Capitolo 11

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"Aaaaahhhhhh. LASCIAMI!".

Lexa sentì delle grida che la misero subito in allerta. Afferrò la pistola dalla fondina e fece irruzione nel bagno.

Si bloccò di colpo quando vide un uomo, coperto da un ridicolo passamontagna, puntare una colt contro la Senatrice.

"Target sotto attacco, bagno delle donne, ho bisogno di rinforzi", mormorò all'auricolare per richiedere il supporto della squadra.

L'attentatore solo in quel momento di accorse dell'arrivo della Woods e agì d'istinto, afferrò Clarke per il collo facendosi scudo con il suo corpo puntandole l'arma alla tempia.

"Non ti muovere, se non le faccio saltare la testa!", intimò l'uomo stringendo di più il collo della Senatrice, la quale gemette per il dolore.

La Woods strinse con più forza il calcio della pistola, aveva l'uomo sotto tiro, ma fare fuoco sarebbe stato troppo pericoloso, avrebbe rischiato di colpire la Senatrice e non era assolutamente un'opzione. Doveva trovare una soluzione e avrebbe dovuto farlo alla svelta. Con l'adrenalina a mille optò per la negoziazione.

"Non hai via di scampo. Sei circondato, lascia andare la Senatrice. Subito!", gli ordinò Lexa con tono duro ed imperativo.

"Lasciami pezzo d'idiota! Se credi di uscire vivo da qui sei proprio un coglione, tu e chi ti ha mandato avete fatto male i vostri calcoli", l'apostrofò spavalda Clarke cercando di divincolarsi dalla presa dell'uomo.

"Zitta puttana!", esclamò l'attentatore stringendo la presa.

Lexa fulminò Clarke con lo sguardo. Non emise un fiato, non ce n'era bisogno, quegli occhi verdi sembravano in fiamme, era come se l'avesse rimproverata di stare zitta e lasciarle fare il suo lavoro.

"Senti, io voglio solo farti ragionare, non c'è bisogno che tutto finisca per forza in una tragedia. Non credi?", esordì Lexa cominciando a negoziare.

"Tra poco arriverà la mia squadra, e sai... sono dei tipi un po' burberi e non vedono di buon occhio le minacce", continuò la Woods facendo un passo avanti.

"Non mi fai paura, se mi spari la Senatrice muore", obiettò l'uomo con fermezza.

"Forse hai ragione... ma se muore lei, subito dopo tocca a te...", cercò di intimidirlo facendo un altro passo in avanti.

"Senti, facciamo un patto... adesso tu lasci andare la Senatrice e prendi me al suo posto. Sono il tuo unico lasciapassare per uscire di qui", contrattò l'agente alzando le mani in segno di resa.

Clarke stava cedendo alla paura, l'attimo di spavalderia era già morto e sepolto da quello scambio tra la Woods e l'uomo che continuava a minacciarla. Lexa si stava offrendo al suo posto e lei era terrorizzata dal fatto che le potesse succedere qualcosa. La Senatrice stava per ribattere, venendo meno all'ordine silente che l'agente le aveva appena dato, ma non ci riuscì perché proprio mentre stava per aprire bocca, dalla porta del bagno, sbucò una barcollante Niylah.

"Ma quanto ci metti, tesoro?", biascicò prima di rendersi conto dell'intera situazione.

Successe tutto in un attimo, preso alle strette l'attentatore esplose un colpo di pistola colpendo la nuova arrivata che cadde subito a terra.

"Niylahhhh", urlò Clarke in preda al panico, mentre vedeva una pozza di sangue allargarsi rapidamente sul pavimento proprio sotto il corpo della sua ex.

"Lasciami lurido figlio di puttana!", gli intimò la Griffin agiandosi sempre di più.

Lexa puntò di nuovo la pistola sull'uomo e, non perdendolo mai di vista, si abbassò per sentire i segni vitale dell'avvocato.

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