Ingresso sbarrato

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C'erano i miei genitori e quelli di Ethel, preoccupati ma anche molto arrabbiati.
Guardarono nostro padre da testa ai piedi, poi passarono a guardare noi, in modo abbastanza infuriato.
-"Vi sembra normale lasciare un biglietto e scappare via così? Con un uomo sconosciuto oltretutto!"
Non sapevamo che dire, così mi feci coraggio e dissi:"Non avete idea di che cosa significa non poter sapere le proprie origini.
Abbiamo voluto scoprire da chi siamo nate.
Quest'uomo non è uno sconosciuto, ma colui che ha contribuito a darci la vita e merita di conoscerci, nonostante lo sbaglio che ha fatto."
Restarono tutti zitti.
Dopo diverse discussioni, finimmo per trovarci tutti a bere un caffè con i biscotti e a parlare del più e del meno. Ad un certo punto toccarono un argomento che fece drizzare le antenne a me e a mia sorella.
-"Vorrei tenere le ragazze."
Disse nostro padre.
Le nostre famiglie erano un po' a disagio, non sapevano esattamente che dire, poi pensandoci dissero:"Si può fare un accordo.
Nel weekend potrebbero stare da te."
Così venne deciso, avremmo visto il nostro papà, ogni weekend.
Eravamo contente.
Ci salutammo, Efrem, nostro padre, doveva andare a lavoro e noi probabilmente a casa!
Il giorno seguente, la stazione finalmente ci aspettava!
Era da tanto che non ci andavamo ed era arrivato il momento di scoprire il segreto della Stazione 2.
Se solo fosse stato possibile...
Una volta arrivate davanti al passaggio segreto, così lo chiamavamo, c'era una bella sorpresa.
La porta per poi scendere le scale e arrivare alla metropolitana era stranamente chiusa.
Ed ecco che le domande sorgevano: "Chi aveva chiusa la porta a chiave?"
"Perché chiuderla?"
Eravamo come si suol dire "fregate".
Avevamo due missioni: aprire la porta e scoprire chi l'aveva chiusa.
-"Dammi una forcina Ethel"
-"Tieni, dovresti riuscire ad aprire la porta mettendo la forcina nella serratura"
-"Si... Era proprio quello lo scopo!"
Ed ecco che riuscii ad aprire quella maledetta porta!
Scendemmo le scale con aria furtiva e ci trovammo davanti alla persona più inaspettata, quella che non avremmo mai pensato di trovare lì.
-"Ezra che ci fai qui? Perché hai chiuso la porta a chiave?"
Domandai perplessa.
-"Volevo impedirvi di venire qui.
Non è un posto per voi."
-"Se è per questo non è un posto nemmeno per te."
-"Non lo troverete mai il vostro misterioso segreto, dite addio alla Stazione 2 e presto anche a questa vecchia metropolitana".
-"Perché ti comporti così?"
-"Un giorno lo capirai Esfir."
Quella frase mi lasció al quanto pensierosa.
Dopo aver detto quelle parole, se ne andó, senza più aggiungere nulla.
Ci precipitammo alla botola e non era più accessibile.
Non eravamo più in grado di aprirla.
Era un grosso problema, poiché dovevamo scoprire cosa ci potesse essere attraverso il muro.
Le missioni ci attendevano e noi eravamo bloccate lì.
Come quando ti blocchi in un gioco e non sai più come passare al livello successivo, ecco, noi eravamo in quella precisa situazione.
-"Prima di passare attraverso il muro, dobbiamo capire come passare attraverso alla botola."
-"Ah, se solo fossimo spiriti Esfir!"
-"Genia! Chiamiamo gli spiriti!"
-"E come? Te li sei salvati in rubrica? Gli vuoi fare uno squillo al tel?"
-"Ma va, scemetta, imploriamo Sara di venire".
Iniziammo a battere i pugni sulla botola urlando il nome di Sara.
Dopo svariati tentativi...
Sara arrivò, come per magia!
-"Ed eccomi sempre pronta ad aiutarvi!"
-"Grazie Sara! Aiutaci ad aprire la Botola."
Cosi fece.
La nostra missione stava finalmente per iniziare.

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