Capitolo 2

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Nel mio sonno agitato sento uno strano rumore in lontananza ma non riesco subito a collegare ne da dove viene ne se sia reale oppure sia solo uno stupido sogno.
Il rumore si fa sempre più assordante e purtroppo capisco subito di che cosa si tratta.
In un attimo mi metto a sedere sul letto, prendo il telefono dal comodino e sbloccandolo leggo l'orario sullo schermo: 09:21.
Mi prende un colpo ed in un attimo sono già in piedi. Tra 15 minuti l'autobus arriverà ed io non posso permettermi di perderlo altrimenti il mio esame salterà.

- cazzo! Ma cos'ho che non va?- Urlo.

Dal piano di sotto sento le urla di mia madre ma le sue parole, dal piano di sopra, sono incomprensibili; mi starà sicuramente sfasando dietro a causa del mio ennesimo ritardo.
Mi metto la prima cosa che trovo nell'armadio, una camicia stropicciata, un jeans strappato e le mie inseparabili vans; mi lavo velocemente la faccia ed i denti, raccolgo i capelli in uno chignon disordinato e corro fuori di casa più veloce possibile cercando di non perdere il pullman.

Stranamente questa mattina la fortuna sembra girare dalla mia parte e riesco a pelo a prendere il bus.
Una volta sul bus tento di calmarmi per ritrovare l'ossigeno necessario; il fiato corto, causato dalla corsa, diventa piano piano un respiro più regolare .
Mentre cerco di riprendermi il cellulare suona, faccio fatica a tirarlo fuori dalla tasca ma appena riesco rispondo subito senza leggere il destinatario.
Dall'altra parte del cellulare sento:
- Dove cazzoo seiiii- ovviamente è Maelle la mia tranquilla migliore amica che con il suo urlo ha appena compromesso il mio udito.
Tento con il fiato corto di dirle qualcosa ma lei non mi lascia parlare e continua:
- Hai tempo 10 minuti per arrivare qui- e chiude la chiamata.

*DIECI MINUTI DOPO*

Dopo l'ennesima corsa di oggi,dalla fermata fino all'università, arrivo al padiglione centrale della mia università appena 3 minuti prima dell'inizio dell'esame.
Corro senza sosta tra gli immensi corridoi cercando di capire e di scovare l'aula di esame. Dopo quasi otto mesi ho ancora difficoltà a muovermi e ad orientarmi. Ci saranno almeno 30 corridoi tutti uguali e anche le classi sono identiche. Per fortuna dopo poco vedo Maelle in lontananza, è seduta con altri miei compagni sulla panchina in mezzo al cortile e sta sorseggiando la sua amata red bull cosa che solo lei può fare dato che sono ancora le 10 del mattino. Mi avvicino cautamente verso di lei consapevole che la ramanzina da "mamma" mi aspetta.
Arrivata li, saluto tutti con un ciao generale ma appena la mia migliore amica si gira verso di me il suo sguardo cambia sembra sul punto di prendermi a calci, così si avvicina e mi dice a bassa voce in modo che nessuno ci senta :
-Fede non è possibile che tu ti stia buttando via, non puoi presentarti all'esame in ritardo e per di più vestita cosi!-

Ha ragione, mi sto buttando via e sto mettendo il mio futuro a rischio per una persona come lei, ne vale davvero la pena? Forse si.

- Terra chiama Fede!!! Guarda che parlo con te- mi urla Maelle muovendo la sua mano davanti alla mia faccia.

-Si scusami, hai ragione ma con il tempo passerà- le rispondo abbozzando un sorriso.

Ma la domanda è: mi passerà davvero?

Dopo pochi secondi la professoressa Negrini fa il suo ingresso in aula di esame e tutti la seguiamo accomodandoci in aula.
Dopo aver fatto l'appello ed aver spiegato le modalità di svolgimento dell'esame ci da un in bocca al lupo e da il via all'esame: 75 minuti di tempo. 120 domande.

Non so come, ma riesco a spegnere il cervello e concentrarmi solo sul mio esame.
Devo passarlo assolutamente!

In un mare di pensieri, tu mi salvi. Where stories live. Discover now