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Guardai il mio riflesso allo specchio e sorrisi tra me e me, mentre ero circondata dalle quattro mura della mia stanza vuota

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Guardai il mio riflesso allo specchio e sorrisi tra me e me, mentre ero circondata dalle quattro mura della mia stanza vuota.

Avevo raccolto i capelli in un morbido e basso chignon, con delle ciocche ribelli rosa che mi incorniciavano tutto il viso perfetto e facevano risaltare i miei occhi dalle sfumature scure del blu avio e del bianco.

Due splendidi orecchini in oro pendevano dalle mie orecchie. Gli avevo scelti con i motivi floreali in modo che si abbinassero perfettamente con l'abito dorato che avevo scelto di indossare.

Flore, prima di tornare nelle sue camere, mi aveva truccata sia gli occhi che le labbra con dei tenui colori neutri: gli occhi avevano una sfumatura arancione chiaro che, con la luce dei lampadari, avrebbe fatto in modo che essi brillassero come stelle nel cielo notturno; mentre, le labbra, erano dipinte con un rossetto rosa tenue in modo che non risultassi eccessivamente truccata.

A completare il mio abbigliamento elegante è maestoso, c'erano dei fermacapelli con delle rose rosa, realizzate con molte pietre preziose che conferivano ai fiori tutte le caratteristiche di quelli reali.

Sembravo una Principessa, la principessa che, sin da piccola, sognavo di diventare, ma che la vita mi aveva insegnato fosse solo il sogno infantile di una bambina.

Bussarono alla mia porta e mi precipitai ad andare ad aprire, dando prima un ultimo sguardo al mio riflesso nel grande specchio del bagno.

Sorrisi dolcemente e tirai un sospiro.

Ero leggermente in ansia per ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve. Avevo il terrore di commettere qualche errore e di fare una terribile figuraccia davanti a tutta la popolazione Samidea e Divina. Mancava solo questa eventualità per rendere la mia permanenza al palazzo ancora più difficile da sostenere.

Afferrai il pomello della stanza ed aprii la porta.

Mi sarei aspettata di trovarmi difronte il principe Aedyon o la principessa Sol, invece, rimasi sconcertata nel vedere che il Dio della distruzione, Mokosh, era a pochi centimetri da me, con un abito blu molto elegante.

Trattenni il fiato.

Questa non ci voleva proprio... Cosa voleva adesso?

«Ciao, giovane "Prescelta".» disse, sputando l'ultima parola come se fosse un insulto alla sua persona.

Il panico iniziò a montarmi dentro quando mi rivolse un sorriso falsamente cordiale che non lasciava presagire assolutamente nulla di buono.

Se fosse venuto fin qui con l'intento di farmi fuori, molto probabilmente ci sarebbe riuscito. Non sapevo ancora se fossi in grado di fronteggiare una divinità così potente da sola e sperare di poter rimanere in vita dopo lo scontro. Sarei senza dubbio morta prima ancora che me ne potessi accorgere. Inoltre, non c'era nessuno nei paraggi che potesse aiutarmi a tirarmi fuori dai guai.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Where stories live. Discover now