Dio

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Mad father

Richiesta di Asjatika

Pov (t/n)

Un suono di vetro rotto mi sveglia dal mio sonno inquieto, mi trovo ancora dietro quelle sbarre di metallo che già da 3 anni non mi hanno lasciata uscire, mentre continuavo a vedere persone venite trascinate via dalle loro celle. Stavano uscendo, non erano contenti?

Lentamente, dei corpi, quasi in decomposizione, passano di fronte alla mia cella, mi guardano, e procedono oltre

Probabilmente non sono di loro interesse

Dopo questo pensiero mi appoggio alle sbarre, quello che vedo mi inquieta, una decina di quei corpi vaga nella stanza, senza meta. Mi ritiro immediatamente in un angolo, sperando che sia solo un incubo.

Non so quanto tempo sia trascorso, ma alle mie orecchie giunge un sonoro "click". Alzo la testa terrorizzata, credendo si tratti di quelle orribili creature, ma al loro posto vi è un ragazzo, a cui manca un occhio. Sono rincuorata e spaventata nello stesso momento.

-sbrigati ad uscire da qui, è pericoloso restare in casa- dice il ragazzo

Faccio come dice e nel frattempo che mi conduce alla prima porta prendo delle bende posate su una scrivania. Usciamo dalla stanza, percorriamo un buio corridoio con varie porte per poi arrivare di fronte alla porta d'ingresso.

-ora scappa, tra poco questo posto non esisterà più-

Dopo queste parole il ragazzo fa per andarsene ma lo blocco trattenendo per un braccio.

-prima ti bendo la ferita- dico mostrando le bende ancora serrate nella mia mano. Non obbietta, e si china leggermente per per permettermi di arrivare ad allacciare il bendaggio.

Appena completato il lavoro il ragazzo si alza e inizia ad allontanarsi.

- non mi hai ancora detto come ti chiami- dopo questa mia esclamazione il ragazzo si gira

- quando tornerò ti dirò il mio nome, e tu il tuo- detto questo il ragazzo si volta e continua il suo percorso.

Apro il pesante portone e la luce del giorno mi investe costringendomi a socchiudere gli occhi. Sguscio nell'apertura e mi ritrovo in un giardino, seguo di corsa il sentiero per ritrovarmi sul marciapiede, di fronte all'enorme magione. Mi volto per osservarla, è in fiamme, faccio un passo indietro, come se il calore potesse raggiungermi anche lì.

Poco dopo, una donna e una bambina escono correndo dal cancello, che avevo sorpassato io qualche minuto prima, ma del ragazzo nessuna traccia. Resto immobile, guardando il portone, sperando in un suo movimento. La casa è quasi del tutto bruciata quando sul sentiero scorgo una figura, dai capelli dorati.

Gli corro incontro fermandomi a pochi centimetri da lui.

- ora puoi dirmi il tuo nome, il mio è (t/n)- dico porgendogli una mano che il ragazzo afferra

- una promessa è una promessa, mi chiamo Dio. Ora andiamo via da qui- continua a camminare verso il cancello, non lasciando la mia mano, consegnata solo per la presentazione, ma non mi dispiace il suo calore.

Seguo Dio, ovunque mi porti, fuori città, in un bosco, su per una stradina, una radura, dove vi è una piccola casa in legno.

- qui dovremmo essere al sicuro, era la casa dei miei nonni, venivo qui durante le vacanze-

Scorgo una lacrima sulla sua guancia, e istintivamente guardo le bende sporche sull'altro lato. Sollevo una mano e gli asciugo la lacrima

- prima di tutto, cambiamo la fasciatura- Dio sorride, è la prima volta che sorride da quando l'ho visto. Al contrario di me, che sorridevo per ogni animale che si muoveva nel bosco, lui aveva sempre la stessa espressione assente.

Lo trascino nella casa, spingendolo sul divano visibile appena si apriva la porta, per poi andare alla ricerca del bagno. Camera, cucina, ripostiglio, queste erano le altre stanze.

Curioso nel mobiletto del bagno trovando l'acqua ossigenata, dell'ovatta e le bende. Torno dal ragazzo. Ha la testa tirata indietro, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, probabilmente è addormentato quindi decido di medicarlo al suo risveglio. Nel mentre mi addormento anche io.

Un cigolio mi sveglia, Dio si è alzato dal divano. Ancora con gli occhi socchiusi provo a dirgli che devo medicarlo, fallendo e riaddormentandomi subito dopo.

Mi sveglio, una chiara luce mi arriva esattamente sugli occhi, mi giro sull'altro lato e vedo Dio che riposa di fianco a me. Lentamente scendo dal letto e vado a sedermi sul divano imbarazzata, guardando il muro, improvvisamente diventato interessante. Un rumore di passi proviene dal corridoio.

-buongiorno (t/n)- mi sorride il ragazzo

-buongiorno... ah, siediti, ti medico la ferita, non voglio peggiori- Dio fa come richiesto e mentre gli slacciò la vecchia benda fa uno scatto in avanti e mi bacia.

Resto confusa, ma felice di quel gesto, che io non avrei mai avuto il coraggio di attuare.

-sei la prima ad essersi preoccupata per me, e non essere scappata vedendo il mio viso- ormai la sua benda e caduta lasciando vedere il suo volto

Incrocio le braccia dietro il suo collo.
- perchè, cos'ha di sbagliato il tuo viso?- detto questo ricambio il bacio, finalmente felice, di avre ricevuto un segno d'affetto dopo tanto tempo, anzi, amore.

Ciao, spero vi piaccia, come per le altre storie vi prego di farmi presente degli errori che troverete nel testo, li correggerò subito. Grazie mille per la lettura


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