fratello e conosco che persona speciale è.
Ti chiedo solo una cosa, non ti curar di me adesso, sono sicuramente in un posto migliore del vostro, curati di chi hai attorno, curati di chi è rimasto.
Pensa a stare vicino a mamma, a Diego, ad Ale, a tutti loro, anche se non te lo dicono hanno bisogno di te, sei sempre stato le spalle grosse con cui difenderci di ognuno di noi, sei sempre stato il posto sicuro dove andarsi a rintanare quando fuori piove, fa freddo ed è buio.
A proteggere te ci penso io.
Croce sul cuore."
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«Come siamesi»
FanfictionNessuno parlava più di lei. Quasi non se la ricordavano nemmeno. Diana non l'avrebbe voluto. Era marcia, lei, era sporca dentro, e non avrebbe mai voluto infettare la vita di suo fratello e quella dei suoi amici. Mario però se la ricordava, se la ri...