"Nuovi obbiettivi"

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Non avrei mai pensato di finire così, disteso in un lettino di un ospedale con i sbirri che mi interrogavano. Ebbene sì, di certo non sono passato inosservato disteso su un asfalto.

Erano le tre del mattino, e gli sbirri mi caricarono con forza in un pronto soccorso.

Ora erano le sei del mattino, ed ero incasinato nella mente.

"Cioè, mi vuole dire che lei si voleva suicidare? Nient'altro?" Mi chiese lo sbirro.

"Ovvio, volevo crepare" Risposi cercando di trattenere le risate, ovviamente non volevo crepare, dovevo fuggire come già sapete.

"Il suo tatuaggio non me lo fa credere.." Mi prese lentamente il poslo.

Sul polso avevo il tatuaggio che mi feci in galera assieme gli altri carcerati, era tipo un rituale.

Avevo tatuato sulla mano tre punti, quelli significano nella lingua in codice La vita fuori dalla legge.

"Sa sono uno sbirro, ma non sono fesso Ferrez" Mi disse duramente stringendomi il polso.

"Il suo cognome non passa nemmeno inosservato sa?" Disse l'altro tenente.

"Ah si? Sono contento" Risposi come se fosse una cosa di cui andare fieri.

"Non giocare Ferrez!" Mi urlò buttandomi un bicchiere d'acuqa addosso.

"Gioco quanto cazzo mi pare! Sapete che se vi mettete contro di me..." Stavo per finire la frase alzandomi violentemente dal letto avvicinandomi allo stronzo.

"Vi mettete contro un esercito.." Ero in uno stato in cui potevo dire di tutto, le medicine mi facevano uno strano effetto.

Loro mi presero e mi misero le manette nonostante dovessi stare in ospedale, mi portarono in camicia da ospedale nella loro macchina.

Non avevo paura perché sapevo che qualsiasi cosa mi sarebbe successa non sarebbe stata grave quanto morire.

Avevo sempre un piano B.

Nulla mi spaventava se non la morte, beh infondo anche un po' l'amore.

Come al solito Warren venne a salvarmi il culo facendo qualche patto con gli sbirri per farmi uscire, e così fu.

Non avevo più tempo da perdere, dovevo proseguire il mio piano con o senza Lolita, doveva comunque funzionare.

Pagammo trecento uomini per iniziare a produrre le prime vetture al porto, e tutto funzionava per il meglio.

Poi stavo pensando a Smeralda.

A volte sono le persone che meno consideriamo, che poi ci tendono a mancare.

La chiamai mille volte, al posto di lavoro, a casa, quasi sempre ma lei non rispondeva.

Le donne sono un segreto, bisogna essere solo capaci di svelarlo.

Warren venne a prendermi in ospedale e una volta fuori ispirai l'aria come se dovessi imparare di nuovo a farlo.

Beh, erano passate solo 24 ore ma per me erano quasi come 24 mesi.

In auto non parlavo molto, ero altrove con la testa. Il paesaggio passava davanti a una velocità estrema, e il vento mi accarezzava il volto.

A Warren sembrò strano il fatto che fossi silenzioso ma a volte un po' di silenzio non fa male a nessuno, anzi fa riflettere molto.

L'Affare RossoWhere stories live. Discover now