|Capitolo 6|

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N.A: se non si fosse capito, le scritte in corsivo (tranne il giorno) "come questa" sono i pensieri di Jungkook.

Martedì
03:53

Jungkook osservò l'ora sul cellulare e per la milionesima volta quella notte, si rigirò nel letto. Non poteva restare lì, qualcosa gli diceva di muoversi.
Scese lentamente dal letto e si infilò la felpa che aveva rubato a Tae, per rimanere al caldo.
Uscì dalla sua camera, fece per andare verso l'inizio delle scale, ma fu attirato da alcune voci proveniente dalla camera di Elliot.
Si accorse solo in quel momento della porta leggermente socchiusa e decise di sbirciare un attimo. Quasi si commosse per la scena che gli si presentò davanti. Tae stava coccolando Elliot, il quale aveva fatto un brutto sogno apparentemente. Gli stava raccontando una favola, facendo scappare alcune risate al bambino. Purtroppo Jungkook ruppe il momento intimo tra i due fratelli, sporgendosi troppo avanti con la testa, facendo così cigolare la porta.
"Jungkookie!" Gridò il piccolino, venendo rimproverato subito da Tae per via del tono troppo alto.
"Ei Elliot, perché sei ancora sveglio?" Sussurrò Jungkook, prima di abbassarsi a lato del suo lettino, nel punto opposto a dove si trovava Tae.
"Ho fatto un brutto sogno: una strega brutta e cattiva vi rapiva" disse il bambino, sentendo gli occhi farsi più pesanti. Jungkook iniziò ad accarezzargli il pancino coperto dal pigiama, mentre il piccolino raccontava.
"Rapiva chi?"
"Tu e TaeTae" concluse, prima di crollare in un sonno profondo. I due ragazzi rimasero lì ancora una decina di minuti, assicurandosi che Elliot fosse veramente tranquillo. Poco dopo uscirono e Tae cercò di dire qualcosa a Jungkook, ma fu tutto inutile, poiché quest'ultimo corse in camera sua. Non riusciva a perdonarlo facilmente, certo anche lui aveva esagerato, ma mai si sarebbe aspettato una reazione del genere. Aveva bisogno di un po' di tempo per riflettere, anche se in realtà conosceva già la sua risposta. Avrebbe perdonato Tae, ma aspettava una mossa da parte del ragazzo per chiedergli scusa.
Tornò a dormire, giusto per evitare di sembrare uno zombie a scuola.
Dopo tre ore si svegliò e si diresse svogliatamente verso la cucina, per fare colazione. Entrò e vide solo Elliot, seduto al bancone ancora mezzo addormentato, con una tazza di cereali e latte davanti al piccolo visino.
"Buongiorno Elliot, come stai?" Gli passò una mano tra i ricci, prima di lasciargli una carezza sulle spalle e sedersi accanto a lui.
"Bene, grazie Kookie" questo fece perdere un battito al minore, non lo aveva mai chiamato così.
"Elliot, come sai questo soprannome?"
"TaeTae ti chiama così, me lo dice sempre" rispose, la sua manina a strofinarsi uno degli occhietti stanchi.
Jungkook ne rimase colpito, in modo positivo ovviamente. Solo quando era piccolo lo chiamavano così, ma adesso faceva tutto un altro effetto. Represse un sorriso raggiante quando entrò il maggiore, anche se gli riuscì parecchio difficile.
"Buongiorno" grugnì Tae, prima di abbracciare il suo fratellino e lasciargli un piccolo bacio sulla fronte.
"Passata la paura?" Si preoccupò, ripensando all'incubo che aveva avuto quella stessa notte.
"Sì" annuì il bambino, afferrando il cucchiaio nella tazza per mangiare.
Nel mentre Tae e Jungkook si fissarono in silenzio per qualche secondo, fino a che il maggiore non prese parola.
"Possiamo parlare?" Sussurrò al suo orecchio, già pronto a ricevere una risposta negativa, ma venne interrotto dall'entrata in cucina dei genitori.
"Ah! Buongiorno ragazzi! Sono contento che siate tutti già svegli" esclamò l'uomo con un enorme sorriso sul volto, falso pensò Jungkook.
Quest'ultimo cercava di trattenersi dal saltargli addosso e menarlo. Non aveva avuto occasione di vederlo il giorno prima, ma ciò che aveva fatto a suo figlio lo fece imbestialire. Era un uomo orribile, maltrattava suo figlio e poi si presentava davanti a tutti come il padre modello, pronto a qualsiasi cosa per la propria famiglia.
"Sì, certo" borbottò Jungkook, girando la testa per non farsi sentire dai genitori, ma ciò bastò a far scappare una risata al ragazzo a fianco a sé.
"Taehyung, cosa trovi di così divertente in tuo padre?" Domandò la madre di Jungkook con astio?
Ma che le prende?
"Eh? Nono niente" rispose lui, lanciando uno sguardo divertito al ragazzo più piccolo.
"Bene, stasera cena fuori!" Gridò il padre, facendo esultare tutti tranne che i due ragazzi.
"Beh? Non siete contenti?" Corrucciò le sopracciglia, la madre, prima di sistemarsi la gonna che si era sollevata leggermente.
"No" il silenzio calò subito dopo le parole del maggiore, che innervosirono ovviamente il padre.
"Ringrazia che ti pago ancora il cibo, dato che non fai niente nella tua vita. Comunque non mi interessa, ci andiamo lo stesso" ripeté il padre, abbracciando la moglie.
"Sì e pregherei che mi rispettassi, in quanto tua madre" il sangue si raggelò nelle vene di Jungkook, il quale si avvicinò subito a Tae, straziato dalle parole appena dette e pronto a ribattere.
Perché fa così? Si domandò Jungkook, non riconosceva più sua madre. Fino al giorno prima era tranquilla e non si sarebbe mai permessa di usare quel tono con Taehyung.
"Io non posso, devo studiare e Tae aveva promesso di aiutarmi" proferì il più piccolo, portando una mano alla schiena del ragazzo, che gli rivolse uno sguardo carico di gratitudine.
"Ah, allora usciremo solo noi due, vi lasciamo Elliot" rispose il padre, prima di uscire dalla stanza, seguito dalla moglie.
"Io devo andare, ci vediamo dopo" affermò Jungkook, prima di accarezzare Elliot e dirigersi verso la camera per cambiarsi.
Solo in quel momento si rese conto di avere addosso la felpa di Tae dalla sera prima.
Ma non se ne è accorto?

Quel giorno Jimin non aveva lezioni in comune con lui, perciò il nuovo arrivato rimase solo per metà delle lezioni, mentre per l'altra parte fu affiancato ancora una volta dal ragazzo guardone di pochi giorni prima.
Oddio, ti prego non lui, pensò il più piccolo, mentre quel ragazzo si stava sedendo proprio vicino a lui. Ovviamente lo fissava, ma aveva un sorriso inquietante sulle labbra.
Se non la smette mi giro e gli tiro un pugno.
Andò avanti così per tutte e due le ultime ore, fino a quando Jungkook non si alzò dal momento che la campanella di fine ora era suonata. Camminò a passo svelto verso il suo armadietto, dove era solito aspettare Jimin per uscire insieme. Venne però raggiunto dal ragazzo di prima, di cui solo in quel momento si accorse delle dimensioni. Era alto qualche centimetro in più di Tae, era abbastanza grosso ma non muscoloso, tuttavia la sua faccia da maniaco rendeva il tutto ancora più inquietante.
"Scusa, chi sei?" Chiese Jungkook, ormai non sopportava più il comportamento dell'altro.
Il ragazzo di fronte a lui non rispose e questo portò Jungkook all'esasperazione, il quale chiuse l'armadietto e corse verso l'entrata del liceo, ormai vuoto.
"Jungkook! Eccoti!" Sentì una voce chiamarlo alle spalle. Era Jimin che stava correndo verso di lui.
"Jimin scusa, ma c'era un tizio inquietante" affermò in ansia l'altro.
"Che tizio?" Si girò Jimin, con ancora il fiatone per la corsa.
"Quello" puntò lo sguardo verso la figura possente che si stava avvicinando a loro, ma quando Jimin capì di chi si trattava, afferrò il polso di Jungkook e prese a correre.
"Veloce! Andiamo andiamo!" Gridava, mentre il più piccolo si sentiva sempre più stanco e confuso. Quando si fermarono davanti a casa di quest'ultimo, Jimin fece un paio di respiri profondi e si passò una mano tra i capelli.
"Ma che? Perché?" Riuscì a dire solo questo Jungkook, mentre cercava di riprendere fiato. Solo a quel punto si accorse di essere davanti alla sua nuova casa.
"Jimin, come facevi a sapere dove abito? Non te l'ho mai detto" la faccia sorpresa di Jimin preoccupò ancora di più il minore.
Ma sono tutti pazzi in questa città?
"Tu vivi qui? Sei il nuovo fratello di Taehyung?" Il piccolo Jimin era, se possibile, ancora più emozionato di prima.
"Lo conosci?" Chiese Jungkook, ma venne interrotto dal rumore dell'auto del maggiore che entrava nel vialetto di casa.
Solo quando scese dall'auto si accorse di entrambi i ragazzi davanti al portone d'entrata.
"Jimin! Non dovevamo vederci domani?" Lo abbracciò di slancio, provocando una piccola fitta allo stomaco di Jungkook.
"Vi conoscete?" Domandò di nuovo quest'ultimo, non capendo più niente di tutta quella situazione, in più era ancora spaventato da ciò che era successo a scuola.
"Siamo migliori amici" affermò Jimin con un dolce sorriso sulle labbra.
Oh, solo amici.
"Quindi tu sei il famoso ragazzo delicato e profumato" continuò il rosa, mettendo in totale imbarazzo sia Jungkook che Tae.
Il primo per il complimento appena ricevuto, che aveva capito provenissero dal maggiore, mentre l'altro voleva scavarsi la fossa da solo perché il suo amico non stava mai zitto.
"Sì, grazie Jimin. Di grazia, perché sei qui?" Cambiò discorso, sperando di evitare una figuraccia con il più piccolo.
"Abbiamo corso fin qui perché Adrian stava puntando Jungkook" si fece subito serio, incrociando le braccia al petto.
"Cosa?!" Gridò Tae con occhi spalancati, prima di afferrare le spalle di Jungkook, che ancora non capiva.
"Devi stargli lontano, capito?! Se prova anche solo ad avvicinarsi chiedi aiuto e chiamami!" Lo scosse, preoccupato che non afferrasse il concetto.
"Grazie, ma so benissimo badare a me stesso. Ci vediamo domani Jimin" salutò il suo compagno di scuola ed entrò in casa.
"Non ti ha perdonato, vero?"
"No" abbassò lo sguardo, sentendosi completamente sbagliato per ciò che era successo. Voleva avere solo la possibilità di spiegare il suo comportamento e di chiedergli scusa.
"Vai a parlarci allora. Fidati di me, lui vuole perdonarti" concluse Jimin, che aveva già intuito ciò che c'era tra i due.
Dovevano solo capirlo anche loro.
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Ciao! Come state?
Grazie mille per le visualizzazioni, i voti e i commenti. Vi amo!!
Scusate per ventrali errori.
Grazie per tutto e spero vi piaccia, buona serata

𝐄𝐬𝐜𝐚𝐩𝐞 - 𝐭𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤Where stories live. Discover now