5. L'allarme della diffidenza

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«Wow. Vedo che sei puntuale.» guardai l'orologio mentre ti avvicinavi a me.

«Buongiorno anche a te.» mi salutasti accennando un sorriso.

«Che fiori sceglierà quest'oggi vossignoria?» continuasti, iniziando a camminare con me verso il furgoncino.

Tirai un sorriso sincero al tuo tentativo di farmi ridere.

La preoccupazione tribolante nel mio corpo mi impediva di godermi appieno ciò che mi accadeva.

Nonostante tutto, però, continuavo ad apprezzare i tuoi gesti, consapevole che, in fondo, non sarei mai riuscito ad evitarlo.

«Buongiorno Suji-shi, io oggi prendo della lavanda.» andai dritto al punto.

«Oh, Taehyung, caro. Cosa succede?» la fioraia fece il giro del tavolo, stringendomi un braccio in un gesto di preoccupazione.

«Non è niente di che, tranquilla. Non mi va di parlarne.» le due frasi facevano a cazzotti fra di loro, proprio come i pensieri che mi ingombravano il cervello.

Suji annuì comprensiva prima di tornare a parlare.

«Per te cosa prendo, ragazzo mio?»

«Un mazzo di lavanda mi andrà bene.» sorridesti, come a cercare di incuterle tranquillità.

«No, Jeongguk. Non devi. È davvero un gesto scortese, non puoi portare quelli a tua sorella.» mi rifiutai, cercando di farti cambiare idea.

«Un mazzo di lavanda mi andrà bene.» ripetesti nuovamente, facendo annuire Suji, che sparì all'interno del furgoncino.

Ti presi per un braccio, facendoti girare verso di me.

«Perché? Non vuoi mica dire a tua sorella che provi diffidenza nei suoi confronti?» quasi ti urlai contro mentre tu semplicemente mi guardavi con i tuoi occhi enormi.

«Come se tu volessi far intendere questo a tua madre.» il tuo tono mi fece solo arrabbiare maggiormente, pressato da tutte quelle frustrazioni che stavo subendo al mio interno.

«Ma io con mia madre parlo di qualsiasi cosa.» era la prima frase senza senso che mi era scappata, ma non pensavo sarebbe stata anche l'ultima visto il mio stato esaurito dagli ultimi avvenimenti.

«E allora fallo anche con me. Voglio aiutarti, okay? Lascia che ti aiuti come tu hai aiutato me.» mi prendesti le mani, guardandomi profondamente negli occhi.

E solo in quel momento capii che il giorno precedente non mi avevi solo chiesto di condividere dei fiori, ma anche i nostri stati d'animo.

Notai come la quantità di quei boccioli cambiava tra noi due. 

Era come se io volessi rimanere distaccato dalla mia stessa vita e da ciò che ero mentre tu non riuscivi a non sentire le emozioni vivere sulla tua pelle e nel tuo essere.

Ti annuii soltanto, mentre cercavo di trattenere le lacrime che iniziavano a formarsi nei miei occhi, rendendoli lucidi.

Suji tornò e ci affrettammo a pagare per poi ritrovarci al solito posto.

«Buongiorno mamma.» accarezzai la sua foto con gli occhi lucidi prima di posare la lavanda nel vaso ricolmo di fiori.

Ti lanciai uno sguardo per poi riprendere a parlare, consapevole che mi avresti ascoltato.

«Stamattina ho trovato dei soldi sul tavolo in cucina. Credo che tornerà presto e non so come comportarmi. Nonostante io mi sia lamentato per tutto questo tempo di avermi trascurato, al momento non vorrei vederlo.» piansi alle mie stesse parole.

Provavo un male enorme a cacciare via mio padre, eppure non riuscivo a farne a meno.

«Ma questa volta credo che si trattenga almeno per dodici ore, come faceva quando ero piccolo, quando tu già mancavi.» mi bloccai quando avvertii la tua mano delicata tra i miei capelli.

Non dicesti niente, aspettasti che mi alzassi e basta, mentre rimanevi con quegli occhi gentili e comprensivi su di me.

Feci presto a buttarmi tra le tue braccia, sapendo di poter trovare il conforto che stavo cercando e mi era mancato per così tanto tempo.

«Semmai avessi bisogno, non farti problemi a chiamarmi.» mi dicesti dolcemente.

Io annuii soltanto stringendomi di più a te.

La tua mano iniziò a corrermi lungo la schiena mentre l'altra mi accarezzava la nuca e i capelli.

«Sei la persona più forte che conosca.» mi sussurrasti nell'orecchio, spargendo i brividi per tutto il mio corpo.

Bastò quella frase detta da te per rimettere i pezzi a posto.

«E io che credevo fossi tu.» ti sussurrai a mia volta, sorridendo gentilmente sulla tua spalla.

Breathtaking ⇔ taekookWhere stories live. Discover now