Capitolo 6

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La mia pelle si infuoca: una sensazione di contrasto tra fuoco e ghiaccio nel mio corpo si espande e si dirama dalle dita dei piedi alla punta dei miei capelli. Mai nella vita avrei pensato di provare emozioni del genere e mai avrei pensato di ritrovare dinanzi a me una persona del genere.

Tutto attorno a me si dimena e si affretta a raggiungere il modello. Sento ai miei lati urla, gomitate, spinte di ragazze pronte a farsi del male pur di andargli incontro; pur di ricevere un autografo; pur di fare una foto.

Mi giro verso Luca e abbasso lo sguardo verso la sua bocca spalancata dallo sgomento. Gli dò una gomitata per farlo svegliare. -Che c'è?- mi guarda con un'espressione confusa. -Entriamo in classe. Se non vieni, io vado ugualmente. Mi allontano da questa confusione.- Guardo il mio amico incerta. Non voglio entrare in classe da sola, mi sento sfigata e mi vergogno anche se più di mezza scuola è attratta da... com'è che si chiama? Ah sì, Rossi. Sono attratti da lui come le api col miele; è un'attrazione impossibile da concludere. Per loro, Rossi è come l'aria, come un qualcosa di indispensabile e spero per lui che la smettano. Io non so che farei, come mi comporterei al suo posto. Certo, un po' di attenzione mi farebbe piacere. Eccome!

Spesso la mia famiglia mi sprona a chiedere di uscire a Jennifer e/o Stefania. Capisco siano preoccupati per me, capisco pensino che il fatto che io stia chiusa in casa non mi aiuti ma il fatto è che ormai ci ho fatto l'abitudine. Sono abituata ad essere esclusa, ad essere scartata da parte per poi riprendermi e usarmi come un cavolo di pupazzo. Un pupazzo a cui possono fare tutto quello che vogliono; tanto sanno che non saprà dire di no, per la sua fragilità, per la sua troppa bontà, per la sua gentilezza che sa non verrà ricambiata. A me piace stare sola, isolarmi da tutto e da tutti. Non mi dispiace essere sola; questa solitudine la provo solo quando a scuola vedo persone divertirsi con al loro fianco un'amica, un amico, un gruppo di amici. Ed è lì che io mi sento fuori posto. Mi sento come il pezzo sbagliato di un puzzle, un pezzo che non si adatta agli altri pezzi, come io non mi adatto alle persone che orbitano attorno a me. Io sono la forza che le fa orbitare attorno a me: sono come la nostra stella più vicina, il Sole, che con la sua forza riesce a non far toccare i pianeti che girano percorrendo orbite ellittiche attorno a lui. Senza accorgermene, sono arrivata in classe seguita da Luca, che alla fine si è deciso a seguirmi. Mi siedo vicino a lui: non voglio che qualcuno che non desidero si sieda al lato mio.

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Le prime tre ore passano presto per fortuna e sento lo squillare acuto della campanella che segna l'inizio dell'intervallo. Prendo il mio telefono ed esco dalla mia classe senza aspettare nessuno. Mangio dei semplici cracker e vado verso il bagno, il posto più isolato dai ragazzi di tutta la scuola. Messaggio un po' con mia mamma, per farmi sentire un po' in compagnia e lei mi infonde tutto il suo conforto augurandomi buona giornata.

Vedo la prof. da dietro l'angolo del bagno dirigersi verso di me. Forse deve venire nel bagno delle professoresse..
Invece no, viene verso di me e mentre sto per agitarmi e chiedermi come mai vuole venire a parlarmi, scorgo la bellezza fatta persona. La sua imponente figura delineata dall'evidente altezza (di almeno un metro e ottanta), fa notare sin da subito i suoi meravigliosi occhi marroni con sfumature dorate color caramello contornati da folte ciglia che fanno notare una sicurezza dentro di lui da fare invidia a chiunque. I suoi voluminosi capelli marroni direzionati in un ciuffo ben curato, ma con ciuffi ribelli che si appoggiano leggermente sulla fronte e sulle tempie, lo fanno sembrare un ingenuo bambino pronto ad avventurarsi in nuove scoperte. Il suo naso perfetto insieme alle sue labbra piene e rosee ti fanno sentire uno schifo fisicamente. La felpa bianca accollata al collo, di cui risalta l'accentuato pomo d' Adamo, fa risaltare i bicipiti sviluppati sulle braccia e fanno intravedere gli addominali scolpiti sulla pancia. Il suo portamento, il modo in cui cammina, completa il tutto rendendo il ragazzo spontaneo e a suo agio. Nel suo modo di passare la sua mano (da cui si diramano le vene accentuate su tutto l'avambraccio) nei capelli però, lo rendono un po' agitato e nervoso. E quel gesto è un modo per alleviare un po' l'ansia.

Mi ricompongo dall'imminente sbavamento, nel momento in cui la prof. di italiano mi sorride e mi rivolge alcune parole: -Ah bene, Martini. Per fortuna ho incontrato lei stamattina. Ho bisogno che lei mi faccia un favore.- Annuisco arrossendo sotto lo sguardo del ragazzo. -Mi... mi dica professoressa.- dico in un flebile suono di voce. Lei mi sorride raggiante, intanto noto che la figura al suo lato si posa una mano sulla nuca, visibilmente a disagio. -Signorina Martini, ho già avvisato i prof. delle prossime ore che non sarà presente in classe e che non seguirà le prossime lezioni a causa del compito che le ho affidato: deve far fare un giro dell'intero istituto al nuovo compagno Daniel Rossi.- Il mio gesto di coprire le mani con la felpa, si blocca ed è in quel momento che incontro i suoi occhi. Gli occhi di Daniel Rossi.

Ciao! Come state? Io tutto bene, spero vi piaccia questo capitolo. Votate e commentate! Vi voglio bene. Ciao❤
Profilo Intagram: giadavignola

E' dal dolore che si può ricominciare #Wattys2019 [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora