Sofia

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«Cosa ce ne faremo di tutto questo buio?»
Qualcuno, da qualche parte, direbbe che certe persone il buio lo hanno dentro e il resto è solo conseguenza e immaginazione, un po' di metodo scientifico e molte fesserie. Forse hanno ragione loro, forse no. Il mondo è complicato, figurarsi le persone che ci stanno dentro. Avere la pretesa di capirle, di capire il mondo, è pretendere un po' troppo da sé stessi e dagli altri. Ci viene detto, più spesso di quanto vorremmo, che è necessario crescere, sapere cosa vogliamo essere e decidere di conseguenza. Ma se l'unica cosa che vuoi è essere felice, come fai a scegliere?

Fuori dalla finestra si scorgono delle luci stanche, luci di una città bianca piena di segreti e cattiverie, ma anche di piccole meraviglie, con le sue case più vecchie addossate le une alle altre; con quei lampioni dei primi del novecento dalle forme strambe, torciglioni neri che si ritorcono per finire in una lanterna. Emanano una luce fredda e vibrante, la stessa che si vede trasparire dalle finestre –oltre gli scudi delle persiane in quelle poche case in cui c'è ancora qualcuno sveglio. Qualcuno che non riesce a dormire, che rimane per ore a fissare il soffitto con la musica in sottofondo, chiedendosi cosa potrà mai avere di sbagliato – anche se lo sa benissimo. Non sarà un assolo di Satriani o l'ennesimo vocalizzo stonato di Calcutta a guidare l'epifania. Ci vorrebbe molto di più, ci vorrebbe una confessione. E poi quelle luci raccontano storie. Qualcuno rimane alla finestra con una sigaretta accesa all'angolo della bocca e prova ad inventarne alcune mentre il cielo, in fondo, inizia a schiarirsi.
C'è sempre un'ultima storia da raccontare, prima dell'alba.

Sofia è giovane e ha i capelli lunghi e lisci e il viso stanco di chi crede sempre di non farcela e poi, per qualche ragione, ce la fa sempre. E la ragione, alla fine, è sempre la stessa. Sembra impermeabile ai suoi anni e non perché la vita l'abbia temprata mettendola davanti a chissà quali prove: ha scelto lei di mettersi alla prova. Lo ha scelto perché a questo mondo c'è sempre chi è capace di farti sentire estremamente piccolo ed incapace; ci sei tu, con tutti i tuoi sforzi, ed il tuo impegno, e c'è chi ci mette poco a farti credere di non essere abbastanza.
Ci sono i tuoi genitori, quelle persone talmente accecate dall'amore nei tuoi confronti da crescerti con degli ideali che nulla hanno a che vedere con il modo in cui il mondo si ostina a funzionare. E così ti affacci alla vita pieno di speranze e con il cuore gonfio d'amore e ti viene detto che quell'amore non interessa, che il tuo impegno da solo non basterà. Che, in fondo, al mondo non importa e che se pensi di meritare qualcosa stai già sbagliando.
Qualche volta, Sofia ha dei rimpianti – come tutti – eppure sa di essere nel giusto. Ma non quella notte. Quella notte è troppo stanca, rimane sveglia ad aspettare l'alba e con questa un segno, qualsiasi cosa serva a dirle che forse non è poi tutto inutile, mentre si mette a sedere sul davanzale della finestra. Solleva lo sguardo: miliardi di stelle come bolle di sapone – e tutte inutili. Non vuole buttarsi. Ha solo bisogno di respirare.

...

Quel gioco ha smesso di essere divertente.
Sofia guarda in basso, vede passare un uomo. Un tizio che passa sempre di lì, la sera. Qualche volta lo ha sentito cantare, più stonato che ubriaco. Quella sera, però, sembra essere sobrio. E vagamente triste.
Prende a calci un barattolo di latta e mugugna. Poi alza lo sguardo e vede delle gambe sospese, dieci metri più in alto. Sarà anche di cattivo umore, ma un paio di cosce mette sempre una discreta allegria.
I due si vedono, si salutano con un cenno. Lui prosegue.
Lei sospira. Lui si volta.
«Guardare l'alba da soli è triste» le dice.
Lei scuote la testa.
«Fare le cose da soli non è triste. La cosa triste è non poter scegliere».
Lui sembra rifletterci su.
«L'amore si può scegliere?» chiede.
«Si deve. Su cos'altro vorresti puntare?».
«Non saprei. L'odio?».
Sofia fa spallucce e piega la testa di lato.
«L'amore è più forte» dice, in quel modo semplice con cui i bambini ti spiegano quella che per loro è una verità assoluta, incontrovertibile. Pensarla diversamente è semplicemente stupido, e nessuno può essere così stupido.
«Chi odia deve aver amato moltissimo» risponde lui.
«Odiare è una ricetta per cuori semplici. Con tutto l'amore che ho dato e perso ci avrei potuto costruire una torre di babele d'odio. E invece sono ancora qui».
«Hai davvero dato così tanto?».
Sofia alza lo sguardo. Quelle bolle di sapone luminose e inutili le sono testimoni.
«Sì, credo di sì. E credo di meritare qualcosa».
«La vita non è quasi mai una questione di merito. L'amore è una botta di culo: arriva quando gli pare e non è detto che duri per sempre».
«Forse. Ma mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa te la devi meritare».
Stavolta è lui a sorridere.
«Ti hanno mai detto che sei un'inguaribile romantica?».
«Sì, ma mai mentre mi guardavano le cosce».
Lui si imbarazza. Per un po', rimangono in silenzio.
L'alba è vicina, si intravedono le dita rosate di Eos spazzare via le stelle fino al prossimo crepuscolo.
«Non ti capita mai di avere paura?» domanda Sofia.
«Paura di cosa?».
«Di non essere abbastanza».
Lui allarga le braccia.
«Quando pensi di doverti sempre meritare tutto, a tutti i costi, è normale. Ti hanno insegnato che devi impegnarti, ma se il tuo impegno non conduce dove vorresti, il tuo primo pensiero è ovviamente quello di non esserti impegnata abbastanza. E se hai davvero dato il massimo, allora significa che il tuo massimo non è comunque sufficiente».
«E non è così?».
«Non lo so. Cosa vuoi che ne sappia io, non ho mai avuto il talento, né l'impegno».
«E cosa hai avuto?».
«Una meravigliosa collezione di primi errori».

No, non saranno Satriani e Calcutta a guidare l'epifania. Servirebbe una confessione, l'unica possibile.
«Voglio credere che sia possibile essere amati ed essere felici».
«Allora stai già facendo la tua parte. L'amore è un atto di fede. Vuoi fare colazione?».
Sofia lo guarda e ride, gli occhi castani si illuminano.
«E poi? Come andrà a finire?»

Non lo so. Non è detto che debba finire in qualche modo.
Cosa volete che ne sappia, io. Non ho mai avuto il talento, né l'impegno.
E nemmeno la fede.

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⏰ Last updated: Dec 04, 2019 ⏰

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