4. Odore di bugia

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"Ci sono giorni in cui il mondo mente,
giorni in cui dice il vero.
Stasera dice il vero – e con
quale triste e insistente bellezza."

Albert Camus

I miei occhi mi sono sempre piaciuti. Questo perché sono l'unica cosa che mi differenzia da mia sorella. Siamo due gocce d'acqua, della stessa identica acqua, tranne quei due piccoli pezzetti di colore circondati dal bianco del bulbo oculare.

Sono scuri, un miscuglio di colori che si trovano in natura. C'è un po' di giallo ocra come il sole al tramonto, un briciolo di turchese lapislazzulo, del verde scuro come il muschio, dell'ambra caldo come il miele. Da lontano possono sembrare come quelli di Becky, un nocciola caldo. Ma da vicino sembrano due pozze di universo.

Sono molto fiera dei miei occhi, penso mentre mi guardo allo specchio del bagno. Cosa che non posso dire dei miei capelli arruffati, o delle mie unghie poco curate, delle mie guance paffute, le labbra secche e screpolate.

Becky non ha tutti questi problemi e sicuramente non se li fa. Anche perché cura il suo corpo come se fosse un santuario d'oro e granito. Io rabbrividisco al pensiero di farmi una ceretta. Lei si pinzetta le sopracciglia tutte le sere, si fa le maschere di bellezza e sta ore nella vasca da bagno a lisciarsi la pelle con prodotti costosi. Io sono quella che ancora non sa la differenza tra shampoo e balsamo. Ma credo di essermi lavata i capelli pure con il sapone per i piatti una volta.

La verità è che io non ho tempo e voglia per tutte queste cose. Eppure, adesso, penso che sarebbe stato giusto dedicare un po' di tempo a coccolarmi, farmi bella, curare i miei capelli, la mia pelle, le mie unghie.

Sono chiusa in bagno da dieci minuti nel bel mezzo della cena e non riesco ad uscire da qui. Penso costantemente di poter essere giudicata e paragonata a quella dea di mia sorella e mi sale un conato. Se non esco di qui penseranno che mi sia venuto un attacco di diarrea e mamma farà una brutta figura con il cibo, io farò una figura di merda a prescindere.

Mi tiro uno schiaffo in faccia e cerco di riprendermi.
"Oh, ma sei scema? Datti una svegliata, Bianca, non ti è mai fregato un cazzo del giudizio degli altri, continua su questa strada perché non ho alcuna intenzione di farmi una ceretta alla fine dell'estate. Tutto chiaro?", punto il dito contro allo specchio contro la mia me insicura.

Esco dal bagno dopo una rinfrescata alla faccia con acqua ghiacciata e riprendo il posto accanto a mia sorella. Becky sta giocherellando con il cibo nel piatto. Intuisco ci sia qualche problema.

"Oh, Bianca, mi hanno detto i tuoi genitori che hai rifiutato una borsa di studio per prendere il doppio diploma", mi interpella Lèonor, tagliando un pezzo di carne. Annuisco senza rispondere, preoccupata per mia sorella.
"Posso chiederti come mai?", continua curiosa.
"Non potrei mai lasciare Becky", rispondo, prendendole la mano sotto la tavola. Lei mi guarda e mi sorride in modo angelico.

"Che delizia quando i fratelli vanno così d'accordo", conviene il marito con un fortissimo accento francese.

Gli adulti iniziano a chiacchierare di vecchi ricordi e faide familiari, ma mi estraneo totalmente al discorso, lasciandoli diventare il sottofondo.
Guardo sottecchi Julien che è seduto proprio di fronte a noi, anche lui nel disagio più totale.

Che cosa diamine ha detto o fatto a mia sorella? Non sono per la violenza, ma questo Julien mi ha suscitato più volte prurito alle mani.
Avrà la faccia assicurata? Se gli spacco il naso potrebbe farmi causa, magari ha davvero un'assicurazione su un volto così bello.

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