N-16 [«Luke...»]

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Capitolo numero sedici

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Capitolo numero sedici

“«Luke...»”

Gli occhi azzurri di Amanda erano velati da uno strato di preoccupazione, ma non lieve, no: uno spesso, duro e compatto strato di preoccupazione.

Un sospiro fuoriuscì doloroso dalle sue labbra mentre le sue mani, pallide e ossute, stringevano con forza il proprio cellulare.

Ma lei non doveva preoccuparsi così tanto, il colpevole di quello schifo non era sicuramente all'interno della struttura scolastica, dato che, prima che entrasse coi suoi amici, era stata ispezionata da cima a fondo.

O almeno, lei pensava così: non possono essere così stupidi i poliziotti, no?

Con questo pensiero impresso, come un mantra, nella mente, continuò nel suo cammino, insinuandosi, sempre più lentamente, in un corridoio semi-illuminato da una luce tenue, proveniente dalle grosse e polverose finestrone lungo tutto il corridoio.

Con il piede, dopo qualche passo, però, tocco qualcosa e così, velocemente, puntò la luce del cellulare sul pavimento, notando, con sgomento, il corpo svenuto di Ashton, ovvero quello che stava cercando.

Gli occhi di Amanda erano spalancati, impauriti e acquosi mentre si abbandonava al fianco del riccio; la sua mano subito andò a prendere il polso del ragazzo, per controllare un battito che, per fortuna, c'era.

«Ashton, Ash- va tutto bene... Si, bene. Ora chiamo Maia- si, lei. La ragazza che ti piace tanto, si sì, quindi svegliati, ti prego» borbottò preoccupata lei, continuando, con la mano sinistra, a tastare gentilmente il polso pallido dell'amico, mentre, con l'altra, a fatica, cercava di digitare il numero di Maia sul cellulare.

«Amanda» gli occhi azzurri della ragazza si puntarono immediatamente sul suo unico amore, ora anche fonte, sicura, di salvezza.

Balzò in piedi, correndo poi contro il ragazzo e abbracciandolo. Affondò il suo viso pallido e stanco nel petto tonico, aspirando, dopo giorni di lontananza ingiustificata da parte sua, il solito e dolce profumo di vaniglia.

Sì, ora che Luke era lì nulla poteva andare storto.

«Amanda» la voce che proveniva, però, era distorta, non era quella del suo amore, non aveva la stessa cadenza divertita e scherzosa di Luke.

«Sì, Luke?» la bionda, ancora stretta al suo corpo, alzò lentamente, e con fare speranzoso, gli occhi sul volto del biondo, notando, però, che qualcosa non andava-

«O porca puttana» sbottò impaurita, indietreggiando immediatamente, mettendo le mani davanti al corpo.

Le sue iridi cristalline, infatti, avevano incontrato dei buchi neri, pozzi senza fondo, che una volta erano ricolmi di acqua potabile e appetitosa.

«Luke...?» Amanda scosse insistentemente il capo: non era lui, impossibile.

«Hai ragione, è impossibile che Luke sia me! Ma, ahimè, mi serve il suo corpo scomodo e troppo magro per ucciderla finalmente. Dopo anni, direi anche, la mia vendetta sarà fatta e tu-» la sua mano, troppo ossuta, fu puntata su di lei con fare giocoso e impertinente.

Amanda sbarrò gli occhi, scuotendo il capo e, subito dopo, abbassandosi al fianco del corpo svenuto di Ashton, cercandolo di stringere più a sé, con le lacrime agli occhi e le labbra schiuse.

«Sì Amanda, proprio tu servi per attuare il mio piano, adesso» dopo pochi istanti, l'unica cosa che Amanda riuscì a vedere fu l'oscurità così simile agli occhi del suo amato, mentre, piangente, cercava di ricordare quelle perle azzurrine.

***

Maia sospirò pesantemente.

I suoi occhi scuri erano fissi sui quattro spiriti davanti a sé, al suo fianco, invece, vi era una rigida, ma calma, Lisa.

«Lisa, hai idea di dove possano essere Ashton e Amanda?» borbottò quindi Maia, mentre i suoi occhi scuri, confusi, si puntarono su Dylan che, in adorazione, osservava euforico e deliziato la rossa.

Lisa puntò gli occhietti vispi sulla ragazza, scrollando poi le spalle, poco interessata.

«Probabilmente scopano» borbottò sapiente, con fare indifferente e per nulla preoccupato, mentre, con fare pensieroso, osservava il nulla cosmico.

La mora, rossa in volto, scosse subito il capo, dopo aver immaginato, solo per una frazione di secondo, il riccio limonare con la bionda imbranata.

No, non era possibile.

«Secondo me sono intenti a cercare il libro che prima la rossa gli aveva chiesto di cercare» borbottò Finn, consapevole che la rossa non potesse ascoltarlo.
Maia, compiaciuta di quella risposta, convinta, annuì, dando ragione mentalmente al quindicenne.

«Io appoggio la tesi della rossa! Sapete, ricordo che in biblioteca era ancora meglio scopare: sarà stata la sensazione dell'essere scoperti o sarà stato-»

Finn alzò gli occhi al cielo, bloccando subito dopo la castana con una sonora e cattiva affermazione.

«Sarà che quando eri in vita scopavi come se non ci fosse un domani?» domandò inacidito il ragazzo dai ricci neri pece, puntando, infastidito, i propri occhi, altrettanto scuri, sulla figura pensierosa di Stefanie.

La ragazza aveva gli occhi puntati su un punto indefinito del soffitto e le labbra schiuse, assunse un sorriso stupido secondi dopo.

«Infatti un'oretta prima di morire ho scopato con Klaus, già. Grazie Finn! Ora ricordo quel gran pezzo di manzo di Klaus, il suo cazzo era così g-» la descrizione di Stefanie fu bloccata, quasi sul nascere, dalla mano di Dylan, il quale, ancora con occhi pieni d'ammirazione verso la rossa, aveva le guance rossicce e un po' più attento al luogo circostante.

«Dio, perché non la fate mai continuare? Siete così noiosi, non accettate una ragazza a cui piace divertirsi? Che c'è di male?» sbuffò annoiato Michael che, con occhi pieni di divertimento e il corpo fin troppo rilassato, osservava ridente Maia e le sue espressioni facciali, le quali erano, per lui, abbastanza buffe e interessanti, come se fosse un quadro.

Difatti notò, un secondo dopo aver parlato, un piccolo tic involontario della ragazza, ovvero quello di arricciare leggermente il naso e il labbro contemporaneamente.

«Maia-» la voce di Lisa distrasse la ragazza che, silenziosa, puntò i suoi occhi scuri sulla rossa, la quale, ancor più confusa di lei, aveva udito delle grida di aiuto.

Ma a cosa pensa questa ragazza, pensò quindi Lisa nella sua mente, aggrottando le sopracciglia e stringendo le mani al bordo del banco su cui era seduta.

«Che c'è?» domandò confusa Maia, non avendo udito nulla per via dei quattro spiriti, ma dopo poco un urlo la fece rizzare a piedi per terra, con occhi sgranati e smarrimento.

«Cosa è stato?» domandò, d'istinto, la voce urlante e impaurita di Stefanie, la quale, con un saltello scattante e destabilizzante, saltò sulle spalle di Dylan, il quale, non pronto e lievemente spaventato, cadde rovinosamente a terra.

«Aspetta e spera la risposta, oca»
«Sempre molto gentile Finn» mormorò la ragazza indispettita, dopo essersi alzata e aver spazzato via, con due manate veloci, la polvere.

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