Capitolo trentatré

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Piccola Stella mia,

sono papà. Il papà di cui conservi qualcosa negli occhi, nel sorriso, nella pelle, nella forma del naso e della fronte. Non sono mai stato bravo con le parole, anche se ci ho provato un mucchio di volte. Ho scritto, riscritto, cancellato, corretto. Mancava sempre qualcosa, quel qualcosa che rende delle semplici parole e in un pezzo di storia, che le modifica e le fa sentire più vere, più forti, più profonde. Tua mamma Maria ci riusciva bene, lei aveva quel qualcosa da tutte le parti prima di conoscermi. Gliel'ho strappato via io, o forse aveva semplicemente deciso lei di riservarmelo, di lasciarmelo incastrato nei capelli, nella pelle, negli angoli. Ho deciso di scriverti perché voglio che tu sappia che sei fortunata. Sceglierà tua mamma Emma quando, come e perché farti leggere le mie parole e voglio che tu sappia che sei fortunata. Probabilmente ci saranno momenti in cui penserai che non sia così, che ti sentirai al posto sbagliato, nella vita sbagliata, che ti mancherà la mamma. Spero non succeda mai. Spero che tu troverai in Emma e Stefano sempre i tuoi genitori, perché ti amano e l'ho visto da come ti guardano, come ti accarezzano, come gli hai scombussolato la vita. Soltanto l'amore ti scombussola in quel modo. Perdere la propria madre biologica, però, immagino che non sia una cosa semplice, per cui, se dovesse succederti di perderti, di non vedere quell'amore che quei due matti provano per te, ci sarà questa mia lettera. Sei fortunata, Stella. Sei nata da una donna talmente forte, determinata, complicata e bella, ti ha cresciuta con il suo esempio, con i suoi pregi e i suoi difetti e tu, anche se magari non ricorderai il suono della sua voce, il suo colore preferito o com'è che ti svegliava la mattina, ne porterai sempre i segni dentro di te: nelle ossa, nel sangue, nei tuoi capelli ricci. Sei fortunata perché potrai affrontare la tua vita con ciò che lei ti ha lasciato e con ciò che Emma e Stefano ti daranno. Sarai una donna piena, viva, sarai buona, perché sarai cresciuta circondata dalla bontà di due persone che hanno deciso di viverti e saprai che qualunque drago si può sconfiggere. Mamma Maria ti ha insegnato a lottare e a non arrenderti mai. Stella, forse mi odierai ad un certo punto. Anzi, senza forse, lo farai sicuramente, perché un padre che sceglie di non esserlo è forse sbagliato. Voglio che tu sappia, anche se ti sembreranno frasi fatti, trite e ritrite, che l'ho fatto soltanto per te. Sono un debole, piccola, sono uno che dai draghi si è sempre fatto sconfiggere, che a volte è addirittura stato il drago nelle fiabe degli altri. Mi sono perso un mucchio di volte e non volevo che nessuno mi ritrovasse. Ecco, forse a volte perdersi è necessario: pensa che bello il sollievo di ritrovarsi, poi, pensa che soddisfazione. L'importante è ricordarsi sempre che ad un certo punto, ritrovarsi è fondamentale. Sai, la mia bussola era tua madre. Maria Luisa Caffi mi orientava, mi indicava la strada e lo faceva così, senza che io le avessi chiesto nulla. C'era qualcosa nel suo modo di amarmi che mi faceva venire voglia di ritrovarmi. Solo che, piccola, lo capirai un giorno, le cose belle molto spesso fanno paura e io sono sempre stato un fifone: ho perso anche lei, come ho perso me stesso. A distanza di qualche anno posso dirti con certezza che tua mamma ha fatto bene a tenerti lontana da me. Voglio che tu sia felice, Stella e voglio esserlo anche io e per farlo devo lavorarci ancora un po'. Forse sono egoista, forse le mie parole ti faranno star male, ma voglio che tu sappia che nella mia testa, nel mio cuore, ci sarà sempre spazio per te, anche se sono debole, troppo fragile, un uomo senza bussola. Un padre che non ha paura, Stella, per una volta nella mia vita non è paura quella che sento: è soltanto amore. L'amore più forte e incontrastato che io abbia mai provato. Fino ad una manciata di giorni fa non ti conoscevo neanche ed ora, già ti amo. Ti amo al punto da mettere il tuo bene prima del mio, perché Stella, tua madre sarà anche stata la mia bussola, ma tu sarai sempre la mia casa. I tuoi occhi, le tue manine, il tuo buffo modo di dormire tutta storta, mi hanno fatto ritrovare. Mi ero perso, Stella, mi ero perso perché non avevo una casa. Ora ce l'ho e non voglio rovinarla, voglio che cresca bene, che sia stabile, bella. So che c'è, so che ci sei e questo basta. Anche se dovessi andare dall'altra parte del pianeta, non mi perderò più. Tua mamma mi ha fatto il regalo più bello che potesse farmi e penso lo sappia, da qualche parte, ovunque lei sia. Mi ha regalato una Stella. Spero che ci perdonerai tutti.

I draghi si possono sconfiggereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora