XII

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Invitammo Cam e Walgreen per un thè a casa di Stiles, così dicemmo, aggiungendo che c'era qualcosa che dovevano vedere. Loro sapevano già del fatto che avrei affrontato il Ghul ed ero certo che se avessero potuto mi avrebbero legato ad una sedia fino a quando non ci sarebbe stato più uno straccio di traccia da seguire. Erano tre delle persone a cui più tenevo e avrei dato la vita per loro.

Cam si presentò puntuale come un orologio svizzero e portò con sé una scatola di cioccolatini firmato Jomar Chocolate, una delle cioccolaterie più rinomate di New York (vidi Stiles trattenersi dallo strappargliela di mano e infilarsi tutto il contenuto in bocca in meno di un minuto).

«Tutto bene?» chiese a Stiles indicando l'occhio ancora leggermente sfumato di viola chiaro. Stiles parve quasi essersene dimenticato.

«Oh, sì! Questo! É stato lui» disse indicandomi e di proposito mantenne un tono neutrale facendo credere che fosse una cosa che capitava tutti i giorni. Cam si girò a guardarmi sorpresa.

«Che cosa hai fatto a questo poverino?!» domandò.

«Niente! É stato un incidente!» mi difesi. Stiles intanto rideva già sotto i baffi. Cam capì l'andazzo e ci sorrise. Volevo dirle di noi ma non sapevo esattamente come fare. Sapevo che non sarebbe stata altro che contenta ma avevo paura che le ricordassimo Henry e che questo avrebbe potuto farle male. A risolvermi ogni paranoia ci pensò Stiles che mi mise il braccio intorno al collo in un gesto automatico e poco mal interpretabile.

«Ho scoperto che è pericoloso fare a pugni con un lupo mannaro» le disse. Lei sorrise ancora: «Oh, lo so. E quello è niente» ammiccò. Con grande piacere non vidi tristezza nei suoi occhi, solo una punta impercettibile di nostalgia che però forse non l'avrebbe mai abbandonata completamente.

Quando Walgreen fece uno dei suoi ingressi appariscenti attraversando il vortice di scintille una coltre di fumo passò insieme a lui posandosi sul pavimento così densa che non eravamo più in grado di vederci le scarpe.

«Buonasera.» si presentò. Aveva una una camicia verde sgargiante piena di ornamenti e ghirigori cuciti a mano leggermente sbottonata sul collo che lasciava intravedere dei tatuaggi ad inchiostro bianco che decoravano il suo petto scuro. Il contorno dei suoi occhi e sfumato da un ombretto verde luminoso e un generoso strato di illuminante delineava il suo zigomo alto.

«Oh, finalmente ce l'avete fatta?» disse guardando il braccio di Stiles che mi circondava. Arrossii, non potei farne a meno, e anche Stiles che si ritirò d'istinto e borbottò: «Apro la finestra prima che questo fumo ci intossichi.»

«Oh, giusto.» Walgreen con un gesto della mano chiuse il portale alle sue spalle. Cam rimase parzialmente scioccata dall'entrata ad effetto. Non sapevo quanto conoscesse le creature soprannaturali al di fuori dei lupi mannari ma anche se avesse fatto la conoscenza di cento Nissen diversi, Walgreen sarebbe comunque risultato abbastanza stravagante.

«Oh, salve» le disse Wal quando la notò e le porse la mano. Cam la strinse e mantenne tutta la compostezza che la caratterizzava: «Detective Bennet, piacere di conoscerla.»

Lui rispose con un sorriso felino: «Walgreen, incantato.»

Stiles nel frattempo aveva messo l'acqua nel bollitore e preparato il suo amato servizio da thè con quattro tazze in ceramica poggiate su quattro piattini della stessa fantasia. Ci raggiunse attorno al tavolo e prese i due pezzi del Dirkey iniziando a spiegare: «Sapete che avevamo quasi interrotto le ricerche del terzo pezzo, giusto?» Loro annuirono.

«Okay, forse prima è meglio che vi spieghi che quel pianoforte» lo indicò con la mano «l'ho acquistato un paio di anni fa da un antiquario qui a New York a un prezzo abbastanza basso perché gli mancava un tasto. E... oggi abbiamo scoperto per caso questo.» Prese i due pezzi e li separò, andò vicino il pianoforte e inserì la guardia proprio come aveva già fatto poche ore prima, fino a che quella fece uno scatto impercettibile. Le loro facce furono visibilmente sorprese.

What Was Left BehindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora