Capitolo 22: Fight

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Il ragazzo corse verso di lei, gettando la sigaretta per terra. L'altro se ne accorse, lasciando andare lei, che cadde a terra, tagliandosi la guancia sul selciato.
Intrapresero una lotta. Erano entrambi molto agguerriti, e anche molto in forma. Eren cercò di colpire con un un pugno l'altro, che lo scansò con un rapido movimento. Ne approfittò per tirargli un calcio, che colpì il suo fianco, facendolo traballare. Lei voleva avvertire il suo aiutante sul pericolo che correva.
"L-levi" ansimò "h-a una p-pistola".
Ma prima che riuscisse a ragionare, la aveva già tirata fuori. Aveva sparato un colpo, diretto alla spalla, ma anche quello era stato abilmente evitato. La musica, da dentro, si abbassò. "Merda" mormorò il castano piano, capendo che era stato sentito. Riattaccò, riuscendo a colpire il basso ventre dell'avversario con una ginocchiata. L'avversario imprecò di dolore, prima di stampargli sulla faccia una gomitata ben piazzata. Ma il punto colpito era troppo sensibile, e piano di inginocchiò a terra. Sapeva che gli bastavano pochi secondi per rimettersi in gioco, ma lui aveva un'arma che non aveva bisogno di grandi forze. Lo avrebbe ucciso prima che avesse solo potuto alzare la testa. Sentiva dentro di sé già il sapore della sconfitta, della morte. Poteva già vedersi, il suo cadavere coperto di sangue, sull'asfalto e quell'altro bastardo che rideva, prima di stuprare la sua amica. Era per lei che l'aveva fatto. Per aiutarla.
"Ti prego, Dio, fa che sia felice" pregò.
Aprì gli occhi. Gli stava puntando la pistola alla testa.
"Ora, mio caro principe azzurro, morirai." disse, una nota maniacale nella voce, gli occhi smeraldini che dimostravano pazzia pura. Era del tutto andato.
Si rivolse a Mikasa "Pensi che ti abbia perdonato? No. Sei solo una puttanella, Mikasa. Te la tiri con chi ti fa comodo, e poi ti fai salvare eroicamente da loro, lasciandoli appassire, come dei fiori."
Riguardò il ragazzo per terra, e il grilletto scattò.
"Ti prego, fa che sia felice, e che si ricordi di me. Non desidero altro" pensò infine.
Aspettò di sentire la morte attraversarlo, chiudendo gli occhi, ma non accadde.
Vide la sua ragione di vita, stesa davanti a lui, una macchia di sangue sullo stomaco. Subito non ci pensò due volte a fare, con una mossa agile, lo sgambetto al maniaco che si trovava davanti. Gli colpì con violenza la testa, e egli svenne.
Non si preoccupò per la sua salute, o per i lividi che aveva. Vedeva lo sguardo della ragazza che amava farsi sempre più confuso, più fermo. Vedeva la sua anima staccarsi dal suo corpo.
Si sedette accanto a lei, prendendola fra le braccia. Era assente.
Non poté fare altro che aspettare. Sentiva molto in lontananza le sirene di un'ambulanza suonare. Evidentemente gli invitati la avevano chiamata.
Ma non era sicuro dello stato di vita della ragazza. Pianse, pianse con tutto il cuore.
"Ti prego, non lasciarmi. Perché? Potevi startene a guardarmi mentre morivo. Potevi essere felice, avere una vita. E ora, guarda come sei messa. In bilico.
Ti supplico, non andartene, resta con me" singhiozzò, accarezzandole le guance.
Sorrise. Non altro, prima di chiudere gli occhi. L'espressione di pura tristezza sulla faccia del ragazzo, era un'opera di emozioni orrende. La prese in braccio, alzandosi in piedi. Sentiva il suo respiro. Ancora. Fece pochi passi verso le autorità, che nel frattempo erano giunte là. Le forze non lo aiutarono. Lasciò la sua amata a un poliziotto, e cadde, sfinito.
"Salvatela. Per favore" mormorò, prima di svenire.

Angolo autrice...
Allora. Vi volevo ringraziare per le 500 views. E volevo anche chiedervi se vi  va di vedere un'altra parte di questa storia dopo. Tipo alle quattro e mezza.
Vi saluto,
V.🖤

•| 𝑎𝑙𝑤𝑎𝑦𝑠 |•Où les histoires vivent. Découvrez maintenant