Amore Sbagliato

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Una volta arrivati a casa, al piano superiore dove c'era la nostra camera, si sedette sul mio letto e iniziò a parlarmi:"Esfir, è da tempo che aspetto di dirtelo, volevo che crescessi un po' prima di parlartene..."
-"Di che si tratta?"
Ero davvero curiosa.
-"Non so se ti piacerà quello che ti sto per dire".
-"Senti, smettila di girarci attorno e parla".
-"Va bene. Ecco, io provo dei sentimenti per te...
Anche se siamo cresciuti come fratelli, mi sono reso conto che è così, anche se vorrei negarlo.
Non mi interessano le ragazze di scuola, non mi interessa nessun'altra a parte te".
Non dissi nulla, restai con gli occhi spalancati a guardarlo, chiedendomi che razza di droga avesse assunto prima di parlarmi.
-"Guarda che... Dico davvero, sono serio, non è uno scherzo!"
Dopo quella frase, me ne andai via correndo.
Non poteva essere vero.
Aveva rovinato tutto, tutto.
Ero presa dalla stazione, dai suoi segreti e misteri e lui stava irrompendo con la sua dichiarazione.
Era un amore sbagliato.
Io, non amavo nessuno, probabilmente non ero capace, non ero all'altezza.
Non sapevo minimamente cosa volesse dire, si trattava di un sentimento che non volevo provare.
Forse perché avevo passato troppo dolore, forse perchè per me, l'amore era una debolezza.
Ero fredda, fredda come i gelidi inverni, quelli che fanno ghiacciare anche il sangue.
Mia sorella, invece, nonostante fosse la mia gemella, era dolce, affettuosa.
Ed io il contrario, come dicevo.
Il giorno seguente, avrei raccontato tutto ad Ethel, mia sorella.
Probabilmente, avrei potuto trovare chi, come lei, avesse potuto darmi consiglio e supporto.
Evitai per tutta la serata Ezra (mio fratello) e me ne andai a dormire.
La mattina dopo, andai a scuola, come il solito, stessa routine.
Vidi Esfir già uscita di casa, con il suo zaino e uno strano sorriso sulle labbra.
Avevo paura di dirglielo, sembrava così felice ed ero anche curiosa di sapere il perché di quel sorrisetto.
Le feci un cenno con la mano, come per dire "hey sono qui!".
-"Buongiorno, Ethel, bella giornata oggi eh?"
-"Già... Non vedo l'ora di vederlo."
-"Vederlo? Chi?"
-"Esfir, non sei la persona più adatta a cui dirlo..."
-"Ci siamo promesse di dirci tutto.
Dai lo so che ti piace un ragazzo! Si vede che sei innamorata.
Non c'è nulla di male, sono felice per te."
-"No, non è questo..."
-"E cosa...?"
-"Si tratta di tuo fratello"
-"Come fai a saperlo?"
-"Ma di che parli? Stavo per dirti che... Il ragazzo in questione è lui."
-"ASPETTA! COSA?!"
-"Non volevo farti arrabbiare..."
-"No no, hahah, sono solo sorpresa...
Ma... Lui ricambia?"
-"Lui... Beh ecco, non lo sa nemmeno."
-"Ah."
Bel casino, in meno di due giorni, avevo ricevuto due confessioni al quanto agghiaccianti.
Ezra, mi amava ed Ethel, amava mio fratello.
E poi... C'ero io che non avrei mai ricambiato.
Ezra, non avrebbe ricambiato Ethel.
Sembrava un triangolo senza un lieto fine.
Non bastava la Stazione con i suoi problemi, quei due ne dovevano aggiungerne degli altri.
Comunque, stava per avvicinarsi il weekend e saremmo dovute andare a stare un po' da nostro padre.
Dimenticavo, proprio quel giorno era venerdì e dopo scuola, ci sarebbe venuto a prendere.
Ero così arrabbiata, non andava mai bene niente.
C'erano sempre paletti in mezzo alle ruote, come si suol dire.
Mentre pensavo a tutto ciò, mi sentii abbracciare da dietro, rimasi ferma.
Mia sorella, che era davanti a me, aveva gli occhi spalancati e si notava un specie di dispiacere sul suo viso e se ne andó facendo finta di niente.
Mi girai improvvisamente, era Ezra.
Stava per nascere un vero e proprio caos.
Come avrei potuto mettere in ordine tutto?

La stazione 84Donde viven las historias. Descúbrelo ahora