Capitolo 14

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Can you forgive me?

«Che vorresti fare adesso?»
È già da un po' che io e Calum siamo abbracciati, al centro della stanza; la situazione deve averlo sconvolto più del previsto, poiché mi tiene stretta a sé come se ne dipendesse la sua vita.
«Sinceramente? Ubriacarmi e farmi qualcuno.» mormora, sospirando pesantemente. Al sentire di quella risposta, sciolgo l'abbraccio, guardandolo abbastanza scettica.
«Non penso sia il miglior modo per superare il problema.» dico con un tono di voce basso, sbuffando poi una risatina.
«E quale sarebbe il modo giusto?» chiede beffardo, serrando la mascella.
«Ehm, magari parlarle?» rispondo in modo retorico; questo ragazzo non capisce niente dalla vita. Pensa che le cose si aggiustino così dal nulla?
«Non se ne parla.»
«Perché non provi a ragionare? Non vuoi mettere un punto a questa storia?» chiedo, aprendo le braccia per poi farle ricadere lungo i fianchi.
«Certo che voglio!» esclama.
«E allora parlaci, chiarite
Calum scuote la testa.

Come siamo passati dall'abbracciarci al discutere?

«Lascia perdere Megan, non puoi capire.» farfuglia, passandosi una mano fra i capelli ribelli; quelle parole mi accendono come una fiamma vicino ad un bidone di benzina.
«Cosa intendi dire?» chiedo con tono tagliente, ma comunque ferita; inclino la testa con gli occhi ridotti a due fessure, facendo un passo verso di lui.
«Lo sai.» dice soltanto, facendomi annuire, fortemente delusa dal suo comportamento: so com'è fatto, so che a volte ha un carattere di merda ma che in fondo è buono, eppure questo non me lo aspettavo.
«Certo, ho capito. È perché non ho mai avuto una madre che non posso capire i tuoi problemi. Vai a farti fottere Hood.» quasi ringhio, puntandogli un dito contro; gli occhi lucidi mentre mi dirigo verso la porta.
«Megan-» lo interrompo subito, scuotendo la testa.
Non voglio sentire le sue stronzate.
«Proprio perché non ho avuto una madre al mio fianco ti dico che te ne pentirai quando non ci sarà più. Ti mancherà, penserai di essere stato uno stronzo a non averle dato un'altra possibilità.. che sia stata anche la ventesima! So quel che ti ha fatto passare, so che ti ha segnato, ma non lasciare che il passato ti influenzi facendoti perdere probabilmente una delle cose più importanti della tua vita. Poi fai come ti pare.» pronuncio l'ultima frase con un fil di voce, uscendo subito dopo dalla stanza.

CALUM

Do un calcio al letto, facendo sbattere la testiera contro il muro.
«Fanculo!»
Mi siedo sul bordo del letto, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani a coprirmi il volto.
Ho bisogno di distrarmi.

Esco dalla stanza, soffermandomi a guardare la porta di Megan per qualche secondo: sono un idiota.
Sospiro, andando verso la porta di casa senza guardarmi dietro.
«Dove vai?» chiede la voce curiosa di Ashton, seduto sul divano con il telefono in mano.
«A schiarirmi le idee.»
«Vai da Willie, ricevuto. Non esagerare troppo.» mi raccomanda il riccioluto, senza alcun effetto, poiché da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce.
Ho solo bisogno di stare solo.

🥃

Dopo cinque minuti di strada fatta a piedi, entro nel bar, trovando il caro vecchio Willie dietro il bancone e alcune persone in giro per il locale: chi gioca a biliardo e chi invece sta seduto al proprio tavolo con gli amici.
«Calum, non ti vedevo da un po'.» dice il barista, sorridendo gentilmente sotto i folti baffi bianchi.
«Ciao Willie.» mormoro, ricambiando il sorriso anche se per pochi secondi. Willie è come un padre per me, solo con qualche anno in più del previsto e con oltre cento bottiglie di differenti alcolici sempre pronto ad offrirmi. Effettivamente un padre dai sani principi non lo farebbe.
«Che succede figliolo?»
«Joy è tornata e in più, ho fatto una cazzata con una ragazza.» confesso al vecchio, annuendo con lo sguardo fisso sul bancone.
«Problemi in paradiso?»
«No, è solo una ragazza che.. lasciamo stare, ti racconterò un'altra volta.» borbotto, sminuendo la faccenda con un gesto della mano: non ho voglia di parlare e anche se cercassi di definire il rapporto che ho con lei, mi risulterebbe impossibile. Penso che nessuno dei due lo sappia in realtà: siamo un misto tra conoscenti e amici, credo.
Almeno fino a questa mattina.
«Come preferisci. Prendi il solito?»
«Si, ma moltiplicalo per dieci.» dico in un sospiro, guadagnandomi una risata da parte di Willie.
Bere mi farà bene.

MEGAN

Sono passate due ore da quando io e Calum abbiamo avuto quella sorta di discussione; nel frattempo ho fatto un bagno e ho analizzato a fondo tutti gli oggetti della mia stanza.
Devo urgentemente trovare qualcosa da fare.
«Megan, sto andando da Anna. Michael e Luke sono usciti fuori, non so quando tornano.» dice Ashton, affacciandosi in camera mia per rivolgermi un dolce sorriso.
«Lo stesso vale per Calum, ciao!» continua a dire, ormai fuori dalla mia stanza, quando lo sbattere della porta mi segnala la sua uscita.
Sono sola, magnifico.
Esco dalla mia stanza, andando in soggiorno per vedere la televisione; mi butto letteralmente sul divano, iniziando a girare i vari canali. Mi si presenta uno strano cartone animato davanti, con una sorta di spugna gialla animata che cattura delle meduse con un retino.
Niente male.

Dopo otto puntate di quel programma, che ho scoperto chiamarsi Spongebob, la porta di casa si apre, chiudendosi subito dopo con un tonfo rumoroso: Calum. Faccio finta di nulla, continuando a guardare il televisore, eppure mi è difficile rimanere indifferente al suo sguardo che quasi brucia su di me. Tentata, mi giro, sospirando a quella vista: ha gli occhi arrossati e le labbra gonfie, fa persino fatica a reggersi in piedi.
«S-sono stato.. u-uno stro-stronzo!» farfuglia, puntandomi il dito contro, con pessima stabilità. Data la situazione, spengo la televisione, concentrandomi su di lui.
«Io- io non do..vevo d-dire uelle cose.» borbotta, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
È ubriaco, ubriaco fradicio.
«È che.. ho, ho p-paura Megan, non voglio veder-la d-dopo quelo che mi ha fatto!» continua a dire, con il labbro inferiore che incomincia a tremargli e una lacrima che si fa spazio sul suo volto. Non riesco più a mantenere il silenzio; mi alzo di scatto, andandogli incontro.
«Lo so, Calum. È tutto ok.»
«No, non lo è! Non dovevo dirti quelle cose. M-mi dispiace.» dice balbettando, prendendosi poi il labbro tremolante fra i denti, con l'ennesima lacrima a rigargli il volto.
Sembra un bambino indifeso.
Poso le mani sul suo viso, asciugandogli le lacrime; il suo sguardo mi riscalda il cuore: la leggo nei suoi occhi la tristezza, la paura e anche un velo di rabbia.
Vedo gli occhi di quel bambino che è stato abbandonato dalla madre e il mondo mi crolla addosso.

«Sei troppo ubriaco per poter ragionare adesso, è meglio che tu ti riposi.» sussurro, afferrandogli la mano e portandolo in camera sua. Lo faccio sedere sul letto, portandogli poi un bicchiere d'acqua.
«Devi bere. Bevi.» gli ordino, porgendogli il bicchiere. Calum annuisce lentamente, afferrandolo con mani tremolanti, così lo aiuto, accompagnando il bicchiere verso la sua bocca per evitare che si rovesci il contenuto addosso.
«Sdraiati.» sussurro, aggiustandogli il cuscino per farlo stare comodo.
«Megan..» mi richiama, facendomi alzare lo sguardo su di lui; gli scappa un singhiozzo che mi fa sorridere intenerita. Si, è proprio un bambino.
«Dimmi.»
«Mi perdoni per oggi?»
Annuisco leggermente mentre gli accarezzo i capelli, lasciandogli poi un bacio sulla fronte.
Tanto non ricorderà niente.
«Si Calum, ti perdono.» sussurro, con un dolce sorriso. Il moro mi coglie alla sprovvista, facendomi cadere addosso a lui e stringendomi in un abbraccio.

Non posso fare a meno di ridere, accoccolandomi al suo petto.
«Grazie di t-tutto, anche se sono un coglione.» continua a farfugliare, facendomi scostare da lui.
«Potresti ridirlo? Così ti registro.»
«Vaffanculo.» mormora prima di ridere, contagiandomi.
Rimaniamo così per una mezz'oretta, il tempo che Calum finalmente si addormenta, lasciandomi andare.

Lo guardo mentre sonnecchia, con la bocca leggermente schiusa e i capelli che gli ricadono disordinati sul viso.
«Mi farai impazzire, stupido cinese.»

Timeless ✘ cthWhere stories live. Discover now