LA MIA TSANTSA

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Mi manca il Natale, camminare tra i mercatini, annusare quell'aria natalizia insieme all'odore dei pop-corn e dei biscotti, mi manca vedere la felicità delle persone o litigare col venditore per far abbassare il prezzo, mi mancano le luci, mi manca tutto.

Ieri notai quella bancarella in fondo alla strada, c'erano delle candele che illuminavano il bancone, forse era per la sua stranezza - come una nota stonata in uno spartito armonioso - che attirò la mia attenzione.

Il venditore indossava un cappello a tesa larga che gli nascondeva metà viso e un lungo mantello nero copriva tutto il corpo, fumava una pipa che sembrava un osso; vendeva strani oggetti: dei cilindri che contenevano dei liquidi fosforescenti, piccoli specchi a forma di occhio e bambole di pezza fatte dal demonio per quanto erano brutte. Solo un oggetto richiamò la mia attenzione, l'avevo visto tante volte sui giornali o documentari: era la Tsantsa, una testa rimpicciolita che indossava il cappello di Babbo Natale. Era divertente vederla e ancora di più metterla sul camino vicino agli addobbi natalizi.

Chiesi il prezzo al misterioso venditore, dalla pipa uscirono tre nuvole di fumo prima che ottenessi la risposta: <<Già pagato!>> e notai che sotto il cappello s'illuminarono due piccole sfere fosforescenti.

Rientrai a casa col bottino, posai la testa rimpicciolita sul tavolino del soggiorno e fu in quel momento che accadde qualcosa...

...iniziai a sentire un suono viscido di qualcosa che si staccava e mi accorsi che gli occhi della testa si stavano aprendo, i suoi bulbi bianchi emisero una luce che mi colpì e la sua bocca, spalancata, lanciò un urlo silenzioso.

Mi sentii debole, distaccato, quella dannata testa stava aspirando la mia anima, in quel frangente fui trasportato in una città che si affacciava sul mare, era popolata da strane creature e riconobbi le loro facce, uguali alla testa: erano deformi, con occhi che uscivano dal cranio, una bocca profonda come l'abisso popolata da minuscoli denti affilati, i corpi scheletrici, uno strato di pelle, rugosa e marrone, appoggiata sulle ossa, con quelle unghie affilate mi trafiggevano la carne della mia faccia, iniziai a correre, non so dove, non conosceva il posto, le creature malefiche iniziarono a inseguirmi, correvano sulle mani come bestie assatanate.

Gridai "aiuto" ma nessuno mi sentiva, mi bruciava la gola, il fiato diminuiva; notai una casa dalla strana figura geometrica e un signore mi invitava a raggiungerlo.

Le urla delle creature rimbombavano nell'aria.

Il signore mi fece entrare, lo ringraziai ma solo dopo lo riconobbi: era il venditore con la sua inseparabile pipa, dai suoi occhi di ghiaccio e dal volto animalesco capii che ero in trappola.

Ora sono qui, in questo strano posto come il limbo circondato da queste creature e da quel venditore che scoprì essere un sacerdote devoto al demone dalla faccia da polpo ed io sono il prossimo Tsantsa, la mia testa umana sarà rimpicciolita e venduta a un'altra persona perché ne catturi l'anima, per questo io scrivo questo...questo...ma a chi sto scrivendo? 

SANTA CTHULHU IS COMING TO TOWN!Where stories live. Discover now