Capitolo uno - parte seconda

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Harry e la sua ciurma decidono di discutere della situazione in cui si ritrovano, questa volta stipati all'interno dei suoi alloggi, in piedi attorno al corpo prono di Louis mentre decidono del suo futuro.
"Possiamo provare a lasciarlo libero di nuovo," dice Harry speranzoso, muovendo una delle braccia di Louis in modo che non penzoli dal bordo dell'amaca.
"Giusto, perché non eri tu quello che correva quando si è accorto che era nei guai," mormora Zayn. Harry sceglie di ignorarlo.
Liam sta osservando Louis dormire, con un'espressione quasi illeggibile sul viso. "Non mi piace," dice. "Ma non credo che possiamo lasciarlo così. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che venga nuovamente rapito e correre il rischio che la Marina ci dia la caccia per averlo lasciato accadere."
"L'oro," dice Niall sognante. "Ci sarà così tanto oro."
"Ci stanno già dando la caccia," dice Harry acutamente. "Nel caso non l'avessi notato, siamo pirati, Li."
"Si, ma non nel modo in cui lo farebbero se lo lasciassimo in balia di sé stesso," dice Liam testardamente, incrociando le braccia sul petto.
Solo perché sta facendo il testardo non significa che abbia torto. Ma comunque. "Potremmo provare," dice Harry debolmente. "Potremmo anche lasciargli una spada con cui difendersi."
Niall sbuffa. "Amico, sono abbastanza sicuro che se gli porgessi una spada, la prima cosa che farebbe sarebbe provare a pugnalarti."
"Era una bella idea," si lamenta il riccio tristemente, lasciando cadere la testa contro il muro dietro di lui.
Zayn gli dà una pacca sulla schiena. "Certo che lo era," dice in modo poco convincente.








Louis si sveglia un po' più tardi, le palpebre si aprono lentamente. Si guarda intorno nella stanza ancora mezzo intontito, gli occhi che ispezionano gli averi di Harry come se non li avesse mai visti prima.
"Sei al sicuro," è la prima cosa che esce dalla bocca di Harry. Fa del suo meglio per nascondere il suo sussulto, incerto sul perché abbia detto una cosa del genere.
Louis si bagna le labbra con la lingua, valutando le sue parole. "Ti sei assicurato che fossi al sicuro?"
"Sì," dice Harry, e poi immediatamente fa marcia indietro. "In realtà, è stato l'equipaggio," mormora piano. Deve esserci qualcosa nell'aria che sta incasinando il suo filtro cervello-bocca.
C'è qualcosa di fin troppo consapevole nello sguardo acuto di Louis. "Ma mi hai legato di nuovo. Anche se hai intenzione di lasciarmi andare."
Harry sbuffa. "Beh, è ormai ben nota la tua esperienza nel tentare di colpirmi con qualsiasi cosa ti capiti a tiro," afferma. "Comunque, stiamo preparando la rotta per l'Inghilterra. Ti rilasceremo da qualche parte abbastanza vicina, così sarai in grado proseguire da solo in sicurezza."
"E quanto ci vorrà?" Chiede Louis, sfregandosi i polsi in modo deciso. "Non ti aspetterai mica che rimanga seduto nella tua cabina per le prossime due settimane legato al tuo letto, vero?"
Non ha torto sulla durata del viaggio, perché durerà davvero circa due settimane, a condizione che tutto vada secondo i piani. L'omega ha anche fatto il calcolo molto più velocemente di quanto Harry si aspettasse, il che è un qualcosa che dovrà ricordarsi. È sempre un bene conoscere i punti di forza e di debolezza di un prigioniero, e finora Harry ha imparato qualcosa su Louis.
"Se riuscirai a comportarti da essere umano ragionevole nei prossimi giorni, magari prenderò in considerazione l'idea di slegarti," gli dice Harry.
Improvvisamente, Louis lascia cadere il suo comportamento vagamente amichevole. "Sei un topo di fogna," grida, contorcendosi inutilmente. "Un furfante," sputa, come se Harry non fosse stato chiamato in modi peggiori. "Verrai impiccato per questo, farò in modo che succeda!"
Meno male che doveva comportarsi come un essere umano ragionevole. Harry lo lascia lì, chiudendo con fermezza la porta mentre esce.





Il vento è dalla loro parte per tutto il giorno. Percorrono molte miglia, e quando Harry decide di chiudere lì la giornata, è di buon umore. Porta una brocca di birra con sé mentre si dirige verso la sua cabina, e quasi dimentica ciò che lo aspetta nei suoi alloggi.
È tutto silenzioso quando entra. Louis è sdraiato sull'amaca, libero dalle corde, e sta usando un piede per dondolarsi dolcemente. La camicia è spiegazzata sul suo stomaco ed ha un libro in mano. Non alza nemmeno lo sguardo quando Harry chiude la porta.
"Sei molto più bravo a liberarti dalle restrizioni di quanto sembri," osserva Harry. Louis a malapena lo guarda. L'alfa che è in Harry si irrita, offeso dal fatto che questo piccolo omega lo stia ignorando, fingendo che non esista, quando dovrebbe solo ringraziarlo perché si sta prendendo cura di lui da giorni.
L'alfa che è in Harry vuole costringerlo a prestargli attenzione. È un bisogno a cui è difficile resistere.
"Perché sono un'omega?" Dice poi il principe aspramente, ancora concentrato sul suo libro. Sul libro di Harry. Sul libro che ha preso dalla pila dei suoi beni senza il suo consenso.
"Perché sei un reale," risponde Harry.
Louis alza lo sguardo, solo per un secondo prima di distogliere nuovamente gli occhi da lui. "Ti ci abituerai," mormora poi.
È altezzoso e sprezzante, e probabilmente congedava i suoi servi con quello stesso tono quando era a palazzo e conduceva la vita da ricco e potente principe.
Non è più la sua vita. Non adesso almeno, e Harry non verrà congedato dalla sua stessa cabina. Non da un piccolo e irritante omega.
"E tu ti abituerai al fatto di rimanere legato fino a quando non raggiungeremo l'Inghilterra," dice semplicemente Harry, afferrando la corda dal tavolo, dove Louis deve averla messa prima, quando si è liberato.
Ancora una volta, Louis non alza lo sguardo. "No, non lo farò."
Sì, lo farai quasi esce dalla sua bocca. Si trattiene dal dirlo però, e si avvicina a Louis, lasciando che la corda schiocchi minacciosamente contro le sue mani. "Allunga i polsi."
"No," ripete Louis con calma, ancora concentrato sul libro.
L'impulso di aggiungere un po' di voce alfa è quasi schiacciante. Harry non lo fa però. Questo è il figlio del re d'Inghilterra, dopo tutto, e Harry è ben consapevole di cosa potrebbe succedere se lo facesse. Ci tiene ad avere ancora la testa attaccata al corpo.
Dopotutto, c'è differenza tra il fare qualcosa di tecnicamente illegale ed essere perseguito attivamente per questo.
"Non mi fido di te," dice Harry concisamente.
"Non dovresti," mormora Louis, leccandosi il pollice e girando una pagina. Per una frazione di secondo, Harry viene completamente rapito da quel movimento, da quel luccichio bagnato sul dito del principe, agile e sicuro mentre tocca le cose di Harry. Le cose che non ha il permesso di toccare.
"Ti costringerò con la forza, se devo," minaccia Harry, avvolgendo la corda intorno al suo braccio per avere così qualcosa da fare, qualcosa che gli impedirà di allungare la mano e toccare il principe.
Louis sospira e infine alza di nuovo lo sguardo. "Senti. Ci vorranno almeno altri tredici giorni prima di raggiungere l'Inghilterra, giusto? Sappiamo entrambi che non acconsentirò a rimanere legato per tutto il tempo e che continuerò a evadere ogni volta che ne ho la possibilità. Quindi davvero, non è più facile non legarmi affatto?"
Harry lo fissa. "Quale parte di non mi fido di te attorno alle mie cose non capisci?"
Anche Louis lo guarda. "Quale parte di urlerò dannatamente forte fino a quando la mia voce non cederà ogni volta che tenterai di legarmi non capisci?"
È una situazione di stallo, quindi. Harry restringe gli occhi e incrocia le braccia sul petto, senza fare alcuno sforzo per apparire più piccolo di quanto non sia in realtà. È una tattica alfa che non è necessariamente orgoglioso di usare.
Louis alza gli occhi al cielo e torna al suo libro, infilando un piede sotto la sua coscia e appoggiandosi al muro.
Harry ammette definitivamente la sconfitta quando dice "Se tocchi qualcosa, ti legherò al posto della bandiera fino a quando non raggiungeremo l'Inghilterra."







Swim In The Smoke (Italian Translation)Where stories live. Discover now