Cap.2

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Stavo preparando le valigie quando mia madre mi chiamò dalla cucina. Scesi di corsa le scale credendo che le fosse capitato qualcosa... in effetti appena arrivai in cucina e vidi mia madre ai fornelli mi spaventai moltissimo ma subito dopo entrò mio padre e prese il suo posto e mi rilassai immediatamente. Sapete l'ultima volta che mia madre si è messa a cucinare finì per bruciare la mia amata colazione ( si, avete capito bene: i vampiri mangiano!) e quasi tutta la mia casa. Comunque dopo che mio padre  accertò che nulla stesse prendendo fuoco, mia madre finalmente mi disse il motivo per cui mi aveva quasi fatto prendere un infarto: " cara... Dormito bene? Sai volevo accertarmi che fossi sveglia"

Ovvio che ero sveglia... ero troppo agitata per dormire! Ma non potevo rovinare quel giorno con una stupida scenata..." Certo mamma, ho appena finito di fare le valigie.... A che ora partiamo?"

"Fra 30 minuti. È meglio che ti prepari in fretta" sbarrai gli occhi: credevo di avere almeno un oretta di tempo! Ma a quanto pare ero in ritardo sulla mia tabella di marcia.

Corsi immediatamente su per le scale, misi le ultime cose in valigia, e ovviamente mi vestii. Optai per qualcosa di semplice: una maglietta a maniche corte; la mia giacca di pelle e un paio di jeans neri strappati. Dopo aver mangiato un pancake un po' troppo dolce ( la cosa migliore che mi potevo aspettare da una madre che bruciava ogni così gli si presentasse in padella ) , mi fiondai in macchina, un catorcio che si reggeva a malapena sulle povere ruote con i cerchioni arrugginiti. Non era una giornata particolarmente bella; la luna splendeva bianca in cielo e le stelle le facevano da sfondo, ma qualche nuvola le copriva facendo apparire ancora più buia la notte della mia partenza. Era strano svegliarmi in piena notte, ma dovevo abituarmici: all'accademia gli orari erano invertiti perché così non si rischiava di avere ogni giorno un vampiro in infermeria per esposizione prolungata al sole. Infatti a noi vampiri il sole da un po fastidio, non ci sgretoliamo come in certi stupidi film, ma comunque non lo sopportiamo quanto un umano e diciamo che è meglio prevenire che curare.

Il viaggio in macchiana fu eternamente lungo, e l'ansia lo prolungava ancora di più. Chissà a quale elemento sarei appartenuta... e chissà che classe avrò... e la mia compagna di stanza? Speravo che non fosse un lupo mannaro, perdono troppo pelo quando si trasformano e io odiavo il formicolio di esso sul mio povero corpicino. 

Appena varcati i cancelli dell'accademia salutai la mia famiglia(a cui era sfuggita qualche lacrima) e mi ritrovai in una folla di ragazzi sovraeccitati... si distinguevano chiaramente i vampiri dai lupi mannari, o cagnoloni, come mi piace chiamarli: quest'ultimi ringhiavano e scherzavano tra di loro, spintonandosi allegramente e ridendo ad ogni singola battuta. Sinceramente preferivo di gran lunga i lupi, sempre vivaci e sorridenti. Anche se sono un vampiro, ho sempre preferito i mannari; non ricordo nessuno di essi che non fosse simpatico... forse perchè ne avrò incontrati si e no due o tre, all'infuori della mia famiglia si intende. Al contrario le sanguisughe che se ne stanno tutto il giorno a parlare dei fatti di politica o economia le odiavo, anzi no dai, non le sopportavo. Infatti erano lì con i loro vestiti firmati che stavano chiacchierando del più e del meno come se fossero i migliori, gli intoccabili. E come se non bastasse ogni tanto lanciavano delle occhiatacce ai cagnoloni, sentendosi superiori.

Fortunatamente, prima che io potessi provocare gravi danni,  arrivò un uomo che mi distrasse da quei maledetti vampiri. Avrà avuto si e no 500 anni, anche se dimostrava più o meno la mia età. Lo intuii dagli occhi leggermente scoloriti e ingrigiti, posseduti da chiunque stesse avanzando con essa, anche di poco come quest'ultimo considerato di mezz'età. Era vestito molto elegante con una camicia bianca, una giacca e una cravatta nera come i pantaloni, e appuntata sul petto una spilla su cui era inciso il suo nome. Quando mi passo accanto lessi sulla targhetta "professor Parker". Radunò tutte le "creature" in un angolo dell'immenso campo sportivo e ci fece il suo discorsetto... "cari ragazzi sono felice di vedere che anche quest'anno ci siano così tanto iscritti e" blah blah blah" spero che" blah blah blah". Eh dai era il solito discorso preparato, scritto su due piedi per non far sprecar tempo al preside e reciclato ogni singolo anno. Avrei scommesso una gamba che era lo stesso dell'anno precedente e di quello prima ancora.

Dopo il bellissimo discorso ci dissero che l'indomani avremo affrontato il test per saper il nostro elemento. Nel frattempo ci accompagnarono nelle stanze e grazie alla mia solita sfortuna mi ritrovai in stanza un lupo mannaro. Appena entrata in stanza mi trovai subito il letto pieno di peli.... sospirai e cominciai a mettere le mie cose nell'armadio, se così si può definire un buco pieno di peli dove a malapena ci stavano i miei vestiti. Mi chiesi immediatamente dove fosse la mia compagna di stanza, non riuscii neanche a finire il pensiero che una ragazza alta e magra mi butto le braccia al collo. "Sono così felice di averti come compagna di stanza" mi disse con voce stridula di sicuro non adatta a un cagnolone " io sono Noemi Jonson. Tu?"

Ancora un po' sorpresa, risposi con voce titubante staccandomi l'animale dal collo "Piacere Elis White"

"Non ti dispiace vero che prenda questo letto?" mi chiese indicando il letto alla sua sinistra.

"Certo che no! Io avevo già sistemato le mie cose sull'altro lato"

"Oh perfetto,mi dispiace moltissimo per il pelo sul tuo letto, è solo che sono stati qui alcuni miei amici e hanno subito cominciato ad azzuffarsi" mi disse con gli occhi pieni di dispiacere. Non pensavo che un lupo potesse essere così gentile ma rimasi anche sollevata nel sapere che non condividevo la stanza con una cagnolona in piena muta.

Guardandola meglio mi accorsi che era meno alta di quanto credevo quando mi era saltata addosso e che aveva i capelli biondi e gli occhi chiari. Era un snella e portava un vestitino che la faceva sembrare una bambolina.

Ci mettemmo a chiacchierare del più e del meno e mi addormentai felice di avere una compagna simpatica come lei. sapevo che saremmo diventate ottime amiche.


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