7

2.3K 132 17
                                    

Lasciai ricadere le posate nel piatto ormai vuoto.

Jimin aveva mangiato con gusto, sembrava essersi ripreso da quel pomeriggio...

Non avevamo ancora affrontato quell'argomento, entrambi sapevamo di doverlo fare, ma nessuno sembrava averne la voglia o il coraggio.

Fui io, con la mia classica delicatezza, ad iniziare il discorso
:"Cosa ti ha provocato l'attacco di panico?"

Le pupille di Jimin si restrinsero.
Il sorriso gli morì sulle labbra e le sue piccole mani si strinsero attorno alle braccia trascinando verso il basso le maniche della felpa che portava, fino a coprirsi le punte delle dita.
come se fosse stato colpito da una folata di vento gelido.

:" hei piccolino" dissi nel modo più dolce possibile posandogli una mano sulla guancia.
:" non serve parlarne, non è importante"

Jimin sollevò lo sguardo.
:" non è questo... è che ho paura tu possa giudicarmi in maniera errata..."
Corrugai la fronte, se solo sapesse quanto c'era da pensare male su di me ..

:" Guarda" disse estraendo il cellulare dalla tasca.
Una foto mi si parò davanti, ritraeva un ragazzo dai capelli rossi del quale non si vedeva completamente il viso, in un atto davvero poco casto.

Un altro ragazzo era in piedi dietro di lui, lo teneva stretto per i fianchi, affondando le sue luride unghie nella pelle bianca e delicata del ragazzo.

Non serve che descriva oltre quello che stavano facendo.

Una fitta mi invase il petto mentre scorrevo verso lo scatto successivo.

Il ragazzo dai capelli rossi si era voltato in direzione della fotocamera e guardava con occhi sgranati l'obbiettivo.

Il ragazzo dietro di lui lo teneva stretto a se.

Nella foto successiva il ragazzo era in lacrime, tenuto fermo dall'altro che ancora lo tratteneva tra le sue unte braccia.

Non so descrivere il male che provai nel constatare che il viso del ragazzo nella foto e quello seduto davanti a me coincidevano perfettamente.

Deglutii a fatica.
Avrei dovuto dire qualcosa, qualsiasi cosa, eppure la mia gola era secca, arida e bruciava.
Le parole sembravano bloccate in fondo ad essa.

:" Il ragazzo che tiene la fotocamera era il mio migliore amico.
O almeno così pensavo io...
Frequentavo l'ultimo anno di liceo e non avevo ancora fatto coming-out  ufficialmente.
Solo lui lo sapeva.
Così un giorno ha pagato un nostro compagno di scuola per sedurmi. È stato facile per lui, io ero molto ingenuo...disse di essersi innamorato di me ... ci cascai in pieno.
lo abbiamo fatto nello spogliatoio della scuola.
Poi mi sono accorto delle telecamere."

Continuavo a guardarlo sbigottito.

:" perché ti ha fatto una cosa del genere?"
Era l'unica domanda che mi risuonava nella testa.
perché una persona dovrebbe essere tanto crudele?

:" Ero popolare tra le ragazze, che ironia" fece una risatina nervosa
:" Tra quelle che mi si dichiararono comparve questa ragazza che a quanto pare piaceva a lui.
Nonostante l'avessi rifiutata una decina di volte quella continuava a tornare.
Lui mi chiese di rivelare il mio vero orientamento in modo da potergli fornire una chance, ma non era una decisione che spettava a lui quando e a chi dovevo dirlo, ero stato molto chiaro.
Così lui mi ha battuto sul tempo."

Fece un gran respiro
:" Non hai idea di quanto velocemente si sono diffuse quelle foto, non solo a scuola, ho dovuto cambiare città perché anche dopo anni dagli scatti non riuscivo a trovare lavoro.
Così sono capitato qui."

:" Mi ero deciso a non parlare più con nessuno, o meglio a non legarmi più con nessuno.... poi sei arrivato tu"
Disse guardandomi negli occhi.

Un crack improvviso mi riportò alla realtà.

Guardai in basso, tra le mie mani c'era il telefono di Jimin con il vetro crepato.

Merda.
Senza accorgermene avevo stretto troppo.
Cazzo non ne facevo una giusta.

:" cazzo... cazzo! Mi dispiace un casino, te lo ricompro" dissi cercando di raccogliere i piccoli pezzi di vetro sul tavolo.

Una mano si posò sulla mia.
:" stai tranquillo" Jimin si era alzato dal suo posto venendo di fianco a me.

:" L'attacco di panico è semplicemente una conseguenza della mia paura di essere ferito di nuovo.
Mi dispiace se ti ho spaventato..."

:" Stai scherzando? Io ti causo un attacco di panico, ti faccio piangere e ti rompo il telefono  e sei tu a scusarti?
Cos'hai nella testa?"

Dissi convinto colpendogli delicatamente la fronte.

:" Quel tuo amico è davvero un pezzo di merda.
Ho altri commenti più... saporiti in merito, ma non si adattano a questo tipo di ambiente"
Dissi cercando di sembrare il più colto possibile.

Jimin scoppiò a ridere fortissimo dopo la mia accuratissima imitazione di un gentiluomo.

:" Da quel che ne so questo non ti ha mai fermato"

:" Vero" dissi
:" Allora devo dire che è proprio un figlio di putt-"
Jimin mi tappò la bocca prima che potessi continuare.

Mi rivolse uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
Poi si fece serio
:" sono stato infelice per molto tempo, non credo di poter guarire, ma voglio provarci.
Non voglio più stare male"
Disse più a se stesso che a me.
Istintivamente una mia mano finì sulla sua guancia, accarezzandola piano.
Adoravo quella parte del suo viso.
In realtà mi faceva tutto il suo viso.

:" Anche io Jimin, voglio stare meglio.
Facciamolo assieme, da solo non ho idea di dove cominciare, ma insieme....."dissi sicuro guardandolo negli occhi.

:" Possiamo guarire, non ti prometto che ce la faremo, ma ti giuro che ci proveremo"

E fu in quel momento che mi accorsi di quanto disperatamente volessi tutto questo.
Di quanto volessi trovare qualcuno come lui.
Così diversi eppure così uguali.
Avrei dovuto proteggerlo, a tutti i costi. Lo avevano già rovinato abbastanza.

Adesso non sei più da solo Jimin, ci sono io.

»»————- ★ ————-««

Eravamo appena saliti in auto quando sentii Jimin borbottare qualcosa di incomprensibile.

:"eh?" Chiesi mentre uscivo dal parcheggio del ristorante.

:" Voglio un dolce" rispose secco.
:" stai scherzando vero?"
:" No, affatto"
:" Jimin eravamo al ristorante perché non l'hai preso li???"

Jimin sembrò pensarci su un attimo
:" Perché non mi andava" disse alla fine.

:"Io non torno indietro"
:" Ma!" Protestò lui di rimando.

:"Dovevi pensarci prima"
:" Io, essendo una persona ovviamente dolcissima, ho una soglia della dolciosità da mantenere alta, altrimenti muoio"

:" Jimin....aspè che parola è dolciosità??"

:" Ti stai focalizzando sul punto sbagliato"

:" Jimin io non mi fermo" dissi scandendo bene le parole.

:"Allora andrò a piedi" disse serio con aria di sfida posando una mano sulla maniglia della portiera.

O santo cielo, ma guarda te con chi devo avere a che fare io.

:" È notte e siamo a due ore di macchina da qualsiasi cosa"

:" Non mi interessa" protestò.

Fu durante quel viaggio in macchina che capii quanto effettivamente a Jimin piacessero i dolci, dopo aver discusso per un ora buona aveva iniziato ad elencare le migliori pasticcerie della zona in cui viveva, e tutti i tipi di pastine, brioche e caramelle che vendevano.

Scesi dalla macchina deciso a eliminare qualsivoglia forma di zucchero dalla faccia della terra, ma a quanto pare il mio piano avrebbe dovuto aspettare.

Davanti all'ingresso della villa un uomo in giacca e cravatta mi fissava.

Let me be the promise that you keep Where stories live. Discover now