[LOG 31] : //.// // - //.//.2052

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Mi fermo sul crinale della montagna, all'ombra di un basso albero. Il sole di mezzogiorno picchia fortissimo, lo shemagh avvolto intorno alla testa e al volto lascia solamente un occhio scoperto; l'unico che mi rimane, il sinistro. Striscio sulla terra giallastra spostando i rami di un cespuglio che mi bloccano la visuale. Recupero un mirino telescopico e me lo porto all'occhio, improvvisando un cannocchiale. Inquadro il piccolo villaggio abbarbicato sul versante del monte di fronte a quello dove sono appostato, più avanti i crinali delle due montagne si toccano formando un semicerchio sbilenco. Una ventina di abitazioni, in mattoni di fango, e recinti per gli animali; un villaggio di pastori. Non scorgo anima viva, ma noto due jeep parcheggiate al limitare delle capanne. Aumentando l'ingrandimento del mirino telescopico, in fondo al burrone sottostante, scorgo un'altra jeep, esplosa.

Ma allora è vero, il gruppo di Keira è stato davvero usato come esca per gli americani! Ho fatto tardi?

Controllo l'orologio impolverato che ho al polso; il conto alla rovescia scorre inesorabile, se seguo il crinale dovrei arrivarci in un paio d'ore. Prego Allah di fare in tempo.

Ritirandomi dietro l'albero, ripongo il cannocchiale e riesamino per l'ennesima volta il mio vecchio e graffiato kalashnikov. Mi assicuro che il caricatore da trenta colpi sia pieno prima di rimetterlo al suo posto; tirando indietro l'otturatore incamero un proiettile. Mi rialzo e scrollandomi la polvere di dosso mi metto in cammino.



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Il belare di una pecora mi fa saltare un battito, chiusa nel recinto ha il vello imbrattato di sangue. Bela di nuovo, ma non è ferita, il sangue non è suo. Facendo un profondo respiro scivolo all'interno del letto asciutto di un torrente stagionale; dalla cima della montagna serpeggia giù lungo il crinale, isolando un'estremità del villaggio dal resto delle abitazioni. Le jeep sono ferme lì, incapaci di traversare sulle strette travi che fanno da ponte. Il legno scricchiola, la trave si curva sotto il peso di qualcuno che passa. Appiattendomi contro l'argine tengo pronto il fucile. Due voci diverse, due uomini. Il mio inglese fa schifo, non capisco quasi nulla di quello che dicono.

» Lei - finito?

Un lungo urlo spezza la conversazione, un grido rauco e pregno di sofferenza. I due rimangono in silenzio per un attimo, poi scoppiano a ridere mentre prendono ad allontanarsi.

» Ancora - giocando – rifiuti!

Serro la presa sul calcio del fucile con tanta forza da sbiancarmi le nocche, mi costringo a restare calmo; alzarmi e iniziare a sparare mi farebbe uccidere. Continuo a muovermi, il tempo è contro di me. Continuo a seguire il letto del fiume, per poi scalare l'argine nei pressi di una piccola capanna di legno e terra, usandola come riparo. Mi sporgo oltre l'angolo, le due jeep sono a poco meno di un metro e nessun altro sembra essere nei paraggi.

Se le metto fuori uso sarà più difficile per loro inseguirci, conosco la zona molto meglio di loro.

Acquattandomi raggiungo le jeep, un vecchio modello senza capote, appartengono al gruppo di Keira. Le chiavi sono nel quadro, forse lasciate lì in vista di una fuga precipitosa che non c'è stata. Scivolo sotto la prima jeep e inizio a cercare, è tutto impolverato e coperto di fango; quando riesco a trovare la pompa del carburante la manometto senza pensarci due volte. Sguscio fuori da sotto il veicolo giusto in tempo per essere sorpreso da una vista terrificante, un colosso di metallo di quasi tre metri d'altezza. Un gigante corazzato, un carro armato bipede. Un lungo cannone da 40mm gli spunta da sopra la spalla destra, in posizione di riposo aderisce alla schiena con la canna che punta verso l'alto. Mitragliatrici leggere anti fanteria sono innestate in entrambe le braccia.

Silicium Souls I: MnemosyneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora