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Continuava a guardarmi senza spiccicare parola e lo guardai confusa. "Vuoi che vada a cambiarmi? Non riesci a parlarmi conciata così?" chiesi alzandomi per fare un giro su me stessa.

Non ebbi nessuna reazione da parte sua quindi alzai gli occhi al cielo e ripresi la mia tazza. "Ok, passiamo alle cose serie... Come mai Dylan oggi si è avvicinato a te?" mi appoggiai al piano da lavoro della cucina.

Mi diede un'ultima occhiata poi il suo sguardo si spostò sulla piccola finestra della cucina. E adesso cosa avevo detto di sbagliato? Era una semplice domanda, a cui poteva dare facilmente una risposta, ma ovviamente non lo fece. Ignorò del tutto le mie parole e cambiò discorso.
"Non voglio più scenate in pubblico come oggi. Va bene attirare l'attenzione, ma la mia presunta ragazza non dovrebbe essere l'ex del fidanzato di mia sorella." mi sentí a disagio quando i suoi occhi puntarono i miei.

In qualche modo mi sentivo colpevole per la scenata che Dylan aveva fatto a quel pranzo anche se io effettivamente non avevo fatto niente.

"Ma non è colpa mia! Non mi sono messa io a urlare con tutta quella gente." tentai di difendermi anche se non c'è n'era assolutamente bisogno. Da quando gli dovevo delle spiegazioni?

"Non importa di chi è la colpa. Non voglio più che accada... Chiaro?" annuí arrivando alla conclusione che in ogni caso non mi avrebbe mai dato ragione e aspettai che parlasse ancora. Non aveva attraversato la città e bussato per un bel po' alla mia porta per dirmi questo. Poteva benissimo farlo attraverso email, no?

"Quando sarai in pubblico cerca di non rimanere mai da sola. A volte le persone possono essere imprevedibili... per questo metterò a tua disposizione un autista, così non dovrai prendere la metro o qualsiasi altro mezzo pubblico." estrasse dalla tasca un foglietto e lo appoggiò sul tavolo. Mi avvicinai e lessi un nome ed un numero di telefono.

"Grazie, ma preferisco la metro." accennai un finto sorriso e feci scivolare il foglietto sul tavolo nella sua direzione. "Non ho intenzione di cambiare tutta la mia vita. In ogni caso questa farsa non durerà per molto. Giusto il tempo di far capire a tua sorella chi è quel figlio di puttana e per smentire le voci sul fatto che tu sia gay." mi avvicinai al frigo trovando la metà del panino che non avevo mangiato a pranzo e appoggiai il piatto sul tavolo. "Non sei gay... vero?" mi voltai con due bicchieri in mano e la bottiglia di vino sotto braccio.

Mi stava fulminando con lo sguardo e decisi che sarebbe stato meglio se fossi rimasta in silenzio prima di dire altre stronzate.

"La gente ti farà domande, anche quelli che conosci... Quindi dovrai ricordare delle piccole informazioni che mi riguardano e io dovrò fare lo stesso." mi guardò attentamente mentre versavo il vino nei bicchieri ma lo rifiutó appena glielo offrí. "Non bevo se guido." spiegò seguendo con lo sguardo ogni mio minimo gesto.

Era imbarazzante mangiare davanti a lui. Non sapevo davvero come comportarmi, il suo sguardo mi metteva sempre a disagio. "Pensavo che ti portasse a giro sempre Stewart." misi da parte anche il mio bicchiere e finí di mangiare.

"Se posso preferisco non disturbarlo. È una brava persona che tiene tantissimo alla sua famiglia." finalmente nella sua voce non c'era più quella solita apatia. Sembrava ci tenesse davvero al suo bravo autista.

"Ed è più simpatico di te." aggiunsi sorridendo. Si sarebbe arrabbiato? Pace! Era la pura verità. Da quando ci eravamo conosciuti era sempre stato freddo e apatico.

Nemmeno ricordo come siamo arrivati ad un accordo. Di certo non pensavo che una corsetta al parco mi avrebbe portato un finto ragazzo, eppure eccomi lì a chiarire alcuni punti di questo 'patto' segreto.

"Allora è un peccato che sia io il tuo finto fidanzato e non lui." ed eccolo tornato ad essere apatico. "Comunque... mia madre ha organizzato questo evento di beneficenza e vorrebbe che tu partecipassi. Vuole 'conoscere l'unica ragazza che è riuscita a conquistare il cuore di suo figlio'. Però se non te la senti non preoccuparti. Potremmo usare la scusa del 'è ancora troppo presto'." sembrò rilassarsi quando annuí facendogli capire che per me andava bene presentarmi all'evento.

Avrei chiesto aiuto a Chelsea per l'outfit, ne sarebbe davvero stata entusiasta al pensiero di avere la possibilità di mettere in mostra i suoi lavori. Soprattutto se si trattava di un evento organizzato dalla signora Bailey.

"Ho anche io delle cose da chiarire." dissi quando si alzò da tavola e si aggiustò la giacca. Lui forse aveva finito di parlare, ma io avevo le mie condizioni. Mi fece cenno di parlare e non ci pensai due volte. "Niente baci non programmati e preferirei fossero sempre solo a stampo." lo guardai aspettandomi quale reazione ma come sempre: niente.

"Dovremmo far finta di stare insieme... non sono un amante delle effusioni amorose in pubblico, ma a volte sarà necessario farlo davanti ai giornalisti." spiegò impassibile, ma poi vidi comparire un impercettibile sorriso sulle sue labbra. "Tranquilla, mi lavo i denti tre volte al giorno e porto sempre con me delle mentine." la sua voce suonava divertita.

"Allora riesci anche a sorridere!" incrociai le braccia al petto mentre però sorridevo. Forse per nascondere l'imbarazzo di quello che aveva detto.

"Hai altre condizioni? O hai da ridire solo sui baci?" continuava a divertirlo la situazione e preferivo di gran lunga questo lato di lui. Il problema era che non lo mostrava spesso... se non mai. Era la prima volta che lo vedevo così.

"Non chiamarmi più 'piccola'. È un nomignolo stupido e idiota. Noi non abbiamo bisogno di nomignoli." alzai gli occhi al cielo pensando a tutte le coppie che conoscevo. Tutti i ragazzi usavano quel nomignolo e le ragazze si sentivano addirittura speciali...

"Va bene, su questo posso lavorarci. Ora me ne vado perché tu hai bisogno di dormire e io devo finire di lavorare." si avviò verso la porta ma prima di aprirla si voltò verso di me. "Ti invierò un'email sulle cose che devi sapere su di me." aprí la porta ed uscì dal mio appartamento così mi affacciai dalla porta.

"Mi rifiuto di risponderti ad un'email. Hai il mio numero di telefono, quindi usalo." alzai la voce per farmi sentire e notai già la pettegola della mia vicina sulla porta socchiusa.

"Va bene. Buonanotte stellina!" disse ridendo prima di scendere le scale salutando anche la mia vicina con la mano. Quest'ultima chiuse subito la porta e io rientrai in casa alzando lo sguardo sia per come mi aveva chiamata sia per la reazione di quella pettegola.

Not falling for youWhere stories live. Discover now