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HAZEL

Jackson si sta rivelando una vera boccata d'aria. Stiamo passeggiando sotto il cielo stellato, che, a Bakewell non si riesce a vedere quasi mai. «Come mai sei qui a Bakewell e lavori come barista?» cerco di scoprire qualcosa in più su di lui. Non riesco a spiegarmi come ma sono libera dalla mia mente, che mi ha tenuta prigioniera per giorni. Forse mi sto lasciando trasportare perché non lo conosco, è una persona nuova, qualcuno che non conosce Konnor, non conosce Lori, la mia famiglia, la storia che ci circonda qui. «Sono un tipo abbastanza ribelle.» gli scappa una risata. «Ribelle eh? Avanti racconta.» lo sprono con la mano mentre continuiamo a passeggiare. «Diciamo che la mia famiglia è benestante e crede che non combinerò mai nulla nella vita. Mi hanno mandato qui a lavorare. Insomma devo dimostrare che non sono superficiale come credono.» alza le spalle. «Sembri una persona tranquilla.» ammetto. Nonostante sia uno sconosciuto mi sento tranquilla in sua presenza. «Certo. Potrebbe essere una mossa da Serial Killer, tipo farmi credere che sei il ragazzo perfetto, essere dolce gentile e poi magari finisce che mi butti nel lago.» ma che ho detto? Mi sto rendendo ridicola! «Scusa è stato inquietante vero?» mi porto le mani in viso per l'imbarazzo. «Assolutamente no! Anzi mi fa piacere che tu mi reputi un... com'è che hai detto?» si porta l'indice al mento «Ah sì. Un ragazzo perfetto, dolce e gentile.» si allarga ancora una volta il sorriso sulle sue labbra. «Dio che imbarazzo.» sussurro e cerco di non guardarlo troppo. «Imbarazzo? Per quale motivo? Non mi divertivo così da tempo!» ammette e pian piano cerco di riprender la mia dignità. «Praticamente ti ho appena accusato di volermi uccidere. Direi che mi sono ridicolizzata abbastanza.»

«Un po'. Ma va bene.» alza le spalle sorridendo. «Ti accompagno.» afferma e lo seguo in silenzio fino al vialetto di casa. «Arrivata.» indico la casa con gli occhi e aspetto di salutare Jackson. «Mi sono divertita. Grazie,» ammetto arrossendo. «Quando vuoi.» si sporge verso di me e mi posa un bacio casto sulla guancia destra. Si volta qualche secondo dopo e lo vedo svanire dietro l'angolo. Cosa diavolo è appena successo?

Mi sveglio ancora una volta avvolta nel buio della mia camera. Striscio fuori dal letto portandomi dietro il lenzuolo che resta impigliato nel pigiama. Strattono le tende verso i lati e, una luce accecante inonda la stanza. Devo passare in qualche modo il tempo qui a Bakewell, così sistemo la mia camera, faccio una doccia veloce ed esco a comprare il nostro dolce tradizionale da far trovare a mia madre. Non sarà buono come il suo ma è comunque un piccolo pensiero per farle capire che ci sono anch'io. Così mi precipito prima che si finiscono. Riesco a prenderla in tempo e torno a casa prima che mamma se ne accorga. La adagio al centro del tavolo, la lascio in bella vista ed esco per fare una passeggiata. Ancora non mi sento pronta ad affrontare un discorso con la mia famiglia, per questo preferisco lasciare la torta lì ed uscire. L'unico posto dove mi sento a casa è l'altalena di MaryJane. Così mi ci fiondo come una furia ad aspettare un miracolo che mi dica come continuare a vivere la mia vita. «Tesoro.» MaryJane spunta sempre nel momento del bisogno. Amo il suo modo di vedere le cose, fuori dagli schemi. «Mary» sibilo. «Come ti senti?» domanda nonostante sappia già cosa risponderò. «Persa. Disorientata.» guardo davanti a me. «E' normale. La tua vita sta cambiando. Un pezzo se n'è andato e non sai come rimpiazzare quel vuoto.» poggia la sua mano esile sulla mia spalla. «E' proprio così. Credo di non poterlo rimpiazzare con nient'altro-» è la mia paura più grande. «Ma non devi rimpiazzarlo Tesoro. Devi solo metterci qualcosa accanto capace di farti scordare che a un millimetro da questa cosa ci sia un vuoto che non ti fa respirare.»

«Come fai ad essere così saggia. Ho qualcosa che mi tormenta. Basta venire qui e sentirti parlare e tutto si azzera. Tutti i pezzi si mettono al loro posto.» sorride mentre mi si piazza davanti. «Perché sono un vecchietta che ti vuole bene e vuole solo il bene per te. Cerco di fare il possibile per aiutarti.» le ricambio il sorriso quanto più posso. «Grazie MaryJane. Mi sento davvero sollevata. Posso restare un altro po'?» le domando sapendo già che mi darà il suo consenso. Annuisce «E' casa tua.» pronuncia e torna dentro casa dalla porta sul retro.

Dondolo sull'altalena rimuginando sulle parole di MaryJane. Trovare qualcuno che mi faccia scordare quel vuoto che ho dentro. Ma dove lo trovo esattamente? Questo genere di cose non si vanno a cercare come fosse una caccia al tesoro. Non puoi andare al supermercato e scegliere di comprare una dose di felicità. Dicono che questo genere di cose accade perché qualcuno un giorno decide che è il momento di porre fine al dolore e ti piazza davanti la soluzione a tutto. A volte tutto questo avviene quando meno te l'aspetti, quando hai perso le speranze, quando non ci pensavi più, quando ormai con quel vuoto dentro ci vivevi, ti ci fai l'abitudine. Quindi cosa faccio ora? Aspetto? Perché aspettare che questo macigno si sposti da sopra il mio petto, è ancora più difficile. Il problema è che non so nemmeno cosa aspettare. E non posso continuare a torturarmi, dannarmi per qualcosa che non so nemmeno se arriverà. Allora cosa faccio? Resto ferma? Vado avanti? Come mi comporto? Perché ho paura. Ho paura di come Hazel possa cambiare. Ho paura di quello che diventerò con questo pezzo che manca dentro di me. Ho paura di svegliarmi una mattina, e non riconoscermi mentre mi guardo allo specchio. Ho paura di guardare dentro di me e non trovare niente che mi appartiene, niente che mi dia la forza di andare avanti, niente in grado di darmi la carica. Ho paura di andare avanti, voltare pagina e lasciare indietro le persone che amo. Di costruirmi muri talmente solidi da non riuscire più ad abbatterli.

Cara Hazel del futuro chiedimi come mi sento ora. Chiedimi se sono felice.

Questa è una promessa.

L'attimo in cui ti ho rivisto.Where stories live. Discover now