10. punto senza ritorno

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Jonathan doveva tornare nel suo mondo altrimenti carlotta si sarebbe domandata dove fosse, improvvisamente Jonathan rammentò che aveva detto che sarebbe stato da Nicol e pregò che Nicol non fosse andata a trovarlo dopo la veloce litigata nel bosco poco prima di trovare il libro. Finito l'incontro la città era ritornata silenziosa come se fosse disabitata, quindi Jonathan si sdraiò sull'asfalto come ormai aveva imparato era meglio da sdraiato o da seduto, perchè da in piedi la testa girava molto di più, la prima volta che si era trovato nel mondo delle anime si era stupito di non avere vomitato ed era anche seduto su di un albero, quello era stato il suo primo punto di partenza, e ora quell'albero rappresentava l'inizio della sua nuova vita, e della sua partenza per la sua prima avventura, Jonathan non aveva mai pensato che una cosa così strana sarebbe potuta capitare a lui perchè anche se sapeva di essere strano,  la sua vita era stata così noiosa da quando era nato, non aveva mai avuto una vera famiglia, e al dire il vero il termine famiglia gli piaceva ma non ne conosceva perfettamente il significato, lui conosceva oltre a Carlotta solo Nicol ma anche lei non aveva avuto un vera famiglia, viveva con un persona che le voleva bene ma erano solo loro due, Nicol e sua nonna, i genitori di Nicol l'avevano lasciata alla nonna perchè erano partiti per un viaggio ma per qualche motivo non avrebbero potuto portare la figlia, Jonathan era contento perchè così lei avrebbe potuto capirlo, entrambi non erano vissuti  con i loro genitori, anche se Nicol almeno per due anni era riuscita a vivere con loro perchè Nicol aveva due anni in più di lui, Jonathan invece aveva un mese quando era stato adottato, però per come la vedeva Jonathan lei poteva avere una cosa che lui non poteva avere, speranza, Jonathan credeva che magari un giorno i genitori di Nicol sarebbero tornati da lei, lui invece non aveva questa opportunità i suoi erano morti e dalla morte non c'è ritorno, quando era piccolo si immaginava spesso un fatidico ritorno dei genitori della sua migliore amica ma all'epoca piangeva perchè immaginava che quando sarebbero tornati Nicol se ne sarebbe andata e lui sarebbe rimasto da solo, ma Nicol gli aveva promesso che non l'avrebbe mai abbandonato e che l'avrebbe portato con lei ma Jonathan sapeva che lei era senza speranza, per qualche inspiegabile motivo non credeva alla possibilità di un loro ritorno, anche se era sempre stata abbastanza positiva, per i suoi genitori non lo era, a Jonathan venne in mente la prima volta che aveva incontrato Nicol, era piccolissimo, se lo ricordava per come glielo avevano raccontato, lui era uscito di casa di nascosto, aveva circa nove mesi, era scappato perchè la culla si era accidentalmente spaccata e così lui aveva iniziato a gattonare di fuori nell'erba fresca verso la casa vicina e una volta davanti la porta aveva iniziato a piangere fino a quando la  nonna non gli aveva aperto la porta e sulla soglia era apparsa una bambina di due anni che aveva iniziato a camminare barcollando verso di lui abbracciandolo, infine era arrivata Carlotta a prenderlo.       improvvisamente Jonathan uscì da quel flash back ritornando alla realtà, e si rese conto che era tardi quindi sarebbe dovuto tornare il prima possibile nel suo mondo perchè ormai la notte era già scesa da parecchio tempo, aprì il libro da sdraiato e bussò tre volte. Jonathan aprì gli occhi e si ritrovò seduto sul suo albero, le ore erano diverse rispetto al mondo delle anime quindi ancora era tardo pomeriggio in quel mondo, prese il libro e lo nascose dentro lo zaino, poi iniziò a correre per il bosco schivando arbusti e rami, saltando allegramente sui tronchi mentre correva, era felice ma ancora non se ne rendeva conto, ma iniziava a sentire un energia dentro di sè che era stata repressa per anni. Arrivato davanti la porta di casa, bussò tornando con la sua faccia neutra, un più triste, Carlotta comparve davanti alla porta e lo fece entrare. Jonathan cercò di fiondarsi verso la sua camera, ma prima che potesse pronunciare le parole: "non mangio, vado a dormire." Carlotta fulminea come un gatto si mise davanti a Jonathan, sbarrandogli la strada, "no stasera dobbiamo parlare insieme quindi ceneremo insieme in cucina" Jonathan diventò bianco in faccia, probabilmente Nicol era venuta, era stato scoperto e ora sarebbe stato segregato in casa. Jonathan disperato fece  cenno di sì con un sorrisino poco convinto, poi lasciò davanti alle scale lo zaino e andò in cucina, si sedette mentre Carlotta metteva in tavola le solite odiose verdure, ma per fortuna c'era anche un pochino di pollo, Jonathan allungò la mano verso il pollo, ma Carlotta lo fermò ancora, "prima le verdure, poi il pollo, devi essere sano e forte." Jonathan con il volto sconfitto mise nel piatto le verdure e guardò Carlotta in attesa dell'inizio del suo rimprovero. "Per iniziare non è stato divertente lo scherzo che avete ideato tu e Nicol, sai che mi preoccupo per te" Jonathan tentò di nascondere la sua confusione interiore, provò a ipotizzare che Nicol l'aveva coperto e dentro di sè la ringraziò infinitamente. "Scusami non avremmo dovuto, mi dispiace, ti prometto che non accadrà più"  Carlotta lo guardò con volto pensieroso, la vedeva felice come se gli stesse nascondendo qualcosa.  "l'importante e non ripetere questi scherzetti infantili, perchè finalmente ora stai per diventare un uomo"  Jonathan la guardava sempre più perplesso come se una navicella spaziale forse apparse improvvisamente. " Jonathan vado dritta al dunque, visti i tuoi recenti miglioramenti e il tuo impegno, ho mandato richiesta alla scuola militare e fortunatamente ti hanno accettato e partirai domattina ora non dirmi che non sei entusiasta"  Jonathan rimase immobile come una pietra per vari istanti con di fronte il volto sorridente di Carlotta in attesa di una risposta, non sapeva che cosa fare o che cosa dire, come comportarsi, la farsa era durata troppo a lungo e ora era rimasto fregato, si immaginò vestito da militare dopo qualche anno, un perfetto soldatino, si vedeva in tuta mimetica sull'attenti, diventato una cosa che non avrebbe mai voluto diventare, qualcosa esplose dentro il cervello di Jonathan ma non fù ne  impulsivo ne avventato, al contrario calcolatorio, prese il tovagliolo di fronte a lui, e una volta finita la verdura senza aver toccato neanche un pezzetto di pollo,  si pulì la bocca e andò verso le scale salutandola con un cenno ma Carlotta lo fermò sconvolta chiedendogli" ma non mi hai detto se sei entusiasta" e lui voltò il capo dicendo " come voi comandate, svolgerò il mio compito e dovrò essere riposato e preparato per quello che dovrò affrontare domani." poi senza aver risposta andò in camera mentre Carlotta un po confusa gli disse ti ho fatto una sorpresa. Jonathan non curante proseguì verso la sua camera e sul letto trovò due tute con due biglietti, una militare con un biglietto per le cerimonie, e una tuta nera attillata molto lunga nelle maniche con scritto per gli allenamenti, ma Jonathan era calmo, perchè la sua mente stava elaborando, il piano l'avrebbe messo in atto il giorno dopo e quel piano sarebbe durato per un anno, e dopo sapeva che la sua vita sarebbe cambiata completamente e  che non sarebbe più stata come prima, " domani si va in guerra." disse con uno sguardo calcolatore e felice ma spaventato allo stesso tempo perchè nessuno avrebbe immaginato che cosa aveva in mente e da quel momento capì che non ci sarebbe stato ritorno.

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