CAPITOLO 19 REVISIONATO

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Pov's Lola

Ci rimettiamo in macchina in silenzio, dopo aver pianto ho chiesto a Noah di accompagnarmi alla mia vecchia casa, dove gli racconterò tutto.


<<Vieni>> sussurro, prendendogli la mano. Ci accomodiamo sul mio vecchio divano ancora con la coperta arrotolata; mi guardo intorno e noto che non è cambiato nulla, i piatti vuoti ancora sulla tavola, i suoi giochi sparsi un po’ qua e là.


<<Allora, inizio, però ti chiedo una cosa Noah, non fermarmi, perché non so se dopo riuscirò a continuare>> sussurro, sedendomi sul divano; lui annuisce.


Faccio un gran respiro <<Non sono stata la figlia perfetta che tutti i genitori vorebbero, sono cambiata dalle prime litigate che hanno fatto i miei genitori, bhe sì, non c'era un giorno che i miei non litigavano, il mio piccolo Daniel assisteva ad ogni grido, piangeva ed io non volevo...>> una lacrima accarezza la mia guancia. Cerco di calmare il mio cuore che batte troppo forte. Le immagini di quel giorno si fanno presenti nella mia mente ma voglio continuare, voglio che Noah sappia tutto.


<<Un giorno stavamo in macchina io, i miei genitori e il mio piccolo Daniel, avevo un fratello, era la mia vita, Noah non puoi capire>> un singhiozzo mi blocca le parole, lui mi accarezza la schiena. Tiro un sospiro e continuo: <<Come ti ho detto stavamo in macchina, quando all'improvviso iniziarono di nuovo a litigare, ma era diverso quel giorno, vedevo che stavano per mettere fine alla loro relazione, così urlai e scesi dalla macchina, corsi verso il lato opposto della strada. Mamma mi corse dietro con Daniel al suo fianco. Mi supplicò di rientrare in macchina, ma io come un imbecille, non volli andare con loro. È successo tutto così velocemente, Daniel ha lasciato la mano a mia madre, una macchina che correva troppo veloce l'ha i-investito N-noah!>> urlo tra un singhiozzo e  le lacrime scendono senza fermarmi. Il ragazzo mi prende tra le sue braccia, ma neanche lui riuscirà a colmare il vuoto del mio piccolo amore.


<<Ho passato degli anni d’inferno, non puoi capire, non puoi neanche immaginare delle grida del mio piccolo amore, ha gridato è poi non ho sentito più niente, sono corsa là da lui, il corpo era schiacciato. Quei maledetti bastardi erano scappati, ma io non ci avevo nemmeno fatto caso, non ci credevo, ero rimasta lì a fissare il suo corpo che non si muoveva. La faccia era imbrattata di sangue, fin quando non l'hanno coperto con un lenzuolo bianco è l'hanno portato via subito. Al funerale la bara non l'abbiamo aperta, non potevamo far vedere in che condizioni era il corpo del piccolo Daniel. Da lì e successo il mio autodistruggimento, ho pianto, ho gridato più che potevo, volevo far sentire a Dio che mi ha rubato il mio cuore ed io non potevo vivere senza. Ho gridato perché non poteva portarsi via una angelo come lui, ho stretto il corpo tra le mie braccia, non volevo che lo portassero via, è stato un dolore che non si può spiegare a parole>> mormoro con gli occhi rossi e le lacrime che scendono a dirotto.


Tutte le immagini prendono forma nella mia testa, mentre metto le mani tra i capelli per far fermare tutti i pensieri.

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