40. La meraviglia del mondo

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Lunedì 21 ottobre

Questa mattina è particolarmente importante, a dir poco. Charles mi sta aspettando fuori casa per andare a fare la prima visita ufficiale dalla ginecologa, lo so dovrei esserci andata tempo fa visto che ormai sono a 2 mesi di gravidanza ma volevo a tutti i costi ci fosse il mio ragazzo nonchè, se tutto và come spero io, il padre del bimbo che porto in grembo. Quando entriamo nella stanza la dottoressa ci saluta sorridente "È il primo?" Domanda vedendoci decisamente agitati e noi annuiamo quasi imbarazzati "Siete molto giovani ma non preoccupatevi, a un bambino basta tanto tanto amore e poi sono sicura le vostre famiglie vi aiuteranno, economicamente e non" io e Charles ci guardiamo cercando di trattenere un sorriso ironico vista la situazione "Non sarà un problema" risponde cordialmente il monegasco mentre io mi sdraio sul lettino alzando il maglione per mostrare la pancia ancora piatta "Meglio! Ora vediamo come sta il piccoletto" mentre pronuncia queste parole mi sparge un liquidio gelatinoso freddissimo sull'addome facendomi rabbrividire, poi inizia a passare lo strumento e immediatamente sullo schermo al mio fianco compare l'immagine, sfocata, in bianco e nero, e poco chiara del bambino. Non si capisce molto ma posso garantire essere la cosa più bella del mondo, poi mi volto verso Charles che è fermo a fissare le immagini senza proferir parola "Ora il cuore" dice la ginecologa cambiando strumento e regalandoci la meraviglia del mondo. Un battito velocissimo, costante e forte, un piccolo cuore che batte dentro di me, il cuore del mio cuore. Non sento più nulla, solo quel rumore così tranquillizzante che mi crea una paura immensa, per la prima volta ho paura per lui e non per me. Ho paura di questo piccolo cuoricino che ho creato, ho paura di vederlo crescere, ho paura di vederlo soffrire, ho paura di non renderlo felice come merita. Ma, allo stesso tempo, mi rendo conto di aver trovato il senso della vita, non ho bisogno di niente se ho lui, non ho bisogno di nessuno. Una lacrima scende sul mio viso e inizio improvvisamente a singhiozzare, Charles mi afferra la mano facendomi sentire la sua che trema e dandomi la scossa per voltarmi e osservarlo, i nostri occhi si incrociano, le sue lacrime mi fanno sorridere e istintivamente fanno sorridere lui. Fuori da questa stanza c'è un mondo intero eppure siamo solo noi tre, i nostri tre cuori che battono all'unisono e si compensano, sembrerà folle ma per me nessuno al mondo potrà mai amare questo bambino quanto lui e se lo merita più di chiunque altro.

Quando torniamo a casa non facciamo altro che immaginare il suo futuro, chissà se sarà un maschietto, un piccolo principino che crescerà amando il calcio come noi, che sognerà in grande, che diventerà un pilota come il papà. Chissà se tra tanti anni gli chiederanno cosa si prova ad avere un'eredità pesante come il cognome Leclerc, se lui risponderà emozionato di esserne fiero, se alzerà il suo primo trofeo insieme a me che lo guarderò così come ho guardato Charles.
Oppure chi lo sa, se sarà una femminuccia, se renderà il papà geloso, se ci sbatterà le porte in faccia perché sarà bipolare come la mamma. Chissà se amerà viaggiare come il papà o se preferirà stare a casa. E chissà quale sarà casa.
Chissà se riusciremo a lasciarlo andare, a vivere la sua vita, a fare i suoi errori, non condizionati dai nostri. Chissà se vorremmo intrometterci per salvaguardarlo. Chissà se amerà tanto quanto noi, se sarà buono, se sarà speciale come Charles o pazzo come me.
La verità è non ci interessa, non ora, sapere che sta bene e che avrà un futuro ci basta, sono già più certezze di quante ne abbiano i suoi genitori, o per lo meno sua madre "Voglio sia tu, non mi interessa, non è giusto" dico mentre lui continua ad accarezzarmi la pancia dolcemente "Non sarebbe giusto mentire a Stefano e poi...sarebbe destino" "Non hai mai creduto nel destino" ribatto non volendo credere a quello che sento "Non credevo neanche potessimo tornare insieme ed eccoci qua" scuoto la testa "Non farà bene neanche a lui crescere con la persona sbagliata" "Tu non puoi essere sbagliato" sussurro con la voce rotta dal pianto imminente "Magari poi, tra qualche anno, ci ritroveremo, magari torneremo ad essere semplici amici" mi guarda quasi compassionevole "Io e te non siamo fatti per essere amici, non lo siamo mai stati e mai potremmo esserlo" mi avvicino e lo bacio trovando immediatamente consolazione a tutte le mie pene, fisiche e non. "Ti amo Tini, tantissimo" mi scoppia il cuore in gola a sentire queste parole, come fosse la prima volta o come fosse l'ultima.

Cin Cin /Charles Leclerc/Where stories live. Discover now