13. la libertà brilla nel fuoco~ignis lucet libertatem

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Il cielo era candido, nuvole non c'erano, il tempo era perfetto nel mondo delle anime. Ormai, passando intere mattine a guardare quel mondo dall'alto, si era reso conto che quel mondo non era tanto diverso dal suo, dall'esterno sembrava uguale, una qualsiasi mattina, ma per lui era diverso, i suoi pensieri, i suoi sentimenti lì erano diversi, più puri, più felici, era libero.
Il momento che Jonathan preferiva erano le mattine, avrebbe voluto essere un angelo, in modo da poter vedere tutto il mondo dall'alto, pensare a come si vedeva il mondo delle anime dall'esterno era una cosa, ma vederla sarebbe stata tutt'altro. Immaginare di vedere delle anime spuntare fuori dall'acqua con quel leggero rumore, vedere i raggi riflessi dall'acqua dal sole mattutino,così forte, in modo da svegliarti ma anche così imponente.
Le anime del fuoco così puntuali, come scattava l'ora comparivano immediatamente fuori da tranci di cemento spaccato, così forti e veloci pronti a proteggere tutti, a controllare che ovviamente tutti svolgessero i loro compiti. Gli spiriti della terra che nei boschi sorvegliavano gli alberi e nutrivano la natura, più in là dove c'erano i deserti pieni di terra secca altre anime della terra che danzavano per essa. E infine gli spiriti dell'aria nel cielo, o nei palazzi a lavorare, erano contabili, controllavano che tutto andasse a posto in maniera burocratica.
Dall'alto si poteva vedere tutto questo, ma Jonathan stava imparando a vedere sia il buono che il brutto, e una cosa dall'alto non si poteva vedere, delle anime nascoste che vivevano nell'oscurità, che le si poteva vedere solo e soltanto di notte.
Per quanto bello fosse quel mondo aveva anche molti aspetti misteriosi che ancora Jonathan doveva capire. In quel momento, nell'inizio dell' alba Jonathan si trovava su un palazzo altissimo seduto sull'orlo con le gambe a penzoloni, scalzo sulla cima di un intera città, di un intero mondo, aveva un aria spensierata, dondolava con le gambe nel vuoto ed era appoggiato con le mani dietro di sé, e il suo sguardo era rivolto in cielo a pensare, illuminato dal sole. Ormai erano passati svariati giorni dal momento che Jonathan era rimasto con gli spiriti dell'aria, e onestamente iniziava seriamente ad annoiarsi, gli spiriti erano monotoni, ormai non accadeva nulla: si svegliavano, si preparavano e andavano a lavorare, poi tornavano, mangiavano, dormivano e ricominciavano.
In generale tutti facevano la stessa cosa ma rispetto agli altri spiriti, quelli dell'aria erano i più noiosi secondo Jonathan, almeno un minimo gli altri si svagavano, ma loro lavoravano solo in ufficio, Jonathan aveva provato a trascorrere alcune giornate in ufficio con loro sotto consiglio di Noah ma dopo svariate ore davanti a un computer si era addormentato, successivamente Noah si era reso conto che la cosa non funzionava, quindi gli aveva proposto di andare a fare dei giri per il mondo ,e a giocare, di stare attento, e poi la sera poteva tornare per mangiare e dormire con loro, era molto ospitale e gentile Noah, a volte Jonathan pareva confuso dai suoi comportamenti, era molto volubile, e ora era lì pronto per un nuovo giorno sul tetto con i piedi all'aria senza i suoi stivaletti, ma Jonathan quel giorno iniziava a sentirsi monotono come loro, quindi decise che quel giorno sarebbe stato diverso, e dopo alcuni momenti a pensare Jonathan aveva un bella lista di cose che intendeva fare.

Vetro, grossi palazzi interamente di vetro circondavano Jonathan, solitamente la forma generale era un parallelepipedo ma molti palazzi erano modificati, più stilizzati, era un fenomeno comune nel mondo di Jonathan, anche se per lui erano una novità, aveva visto qualche cartolina di quei posti, ma lui era un ragazzo campagnolo del North Carolina, non aveva mai visitato luoghi con palazzi così alti, non era mai stato neanche in città, non aveva mai viaggiato era sempre rimasto nella sua casetta e nel suo grande prato.
Nel mondo di Jonathan il fenomeno si chiamava urbanizzazione, quando la popolazione si evolveva e iniziava anche a modificare queste caratteristiche. lui ora era dentro uno di questi castelli di vetro circondato da altri castelli di vetro che riempivano ogni mondo, abbracciavano il cielo, come per sentirsi più vicini ad esso.
Era riuscito a convincere Noah a tornare in quei palazzi, promettendo di aiutare, ma il vero intento di Jonathan era un'altro, si era convinto che dato che loro non sapevano cos'era il divertimento,allora glielo avrebbe mostrato lui, anche lui non si divertiva tantissimo a casa, ma era sempre stato abbastanza solare, da piccolo preferiva inventare lui giochi, oppure inventava delle storie e si divertiva molto con Nicol, negli ultimi anni invece Jonathan era un po' cresciuto quindi Nicol iniziava a essere troppo grande per i giochi, però Nicol amava leggere, lui passava tantissimo tempo in camera sua, e la maggior parte del tempo la doveva passare a studiare, il resto del tempo lo passava a fare lezione con Carlotta, o ad' allenarsi oppure quei pochi momenti che poteva stare da solo a svagarsi, amava disegnare, o fantasticava nella mente delle storie, e a volte correva nel bosco, andava i giro per i boschi e si addormentava sugli alberi fantasticando su come sarebbe stato se avrebbe avuto una vita diversa. Ma ora doveva fare vedere lui come ci si divertiva se no come avrebbe passato le giornate lì, era stanco della monotonia, così dopo che l'avevano rinchiuso in un edificio con delle carte, che avrebbe dovuto controllare,decise di uscire, iniziò ad esplorare le stanze, nella prima stanza trovò un ragazzo poco più grande di lui che maneggiava delle carte,
"Ehi! ti va di divertirti un po'?"
il ragazzo si girò verso Jonathan con uno sguardo stupito e stranito.
"in che senso?"
" nel senso che dobbiamo fare un po' di baccano, per non essere monotoni"
" che cosa c'è di male, nell'essere monotoni? facciamo ognuno quello che dobbiamo e basta!"
" te lo dico io cosa c'è di male, non possiamo essere sempre uguali perché significa non vivere, anche io ho sempre fatto quello che mi dicevano gli altri, ma ora sono stanco, dopo un po' si esplode, io sono esploso, per questo sono qui, voglio viaggiare, divertirmi, imparare, esplorare e conoscere." Jonathan pronunciando quelle parole con talmente tanta sicurezza, scoprì un lato di se stesso a cui non avrebbe mai pensato, una parte ribelle rinchiusa dentro di sé da tantissimo tempo,
e ora era finalmente fuoriuscita.
Il ragazzo rimase colpito dalle parole di Jonathan
"Va bene, facciamo casino, anche io sono un po' stanco di fare sempre quello che vogliono gli altri, e da tutta la vita che lo faccio, vengo con te." Jonathan lo colpì con un sorriso smagliante,un sorriso che non aveva mai ricoperto il suo volto da quando era piccolo.
il ragazzo prese le carte a cui stava lavorando e le buttò per terra andando dietro a Jonathan dopo avergli ricambiato il sorriso. Successivamente andò nella seconda stanza dove era seduta una ragazza dai capelli completamente biondi che splendeva, e anche lei lo seguì, dopo una svariata mezzora passata a entrare nelle stanze, ormai dietro Jonathan si era formata una cerchia di ragazzi e ragazza più piccoli e più grandi di lui,erano passati per i corridoi dell'edificio buttando le carte all'aria finché non erano scesi,uscendo dal palazzo, c'erano degli spiriti del fuoco che andavano da tutte le parti come sempre, per controllare che ognuno facesse il proprio lavoro.

Il libro che non si leggeWhere stories live. Discover now