Prologo

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"Svegliati!"

Una voce. Riuscisti a sentire solo una voce. La tua vista era offuscata ed il tuo corpo pareva non rispondere ai comandi che gli lanciavi. Eri immobile e distesa su quello che appariva come un pavimento polveroso e colmo di frammenti di mura, o almeno fu quello che la tua schiena dolorante riuscì a farti percepire.

"Forza! Non puoi cedere proprio adesso!"

Udisti nuovamente la stessa voce di prima. Insieme ad essa, questa volta, riuscisti a scorgere altri suoni: numerosi spari, disperate urla e vetri che venivano rotti. Qualcosa di morbido si poggiò sulla tua guancia; pareva una mano. Era grande e morbida, anche se lievemente ruvida in alcune parti. Continuò a carezzarti la guancia, passando successivamente a schiaffeggiarla non troppo forte, nella speranza che tu potessi riprendere coscienza.

E così facesti. Apristi lentamente gli occhi, riuscendo finalmente ad osservare l'ambiente a te circostante, ancora sfuocato, e concentrandoti successivamente su quella che era la figura umana inginocchiata dinanzi a te. Era un uomo sulla quarantina dalla carnagione parecchio scura. I suoi capelli erano neri, esattamente come i suoi occhi, che riuscisti a scrutare una volta dopo aver focalizzato la vista sulla sua sagoma. Indossava un paio di occhiali da vista e delle vesti da prete, che venivano coperte da un giubotto anti-proiettile nero. Abbozzò un sorriso e sospirò sollevato.

"Grazie a Dio..." Sussurrò, carezzandoti la guancia.

"Cos'è... successo?" Domandasti, guardandoti intorno confusa, mettendoti seduta.

L'uomo schiuse le labbra e fece per parlare, ma altri spari, ancora più forti, parvero avvicinarsi sempre di più.

"Non c'è tempo per le spiegazioni!" Rispose frettolosamente, alzandosi di scatto ed iniziando a correre nell'edificio, prevalentemente distrutto, dentro il quale vi trovavate.

Ti alzasti di scatto e decidesti di seguirlo nonostante non capivi cosa stesse accadendo. Non ricordavi nulla di quel che era successo prima del tuo risveglio. Uscì da una finestra, che si affacciava al piano terra del retro dell'edificio, e tu facesti lo stesso. In breve tempo, vi allontanaste da quello che, in lontananza, non sembrava più un edificio, bensì una sorta di locale, che l'insegna ad esso sovrastante etichettava come "Spread Eagle Bar".
Nulla di familiare.

Arrivaste in un'enorme distesa d'erba parecchio folta. Non vi erano molti alberi, ma erano comunque abbastanza da permettervi di potervi mimetizzare tra la flora, che nascondeva una cosa in più: una botola in metallo.
L'uomo si precipitò ad aprirla dopo aver inserito una sequenza numerica di ben quattro cifre. Ti fece strada e, non appena entraste nel sottosuolo, si apprestò a chiuderla nuovamente. Ti guardasti intorno curiosa: eri sempre più confusa. Non sapevi chi fosse quell'uomo e perché ti stesse aiutando a scappare e, soprattutto, non sapevi da chi e perché stavate scappando.

"Fortunatamente siamo in salvo, almeno per ora." Disse lui, accennando un lieve sorriso sollevato, catturando immediatamente la tua attenzione.

"Cosa sta succedendo?" Domandasti nuovamente, girandoti nella sua direzione.

"Davvero non sai cosa sta succedendo?" La sua espressione si fece confusa.

"Non te l'avrei chiesto, altrimenti." Gli facesti notare, guardandolo quasi scocciata. Terminasti di scendere le scale, che ti parvero quasi infinite, arrivando a quello che sembrava essere un vero e proprio bunker. Il minimo indispensabile era presente nella stanza: un letto; degli scaffali con numerose scorte di cibo ed acqua; alcune cartine; molti fogli.

L'uomo sospirò. "Santo Dio, Lynn. Ci sono gli Edeniti!" Ti rispose quasi esasperato, suscitando in te ancora più confusione.
Vi fu un attimo di silenzio.

"Gli Ede-che?" Inarcasti un sopracciglio, guardando stranita l'uomo, che parve non credere al tuo comportamento.

"Mi stai prendendo in giro?" Domandò incredulo.

Scuotesti il capo dopo aver sospirato, portandoti successivamente una mano sulla fronte e socchiudendo gli occhi. Riprendesti fiato. "Ascoltami: non so chi tu possa essere e non ho idea di chi siano questi Edeniti. Non so come faccio a trovarmi qui e non ci sto capendo più niente! Perché non mi spieghi da cima a fondo che diamine sta succedendo?!" Spiegasti, osservando quasi arrabbiata il viso del prete, che ti osservava preoccupato.

"Lynn... Non sei seria, vero?" Domandò, ancora incredulo, ottenendo una scossa di capo da parte tua. "Io non so come possa essere successo..." Cominciò a dire tra sé e sé, camminando impulsivamente all'interno del piccolo bunker, portandosi una mano sulla fronte e calando il capo verso il basso.

Lo osservarsti, rimanendo zitta per qualche attimo, poi decidesti di interromperlo. "Quindi?" Chiedesti.

"E quindi siamo fregati!" Rispose nel panico, alzando di scatto la testa ed osservandoti dritta negli occhi, facendo cessare ogni singolo rumore in quel posto. Scosse lentamente il capo, sospirando. "Scusami, Lynn. Sono solo innervosito da tutta questa situazione." Si giustificò, poi continuò. "Gli Edeniti hanno improvvisamente fatto irruzione a Fall's End, il posto da dove ci siamo allontanati prima. Io, tu, Mary May Fairgrave ed altri nostri compagni eravamo all'interno dello Spread Eagle Bar. Abbiamo sentito degli spari ed i vetri del locale rompersi, poi numerosi Edeniti sono entrati di forza ed hanno iniziato a spararci. Tu sei stata quasi colpita alla gamba e per grazia divina sei riuscita a schivare il colpo cadendo, ma sbattendo la testa, perdendo i sensi e, probabilmente, anche la memoria." Terminò, socchiudendo gli occhi e sospirando nervosamente.

"È la verità?" Domandasti quasi incredula.

"Al cento per cento." Annuì lui, osservandoti con serietà.

"Oh, Cristo." Sussurrasti, poggiandoti la mano destra sulla fronte. "Ho davvero perso ogni ricordo?!" Chiedesti a te stessa. "Non è possibile... No, no, no!"

"Lynn." Ti interruppe. "Mantieni la calma, va bene? Abbiamo già parecchi problemi, adesso. Non aggiungiamone altri." Si avvicinò a te, poggiandoti le mani sulle spalle, osservandoti dritta negli occhi. "So che sarà difficile, ma ti faremo recuperare ogni cosa. D'accordo?"

Annuisti, deglutendo rumorosamente. "D'accordo." Rispondesti.

"Bene!" Sorrise, lasciando le tue spalle. "Io sono Padre Jerome." Si presentò.

"Mi fa strano dirlo dopo essere venuta a sapere tutto quanto, ma... È un piacere." Ammettesti, sorridendo nervosamente.

"Non preoccuparti. Piuttosto, vedi di riposarti: sbattere la testa non è stato di certo molto profiquo." Sospirò, indicando con una mano il letto a pochi metri da te, che osservasti per qualche istante, rivolgendo successivamente lo sguardo all'uomo.

"E tu dove dormirai?" Chiedesti.

"Non lo farò: me ne starò di guardia fino a domani mattina; poi usciremo da qui e torneremo da Mary, sperando che il Signore l'abbia protetta." Terminò, unendo le mani in segno di preghiera. "Pregherò per la sua incolumità."

Osservasti l'uomo quasi inquietata, poi ti allontanasti, dirigendoti al letto, sul quale ti sedesti, distendendoti successivamente. Eri confusa, dispersa, spaesata. La testa ti faceva male e pulsava parecchio: evidentemente, l'impatto era davvero stato molto forte. Continuasti ad osservare il soffitto a te sovrastante, pensando a tutte le cose e le persone che avevi dimenticato fino a quando non ti addormentasti completamente.

Spazio Autrice:
Ciao! Benvenuti in questa mia nuova storia. Come potete ben notare, il racconto è scritto in seconda persona, ma non c'è nessuna presenza di sigle come (T/N), (T/C) poichè creerebbero parecchio disordine; così ho deciso di dare direttamente un nome alla protagonista. Cosa ne pensate del prologo? Vi incuriosisce?
Datemi la vostra opinione nei commenti! :)

Our Sin - John Seed x ReaderWhere stories live. Discover now