🌸Prologo (editato Starlight)🌸

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In un periodo molto buio per l'umanità, anche nel luogo di pace per definizione regnava il caos.

Gli angeli erano stati coinvolti in una battaglia a cui non appartenevano, scatenata dall'amore, sentimento che aveva il compito di proteggerli, non certo di distruggerli. In quegli anni proprio quel nobile impulso aveva fomentato una guerra devastante tra il Bene e il Male, l'equilibrio stesso dell'Universo era vacillato e sembrava impossibile raggiungere una nuova armonia perché ogni creatura era impegnata a difendere il proprio ruolo.

Azrael Gabrielson era uno degli angeli più coinvolti nella controversia. Si occupava delle anime dei defunti, era un Angelo della Morte. Il suo compito abituale consisteva nel regolare il tasso di mortalità terrestre, era quindi necessario che lavorasse con cognizione di causa, consapevole e concentrato, per non rischiare l'estinzione della razza umana.

Le anime dei defunti non raggiungevano direttamente il Paradiso o l'Inferno, ma stazionavano in un luogo neutrale: Dilmun, il palazzo fluttuante nel cielo. Una reggia dorata con un giardino splendente, colmo di fiori colorati e profumati, fontane zampillanti di acqua cristallina e statue di marmo bianco raffiguranti gli Angeli più importanti; lì le anime attendevano il Giudizio Definitivo per poi essere scortate ai luoghi eterni, le porte dell'Aldilà.

Gli spiriti più empi e pericolosi che giungevano in quella Corte erano rinchiusi e controllati a vista dagli Angeli Guardiani, nelle segrete: luoghi bui e sigillati, in grado di neutralizzare la rabbia, il rancore, l'arroganza che queste anime portavano con sé.

Quel giorno i sotterranei erano occupati da un'unica persona, la stessa che aveva sconvolto i molti equilibri per cui gli angeli si battevano da sempre, che aveva portato caos, morte e distruzione in quel luogo di pace.

«Devi ucciderla!», ordinò Daniel, categorico, definitivo, letale. Indicava la donna incatenata al muro di pietra e illuminata solo dalla flebile luce delle torce, poste ai lati della cella dov'era rinchiusa.

«Non posso farlo», ribatté rassegnato l'altro angelo. Le braccia abbandonate lungo il corpo, le spalle curve e le occhiaie scavate nel volto perfetto testimoniavano la disperazione di quei giorni e l'angoscia della sua anima.

Erano in piedi, dentro una delle prigioni sigillate da barriere anti-demone, nei sotterranei della Corte.

«Azrael, se non lo fai tu, ci penserò io, a costo di essere odiato per l'eternità!» Daniel era serio, avrebbe ucciso Morgana al posto del fratello. Non erano legati soltanto dal sangue, ma anche dal ruolo che avevano in Paradiso, entrambi Angeli della Morte.

«Come puoi chiedermi una cosa come questa? Sai bene che la amo».

«Evidentemente, lei non ama te!», gli fece notare crudo. «E poi, ricorda il Giuramento: sei costretto a farlo. Ha creato troppi guai nel nostro mondo, è una traditrice, e come tale deve essere trattata! Az, hai visto a cosa ci ha portati? Non riesco a credere che tu sia ancora in grado di perdonarla! Lei non è pentita, non le importa di quello che ha fatto e tu sei ancora lì che la guardi come se non avessi altro motivo per vivere».

Daniel prese il volto del fratello tra le mani e puntò gli occhi chiari sulla strega incatenata, in ginocchio a terra, che neanche si degnava di guardarli; teneva la testa bassa, le mani giunte appoggiate sulle cosce scoperte e il respiro calmo di chi non ha più niente da perdere.

«Guardala bene! La vedi? Non è più la ragazza di cui ti sei innamorato, lei è un essere al servizio del Diavolo!»

Azrael sapeva benissimo ciò che aveva fatto Morgana, ma non riusciva in alcun modo a odiarla; per troppo tempo si erano appartenuti come fossero stati una cosa sola, non se la sentiva di ucciderla. Aveva protetto la sua vita contro ogni logica e persino contro la sua natura di Angelo della Morte, aveva rischiato tutto per lei e non sapeva come tornare sui suoi passi.

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