Capitolo 14

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Sono passate esattamente due settimane da quando ho visto per l'ultima volta Conrad. E' da due settimane che ogni giorno mi sveglio, vado a scuola, torno a casa, studio e poi vado a dormire.

Vorrei avere la forza di reagire, di riprendere tra le mani le redini della mia vita e di riuscire a dire che le mie giornate non dipendevano da quel ragazzo dagli occhi color del cielo, ma non sarebbe vero e perciò non riesco a farlo.

Quel giorno dopo essere stata per tutta la serata a casa di Cassidy mi sono sciacquata il viso, ho coperto con del correttore i rigonfiamenti intorno agli occhi dovuti alle molte lacrime e dopo aver lasciato alla mia migliore amica tutto il cibo che avevo preparato per il picnic sono tornata dai miei genitori.

Non ho avuto il coraggio di dirgli che io e Conrad non ci frequentiamo più, non avrei resistito nel sentirli dire che avevano ragione, che Anderson mi aveva soltanto usata per i suoi meschini scopi senza preoccuparsi minimamente dei miei sentimenti.

Alla fine avevano ragione loro, credevo di aver davanti a me un ragazzo per bene e invece si trattava soltanto di un bugiardo. Anche se in realtà sono certa che si siano resi conto che qualcosa non va, non esco più il pomeriggio mentre prima andavo a prendere Conrad dagli allenamenti quasi ogni giorno e per quanto mi sia sempre trattenuta dal nominarlo davanti a loro adesso non riuscirei a farlo nemmeno se mi obbligassero.

"Elizabeth hai visite!" La voce di mia madre mi giunge ovattata a causa della porta chiusa della mia camera, ma riconoscerei quel 'Grazie signora Tiffany' ovunque. Senza aspettare che Cassidy bussi alla mia porta mi alzo velocemente dal letto e apro la soglia della mia stanza pronta a vedere i lunghi capelli biondi della mia amica. Prima ancora di poterle dire qualcosa mi circonda con le sue braccia e riconosco il suo solito profumo alla vaniglia accompagnato dalla sua voce, "Come va?" Non appena mi lascia libera richiude dietro di sé la porta e si va a sedere sul letto al mio fianco.

"Non credo che tu abbia bisogno di una risposta, Cassy." Mi appoggio alla testiera del letto e chiudo brevemente gli occhi per poi sospirare.

"Elizabeth ti ho lasciato del tempo per te stessa, ho pensato che dopo una settimana ti saresti ripresa, saresti uscita ancora una volta, avresti partecipato alle ultime partite dell'anno e saresti tornata a sorridere. Sono già passate due settimane e io non ce la faccio più a vederti così, non voglio credere che Anderson abbia portato via con sé Elizabeth Thompson, la mia migliore amica, colei che riuscirebbe a farmi ridere anche nelle situazioni peggiori. Devi reagire Elizabeth, io sono qua con te e per te. Permettimi di aiutarti." Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi ma mi sforzo per non farle scendere. Cassidy ha ragione, devo reagire, non posso dare anche quest'ultima soddisfazione ad Anderson, devo tornare a vivere la mia vita.

"Io vorrei Cassy, ma è difficile far finta di star bene quando non si sta affatto bene. Mi vergogno anche a camminare per i marciapiedi perché penso che tutti ridano alla mie spalle per la mia stupidità." Cassidy si alza di scatto dal letto e apre il mio armadio da cui prende un vestitino a fiori.

"Adesso noi due usciamo, andiamo in un posto e poi da Snaky's e non accetto un no come risposta. Oggi ti trovi sotto la mia responsabilità, ho già parlato con i tuoi, torneremo stasera." Per un secondo penso di rifiutare e dirle che non ne sono capace, ma poi cambio idea, devo riuscire a combattere me stessa per poter andare avanti e Cassidy mi sta offrendo una mano verso il primo scalino della guarigione.

"Va bene, ci sto." Cassidy emette un urletto stridulo mentre corre in bagno per prendere i miei trucchi lasciandomi il tempo di togliermi il pigiama e indossare il vestito primaverile.

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Cassidy accosta la macchina accanto al parchetto dove eravamo solite passare i nostri pomeriggi il primo anno di liceo, ricordo ancora di come le avessi promesso che Ethan non sarebbe potuto venire lì insieme a noi perché era un posto riservato soltanto a noi due.

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