DICIOTTO

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Pov's Elizabeth
Apro gli occhi guardando la stanza immersa nel buio. Mi giro notando il posto normalmente occupato da Robert, vuoto e freddo come tutti i giorni successivi al gala che ci è trasformata in una tragedia per la famiglia Evans. Mi metto seduta sul letto, con l'aiuto dei riflessi di luce provenienti da altri grattacieli dell'elite di Manhattan, riesco a trovare le mie pantofole. Le infilo immediatamente ai piedi, afferro la mia vestaglia e mi alzo dirigendomi alla porta. Mi muovo attraversando il lungo corridoio andando verso il luogo dove sono sicura di trovare mio marito. Apro lentamente la porta dello studio e come pensavo, è seduto dietro la scrivania immerso nel lavoro nonostante l'orario assurdo. Mi chiudo silenziosamente la porta alle spalle e raggiungo Robert. Poggio le mani sulle sue spalle e mi abbasso per dargli un bacio sulla guancia. «Amore, perché non sei a letto? Sono le tre del mattino» gli faccio notare accarezzandogli le spalle.
«Ho un sacco di lavoro da fare, prima incontrarmi con il notaio» risponde concentrato su alcuni fogli riguardanti l'eredità e i possedimenti di suo nonno.
«Lo so, ma può aspettare, è veramente troppo presto per buttarsi a capofitto sul lavoro. Vieni a letto con me» dico accarezzandogli il viso con la leggera barba che gli è cresciuta. «Ti raggiungerò più tardi, devo proprio finire questo prima» risponde senza distogliere lo sguardo dai fogli che sta leggendo. Sposto la sedia girevole, mi siedo sulle sue gambe poggiando la testa sul suo petto. Avvolgo le mani attorno al suo corpo mentre lui poggia la testa sulle mie spalle. So quanto sia stato difficile gli ultimi giorni, perdere un padre ed un nonno lo stesso giorno è qualcosa di troppo per chiunque. «Elizabeth, dovresti ritornare a letto» mi sussurra lentamente.
«Solo se ritorni con me» rispondo. Lui annuisce ed io mi alzo aspettando che spenga il portatile. Gli afferro la mano e poggio la testa sulla sua spalla mentre stiamo ritornando nella nostra stanza. Robert non è un tipo di persona che estende i propri sentimenti ma io so quanto stia soffrendo, quanta pressione stia sentendo e l'unica cosa che posso fare è stargli accanto ed aiutarlo dovunque possibile.
•••
Mi giro guardando mio marito che dorme profondamente, gli accarezzo i capelli leggermente sorridendo. Non sono riuscita più a prendere sonno, ma almeno, Robert ci sta riuscendo, cosa che non riusciva dagli ultimi giorni. Guardo fuori dalla vetrata ascoltando i rumori che provengono dalla città già in movimento, ignari del dolore che la mia famiglia sta portando. La nostra famiglia, ha perso due pilastri fondamentali in una sola notte, spezzando la nostra famiglia i due pezzi. Oliver Evans era l'uomo che ci manteneva tutti uniti, ed ora, io, non so se riusciremo a sopravvivere a tutto questo. Poggio la mano sulla guancia di Robert, so quanto stia patendo il dolore, quanto vorrebbe piangere ma non lo fa perché ora, più che mai, questa famiglia ha bisogno di un leader e Robert è l'unico che potrebbe farlo. Sento bussare alla nostra porta, mi sposto cercando di non svegliare mio marito e mi alzo. Infilo le pantofole dirigendomi alla porta. «Signora Evans, buongiorno» dice Gabriella quando apro la porta. «Signora, mi dispiace disturbarla, ma ha degli ospiti alla porta» continua la donna bionda. «Ospiti?» chiedo afferrando la mia vestaglia. «Si, signora. Non mi hanno voluto dire chi sono, solo che hanno bisogno di lei» risponde Gabriella. Attraverso il corridoio dell'attico fino alla porta, aprendola. «Mamma, papà, che cosa ci fate qui?» chiedo scioccata. «Abbiamo visto sui telegiornali quello che è successo, penso lo abbiano visto tutti gli Stati Uniti, e volevamo solo assicurarci che la nostra bambina stesse bene. Non potevo rimanere in Colorado con la preoccupazione che potresti essere stata ferita anche tu» dice mio padre aprendo le braccia per stringermi a sé. «Io sto perfettamente bene, come vedi, papà» rispondo sorridendo. «In paese si sono tutti preoccupati per te, tesoro. I giornali non annunciavano chi fosse stati ferito, solo che due membri della nota famiglia Evans fossero stati colpiti dai spari. Non potevamo rimanere col dubbio che potessi essere tu!» dice mia madre ed io annuisco comprensiva. «Oliver e Malcolm sono quelli che sono stati sparati, e purtroppo non ce l'hanno fatta» mormoro abbassando la testa, mia madre si mette una mano alla bocca scioccata. «E' terribile, tesoro. Oliver, era un carissimo amico del tuo nonno, lo conosco dalla mia infanzia. E si sanno i colpevoli?» chiede mio padre. «Sono spariti in mezzo alla folla» rispondo. «E come sta Robert ed il resto della famiglia?» chiede mia madre con la voce che trema. «Ce la stiamo cavando tutti» dico forzando un sorriso
«Avete fatto un lungo viaggio, venite pure all'interno» continuo facendo spazio per farli entrare. Chiudo la porta mentre Gabriella li sta facendo togliere i cappotti. «Questo posto è veramente stupendo, tua sorella aveva proprio ragione» commenta mia madre mentre ci stiamo dirigendo verso il salotto. «Allora, ditemi. Dove alloggiate? E quando soprattutto, siete arrivati?» chiedo sedendomi sul divano difronte a loro. «Ieri sera, abbiamo trovato un piccolo motel a Brooklyn, non potevamo permetterci quelli che ci sono qui a Manhattan. Hanno dei prezzi veramente elevati per una notte» risponde mio padre. «Non voglio che continuate a rimanere in un motel, potete venire a stare qui mentre siete a New York. Ci sono così tante stanze vuote in questo attico» dico guardando entrambi i miei genitori direttamente negli occhi. «No, che non possiamo. Non siamo gli unici ad essere venuti a New York. I Sullivan, dovevano venire per acquistare il vestito di Cathy, sai per il matrimonio, e noi abbiamo utilizzato l'opportunità per venire da te. Per non specificare, Luke era veramente preoccupato per te» risponde mia madre. «Davvero? Luke è a New York?» chiedo e mia madre annuisce. «In quel caso, posso cercare un hotel moto meglio di quelli che ci sono a Brooklyn. Potrete rimanere tutti lì mentre siete a New York» continuo facendo annuire i miei genitori. «Va bene tesoro, grazie sul serio. Ci penseremo noi a convivere i Sullivan ad accettare» risponde mio padre sorridendomi. Gabriella entra in salotto servendo tre tazze di tisana, la ringrazio con lo sguardo prima che ritorni in cucina. «Elizabeth» dice Robert entrando in salotto, mi giro e gli rivolgo un sorriso. «Cassandra, Markus, posso dire che questa è decisamente una sorpresa» continua Robert sorpreso di vedere i miei genitori. «Scusa, caro per esserci presentati senza prima avvertire. Ma eravamo entrambi preoccupati per la nostra bambina, e poi non la vedevamo da Natale» dice mia madre. «Non ti preoccupare, Cassandra. Posso dire che è colpa mia se non viene spesso da voi in Colorado, non riesco a stare senza di lei per troppo tempo» risponde Robert avvolgendo le mani attorno alle mie spalle. «Si vede, caro. A proposito, condoglianze. Conoscevo molto bene tuo nonno e tuo padre» dice mio padre e Robert annuisce. «Lo so, mio nonno parlava molto spesso di lei» mormora Robert. «Sai, tesoro, i miei genitori sono arrivati con i Sullivan. Te li ricordi? Abbiamo passato una giornata con loro a Natale» dico è mio marito annuisce guardandomi. «Alloggiano tutti in un motel a Brooklyn, pensavo che potremmo trovarli un posto migliore di un motel» continuo guardandolo in cerca di approvazione. «Ma certo, mando David a spostare i vostri bagagli al Four Season Di Manhattan» risponde Robert facendomi sorridere. «Ed ovviamente, siete invitati al ricevimento in onore di mio padre e mio nonno di stasera. Domani ci sarà il funerale, se vorrete partecipare» continua mio marito. «Certo, grazie per l'invito. Non potremmo mai mancare al loro funerale» risponde mio padre. «Mamma, estendi l'invito per Luke ed i Sullivan. Passerò più tardi per portare qualcosa di elegante per stasera» dico e mia madre annuisce. «Signor Evans, il notaio è alla porta, lo faccio accomodare?» chiede Gabriella entrando in salotto. «Si, portalo nel mio studio. Scusatemi, mi dovrete perdonare ma il dovere chiama» annuncia Robert prima di alzarsi ed uscendo dalla stanza. «Faremo meglio ad avviarci tesoro, se ci sarà un galà stasera sono sicura che tu sia molto impegnata con l'organizzazione» dice mia madre. «Si, lo sono. Verrò più tardi da voi, quando vi sarete sistemati al Four Season» rispondo mentre li sto accompagnando alla porta.
•••
«Portate pure queste sedie in giardino» dico dando istruzioni agli addetti che stanno preparando villa Evans per stasera. «Cara, dovresti riposarti, e magari magiare un boccone. Sono ore che organizzi e prepari» dice la voce famigliare di Kelly.
«Sto bene, tu però, dovresti essere a letto come ha detto il medico» le faccio notare. «Elizabeth, non ti devi preoccupare per me. È stato solo un attacco di panico, non accadrà più. Poi, mi devo preparare per accogliere le arpie dell'alta società» risponde lei avvicinandosi a me. «Ci penserò io ad accogliere gli ospiti, tu non te ne devi preoccupare» dico facendola poggiare la mano sulla mia spalla. «Voglio farlo io, è l'ultima cosa che farò prima di ritirarmi dalla vita pubblica. Dopo il funerale, pensò che lascerò gli Stati Uniti. C'è questa isola in Grecia, con l'acqua più limpida che io abbia mai visto, io e Oliver facevamo piani per andarci da anni ma sai quanto lui adori lavorare. Non potrò andarci con lui, ma sarà bellissimo visitare quell'isola che mi ricorda moltissimo il luogo del nostro viaggio di nozze. Chiederò a Theresa se vorrà seguirmi, ha assolutamente bisogno di tempo per riprendersi dal lutto forse un po' più di tutti. La loro era un unione felice, uno delle poche unioni nell'alta società che non sia stata conclusa come un affare. Malcolm ha solo avuto l'incredibile fortuna di innamorarsi della donna che Oliver avrebbe voluto che sposasse» dice sedendosi sulla panchina grazie al mio aiuto. «Elizabeth, io forse non farò più ritorno a New York se no per la nascita del mio pronipote, e per Theresa ci vorrà molto tempo prima che i suoi piedi tocchino di nuovo il suolo newyorkese, ha bisogno di tempo per riprendersi del lutto ed una metropoli non è il luogo giusto. Il che resta solo te, cara» continua Kelly guardandomi.
«Robert ha preso le redini di questa famiglia, lo sta facendo meravigliosamente come hai visto anche tu ma ha bisogno di te accanto perché affianco ad un gran uomo c'è sempre una gran donna che lo aiuta e sostiene emozionalmente. Tu devi prendere le redini di questa famiglia affianco a lui, Lizzie. So che forse è troppo quello che ti sto chiedendo, ma per favore, aiuta tuo marito a non far crollare il capolavoro di Oliver. La famiglia Evans non deve assolutamente crollare, ma soprattutto non deve perdere il suo potere nell'alta società perché mio marito ha combattuto troppo per ottenerlo» continua Kelly prendendo entrambi le mie mani. «Certo che lo faccio, non c'era nemmeno il bisogno che chiedessi. È mio dovere, da quando  ho accettato di sposare Robert, io, ho  pienamente accettato qualunque cosa faccia  parte di lui» rispondo sorridendo.
«Sai, cara, ho sempre saputo che il vostro fosse un matrimonio combinato. Nonostante tutti gli tentavi di Oliver per cercare di nasconderlo. Sono comunque felice, perché so che alla fine mio nipote non ha trovato solo l'amore in te, ma una sostenitrice, un amica ed alleata per la vita. E non vedo l'ora di poter prendere in braccio i miei pronipoti» dice Kelly stringendomi la mani. Sorrido istintivamente ringranziandola.
«Ti accompagno dentro, il vento si sta innalzando» dico aiutandola ad alzarmi. «Ti ricordo che non sono una di quelle vecchiette nella case di riposo, sono ancora giovane e pimpante» mi ammonisce Kelly camminando verso l'interno. Scuoto la testa ridendo, la raggiungo frettolosamente.
•••
Mi chiudo la porta d'entrata alle spalle, tolgo il cappotto dirigendomi verso la cucina. «Signora, Bentornata» esclama Gabriella vedendomi entrare. «Grazie, mio marito dov'è?» chiedo aprendo il frigo per prendere una bottiglietta d'acqua. «Nel suo studio con il notaio, sono lì da quando lei è uscita» risponde la donna bionda. «Signora, vuole che prepari il pranzo?» continua Gabriella. «Si, comincia pure. Ti raggiungerò più tardi» esclamo dirigendomi fuori dalla cucina.
Attraverso il corridoio fino allo studio di Robert ed apro la porta. «Elizabeth, sei tornata» dice mio marito, annuisco chiudendomi la porta alle spalle. Lo raggiungo dietro alla scrivania rivolgendo un sorriso all'uomo bassotto che dev'essere il notaio. «Mike, lascia che ti presenti mia moglie. Elizabeth Evans» dice Robert facendo le dovute presentazioni.  «E' un piacere, finalmente, conoscerla di persona signora Evans» dice il notaio alzandosi per stringermi la mano. «Purtroppo, ora devo cominciare ad avviarmi, ho altri appuntamenti a cui devo attendere. Ripeto che è stato un vero piacere signora Evans» continua il notaio sorridendomi pacatamente. «E' stato un piacere anche per me» esclamo, lui annuisce dirigendosi verso la porta. «Perché tanta fretta?» chiedo girandomi verso mio marito quando siamo soli. «Lo hai sentito, ha altri appuntamenti a cui attendere. Ora, vieni qua che mi sei mancata» risponde Robert attirandomi a sé. Mi siedo sulle sue gambe poggiando la testa sul suo petto. «E' andato tutto bene con il notaio?» chiedo pensierosa. «Molto bene, ma non importa,non adesso almeno, piuttosto, voglio che tu mi dica come sta andando con l'organizzazione del ricevimento» dice accarezzandomi i capelli. «Tutto è pronto per stasera, me ne sono assicurata» rispondo semplicemente. «Grazie, Elizabeth, per starmi accanto in questo periodo. Ti sarò infinitamente grata, per tutto» mormora Robert. Lo guardo scuotendo la testa «Non devi esserlo, sono tua moglie e tu sei mio marito, ed ho promesso di starti affianco finché morte non ci separi. E non intenzione di rompere quella promessa, ne oggi o mai. Per non menzionare che ti amo e farei tutto per te» rispondo. «Sei stupenda Elizabeth Evans, alcune volte mi chiedo cosa io abbia fatto per meritarti» dice Robert poggiando una mano sulla mia guancia. Poggio le mie labbra alle sue in un bacio delicato. «Ti amo, Rob e lo farò per il resto della mia vita» mormoro ad un centimetro dalle sue labbra. «Ti amo anch'io Elizabeth, quando finalmente  finirà tutto questo, potremmo creare una famiglia tutta nostra e concentrarci su la nostra vita insieme» dice ed io annuisco.
«Non vedo l'ora, anch'io di avere i piedi gonfi ed essere obesa» rispondo ironica. «Ma ne varrà la pena, quando vedrò per la prima nostro figlio» aggiungo facendolo sorridere. «Sarei bellissima anche con i piedi gonfi, e poi potrebbe essere una femminuccia» dice Robert. «Non ti credo perché mi ami e mi troveresti sempre bellissima, anche se avessi un sacco dell'immondizia in testa» rispondo. «E poi, non importa il sesso del nostro bambino, non troppo almeno. Ora l'importante è di averlo, perché questa famiglia ha bisogno di una gioia dopo gli ultimi eventi» mormoro, lui annuisce concordando. «Potremmo, cominciare adesso. Su questa scrivania» sussurra Robert al mio orecchio Sorrido guardandolo «Per quanto sia attratta dal toglierti questa camicia bianca, non possiamo, devo andare a prepare il pranzo. Poi dobbiamo prepararci per il ricevimento di stasera. Potremmo rimediare stasera oppure sotto la doccia» sussurro in risposta nel suo orecchio. «Il pranzo potrebbe aspettare ancora di qualche ora, sai» insiste prima di baciarmi il lobo dell'orecchio. «No, che non può, ti faccio chiamare per il pranzo» rispondo alzandomi. Lo saluto prima di chiudere la porta dello studio alle spalle e raggiungo la cucina per aiutare Gabriella a finire di preparare il pranzo.
•••
Attraverso la sala salutando le diverse persone che si sono presentate per onorare il nonno er il padre di Robert. «Signora Evans, volevo farle le condoglianze personalmente. Mi dispiace moltissimo per la disgrazia a cui è caduta la sua famiglia» mormora una donna mora accompagnata da altre due bionde. «Non siamo caduti in nessuna disgrazia, ma apprezzo perfettamente le sue condoglianze. Ora, se non le dispiace, ho meglio da fare. Vede mi devo assicurare che questa serata si svolgi alla perfezione» rispondo cercando di essere più cordiale al possibile. Alzo gli occhi al cielo dirigendomi verso mio marito che si trova in mezzo ad un gruppo di uomini. «Elizabeth, tesoro» mormora Robert avvolgendo le mani attorno ai miei fianchi. «Condoglianze, signora Evans per tutto» mormora un uomo di mezz'età. Annuisco sorridendo stanca di ringraziare delle condoglianze che sto ricevendo dall'inizio della serata. «Grazie, sul serio per mantenere questa serata intatto, non so veramente come avrei fatto senza te» mi sussurra Robert all'orecchio continuando a tenermi salda per i fianchi. Sorrido leggermente salutando con lo sguardo i miei genitori e la famiglia Sullivan. «Lizzie, ti cerco dall'inizio della serata» dice una voce famigliare.
«Ciao, Claire, grazie per essere venuta» rispondo guardando la bionda che annuisce. «Non ringraziare, Lizzie, io avrei voluto venirti a fare visita prima in quanto tua amica. Condoglianze, per tutto» mormora lei ed io annuisco. «Non posso rimanere per molto, ma ci sarò domani al funerale. Spero non ti dispiaccia se invito la famiglia di Charles, ci tenevano a venire. Mi hanno detto che conoscevano Oliver Evans, da moltissimi anni» continua la mora. «Certo, non è un problema, a domani suppongo» esclamo e lei annuisce prima di lasciarmi. «E' ora del mio discorso» mi sussurra Robert all'orecchio, annuisco e lui mi poggia un bacio sulla guancia prima di dirigersi verso il palco dove poco tempo fa, Oliver Evans ha tenuto il suo ultimo discorso. «Buona sera a tutti come saprete sono Robert Evans, il nipote di Oliver Evans e figlio di Malcolm Evans e vi voglio ringraziare ufficialmente per essere qui stasera a commemorare i due membri della nostra famiglia che abbiamo perso poco tempo fa. In questo stesso palco, ho visto mio nonno cadere a terra dal dolore, ma stasera voglio che quel avvenimento sia cancellato e di ricordare solo le cose positive riguardanti a lui. Questa non si tratterà di una commemorazione come tutte le altre perche
stasera, chiedo a tutti i presenti di brindare e festeggiare in onore della persona incredibile che erano mio nonno e mio padre. Quindi alzate tutti i bicchieri e brindiamo ad Oliver Evans» dice Robert alzando il suo bicchiere. «Ad Oliver Evans» dicono tutti seguendo le gesta di mio marito.
Sorrido istintivamente mentre sorseggio il mio calice di vino.
«Se lo sta cavando perfettamente, ho sempre pensato che Robert fosse nato per guidare questa famiglia come suo nonno, al contrario di suo padre che ha scelto la carriera legale» mormora Kelly avvicinandosi a me. L'afferro a braccetto «Robert è nato per essere un leader, per guidare questa famiglia, ma avrei voluto che non lo fosse diventato così presto» mormoro in risposta.
«Credimi, cara, lo avrei voluto anch'io. Ora, però dobbiamo ci dobbiamo solo concentrare sul futuro, tu e Robert siete il futuro di questa famiglia» esclama Kelly. «Ed Kate?» chiedo guardando mia cognata che sta forzando un sorriso a tutti i presenti. «Kate partirà per Londra subito dopo il funerale. È distrutta, forse anche troppo. Il rapporto che aveva con suo nonno era qualcosa di speciale, qualcosa di cui io non ho mai capito di che cosa si trattasse esattamente. Londra le farà bene, si respira un'aria totalmente diversa da quello soffocante di New York. Lavorerà per un'agenzia di moda famosa e col tempo si riprenderà. Forse magari, riuscirà a trovare una persona che la renda felice. Io e Theresa partiremo subito dopo anche noi per la Grecia, non c'è più nessun motivo che rimanga.
Rimarrete solo te e Robert, il futuro e la speranza di questa famiglia» dice Kelly guardandomi negli occhi. Annuisco «prometto di non darti delusione!» esclamo.
«So che non lo farai cara, ora se non ti dispiace, devo andare a controllare come si stanno svolgendo le cose in cucina. Non hanno ancora servito gli stuzzichini» dice prima di lasciarmi. Poggio il mio calice vuoto sul vassoio di uno dei camerieri, noto Theresa in disparte e la raggiungo. «Era un uomo veramente incredibile, Malcolm intendo» mormoro poggiando un mano sulla spalla.
«Si, forse anche troppo. Ribelle come non altri, è la cosa che mi attratto di lui dall'inizio. Voleva essere diverso da tutti, fare la differenza» risponde Theresa guardando la foto, posta all'entrata, del suo marito defunto. «E ci è riuscito splendidamente, Theresa!» esclamo. «Sai, io non so proprio come fai ad avere tutto sotto controllo, a sorridere a tutte queste persone false e ringraziarli delle loro finte condoglianze» dice lei. «Credimi quando ti dico che vorrei piangere da un momento o l'altro ma non mi posso permettere quel lusso. Robert ha bisogno di una spalla forte per quando finalmente, esprimerà i suoi sentimenti. Non ha più pianto o espresso i suoi sentimenti dopo quella sera. Ma lui ha bisogno di piangere, di esprimere i suoi sentimenti in qualche modo e quando sarà pronto, io sarò la spalla di cui ha bisogno» mormoro. «Robert non è mai stato un tipo che esterna i propri sentimenti, proprio come suo nonno. Ma con te è diverso, lui non è più l'uomo che ho cresciuto ma uno del tutto diverso. Io, alcune volte mi meraviglio di come lui sia una persona diversa, sei veramente una donna stupenda Lizzie. Sai, all'inizio non ero d'accordo con Oliver sulla sua scelta, ero del tutto contraria al vostro matrimonio ma ora mi accorgo di essermi sbagliata perché la vostra unione, non di volontà, ha portato felicità in mio figlio» dice Theresa guardandomi. Le sorrido istintivamente stringendole la mano. «Cosa stanno discutendo le donne della mia vita?» chiede Robert avvicinandosi a noi, mi avvolge le mani attorno i fianchi e mi poggia un bacio sulla testa.
«Non tutte le donne della tua vita, se ti sentisse Kelly si arrabbierebbe!» esclamo facendolo ridere. «Di quanto ci manchi tuo padre» mormora Theresa. «Manca a tutti mamma, però il modo in cui manca a te, io non riuscirò mai a capirlo» dice Robert abbracciando la madre. «Si che lo hai già capito figliolo, hai trovato anche tu la persona della tua vita. Lizzie è una donna decisamente stupenda, farete meglio a darmi dei nipoti al più presto possibile» dice Theresa sorridendo. «Su quello ci stiamo ancora lavorando, mamma» risponde Robert facendomi scuotere la testa. «Ma insomma, Robert Evans, non dirmi altro!» esclama Theresa schiaffeggiando il figlio. «L'eleganza non è proprio un dono negli uomini Evans» borbotta lasciandoci. Rido e mi giro per guardare mio marito che sta fissando la foto di suo padre e di suo nonno con gli occhi lucidi. Poggio la mia mano sulla sua, lui mi sorride e me lo afferra. «Andiamo» mormora ed io annuisco seguendolo verso la sala dove si trovano tutti gli ospiti.






SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti/e
Intanto voglio cominciare col ringraziare tutte quelle persone che mi seguono dall'inizio, io, vi sono veramente riconoscente per tutto! Se non fosse stato per voi, ora questa storia non sarebbe riuscita a continuare. Vorrei utilizzare quest'opportunità  per scusarmi per l'immenso ritardo per pubblicare questo capitolo, non ho scusati lo so, ma vi prometto che col tempo mi farò perdonare. Ho utilizzato questo periodo in modo produttivo, mi sono messa a scrivere nuove idee ed a continuare di scrivere lo spin off di questa storia che uscirà subito dopo il termine di questo.
Continuate a seguirmi perché presto, vi svelerò sempre di più cosa ci sarà nel secondo libro.
Ora, non voglio sprecare altro del vostro tempo
ringrazio di nuovo tutte le persone che leggono e votano la mia storia
Ricordatevi di votare e lasciarmi un commento negativo o positivo se vi è piaciuto il capitolo

Sotto come al solito vi allego alcune foto

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Felicity

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