Capitolo 9: Redamancy

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Redamancy: L'atto di amare chi ricambia il tuo sentimento. Un amore totalmente corrisposto.

La casa di Aziraphale era sempre calda, sempre accogliente.

Crowley si accomodò sulla stessa poltrona dove si era accampati qualche tempo prima, questa volta indebolito non dall'alcool ma da tutti gli avvenimenti di quella sera.

"Posso preparare un té, o un caffè, una cioccolata..." si era offerto subito Aziraphale, guardandolo con aria apprensiva.

"Sto bene. Non... non sentirti costretto a farmi da infermiere."

Crowley non stava bene per niente, e lo dimostrava il tamburellare delle sue dita, il lieve tremore, quella vibrazione nervosa e intrinseca del suo corpo che lo rendeva teso come una molla.

"Mi fa piacere. E poi io volevo proprio farmi una cioccolata calda." gli disse Aziraphale, ancora in piedi, non senza il suo immancabile sorriso. Come faceva a starsene così sereno, lui, dopo ciò che era appena accaduto?

"A te... a te non ha fatto arrabbiare?" chiese Crowley, seguendo l'altro in cucina. Aziraphale camminava davanti a lui dandogli le spalle.

"È sempre andata così, no? Non è una sorpresa, immagino."

"Non vuol dire che vada bene..." borbottò Crowley tra sé e sé.

"Infatti non va bene. Ma non tutto può sempre essere perfetto. Ora però - Aziraphale si voltò verso di lui, alzando lo sguardo e posandogli delicatamente una mano su un fianco - Credo che sia il caso di rilassarsi un po'. Se vuoi possiamo parlarne domani, ma adesso sei un fascio di nervi."

Crowley, ancora colpito dalla naturalezza con cui l'altro gli si era avvicinato, si trovò a cercare la calma in quei sereni occhi blu.

"Ti voglio bene - sussurrò, lasciando che l'altro lo stringesse del tutto a sé - Davvero."

Aziraphale e Crowley rimasero fermo per un attimo, il secondo con le braccia sulle spalle del primo e il respiro corto. C'era silenzio, tra loro due, un silenzio profondo e piacevole, che sembrava parlare per sé.

"Forse... è il caso che io faccia questa cioccolata, no?" disse Aziraphale, lasciando rapidamente un bacio sul naso dell'altro, un gesto così naturale e affettuoso da lasciare Crowley a dir poco spiazzato.

Aziraphale, lo stesso Aziraphale che era sembrato impacciato e teso più di lui, stava dimostrando sempre di più di avere un lato nascosto. Un lato che agiva con una dolce naturalezza, senza troppe esitazioni.

Forse, semplicemente, era già familiare con quei comportamenti. Li aveva già sperimentati con qualcuno prima di lui e quindi sapeva già come fare. Era familiare con quel tipo di vicinanza affettuosa che a Crowley provocava sempre un leggero panico collaterale.

Aziraphale preparò la cioccolata calda e un caffè, e quando entrambi furono pronti Aziraphale mise le mani in tasca e aggrottò le sopracciglia, con aria pensosa.

"Qualcosa non va?" chiese Crowley, senza capire.

"Oh no, no. Andiamo in salotto? Il mio divano è comodo."

"Sì. Sì certo - Crowley prese la propria tazza e fece un mezzo sorriso - Certo che con questo posso scordarmi di dormire. Come lo sapevi che avrei preferito il caffè al té?"

"Perché quando dipingevi non facevi che fare pause caffè, Crowley. Non eri particolarmente riservato a riguardo."

Si sedettero fianco a fianco sul divano nel piccolo salotto. Era una stanza semplicissima, coperta da librerie in tre muri su quattro.

Precious | Good OmensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora