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«Mostriamo dunque la classifica!» e gli schermi neri mostrarono la lista delle gilde in gara con i rispettivi punti di fine gara. Sabertooth, come da pronostico, si era posizionata al primo posto e perciò si era guadagnata dieci punti. Sotto di loro padroneggiava con otto punti Raven Tail e a seguire Lamia Scale, Blue Pegasus, Mermaid Heel, Quatro Cerberus, con un solo punto seguiva il Team B di Fairy Tail e infine con zero punti il Team A.
«È andata male» sospirò Priscilla, avvilita.
Lluvia e Gray, sotto di loro, a testa china tornarono ognuno all'interno del proprio corridoio che avrebbe portato al balconcino delle rispettive squadre.
«È stato un duro colpo» commentò Gerard.
«Povera Lluvia» disse ancora Priscilla, guardando il volto abbattuto dell'amica prima che sparisse dall'arena.
«Ci sono ancora le battaglie, possiamo rimontare a suon di pugni» cercò di essere positivo Gajeel.
«Ed è solo la prima gara, niente vieta di ribaltare il risultato già domani» annuì Laxus. Ma non fu tanto la sconfitta ad abbattere i due membri di Fairy Tail, anche se certamente aveva influito, quanto le parole che il pubblico rivolse a loro e alla loro gilda. Insulti, derisioni, che non facevano male tanto perché rivolti a loro stessi ma perché rivolti alla propria famiglia. Lottavano per far risplendere il nome di Fairy Tail, invece non avevano fatto che affossarla ancora di più.
«Che cazzo avete da ridere, pezzi di merda?» urlò Natsu tanto forte da essere sentito dall'intero stadio, ma Erza gli poggiò una mano sulla spalla e cercò di farlo indietreggiare. Le risate e gli insulti non cessarono, ma anzi parvero aumentare di fronte all'espressione di Natsu che non venne affatto preso sul serio.
«È difficile concentrarsi in una situazione simile» commentò Priscilla, guardando con rammarico il balcone del Team A.
«Cerchiamo di non farci abbattere, o non avremo modo di riprenderci» disse Laxus.
«Mi dispiace» la voce rotta e rammaricata di Lluvia li raggiunse alle loro spalle. La ragazza stanziava all'ingresso del balconcino, a testa china e sguardo avvilito.
«Non abbatterti, siamo solo all'inizio» disse Gajeel, sperando bastasse per rassicurarla. Priscilla la guardò qualche istante, prima di correre verso di lei e donarle uno dei suoi splendenti sorrisi, di quelli che le coloravano le guance di rosso.
«Siamo sopra Natsu e gli altri di un punto grazie a te, di questo passo ci conquisteremo la nostra giornata speciale. Hai già qualche progetto per quanto riguarda Gray?» chiese prendendole le mani e ammiccando. Lluvia arrossì al solo pensiero, dimenticandosi miracolosamente dell'umiliazione appena subita. E Priscilla, avendo trovato il suo aggancio, non lasciò la presa e cominciò a sgomitarla, ammiccando in maniera sempre più evidente.
«Perché non mi racconti qualcosa, eh? Una bella cena romantica al chiaro di luna? Una passeggiata in spiaggia? Mano nella mano? Oh! Ho capito!» esclamò poi, notando il rossore in viso della ragazza aumentare secondo dopo secondo. «Farete il bagno insieme e lo costringerai a lavarti la schiena!» esclamò e Lluvia si portò le mani al viso ora rosso come un tizzone ardente. Immaginare una cosa come quella era decisamente troppo persino per una come lei e si trovò a mugolare e lamentarsi, senza controllo, ormai completamente fuori combattimento, mentre ondeggiava e si copriva la faccia con le mani.
Priscilla scoppiò a ridere divertita nel vederla in quella reazione e l'abbracciò amichevolmente, dandole qualche tenero buffetto sulla nuca.
«Capisco, capisco, ci sono i ragazzi, è imbarazzante» insisté lei, ridendo divertita. «Stasera ci chiudiamo in stanza solo io e te, discorsi da donne, e mi racconti tutto! Potrei darti qualche utile consiglio, sai?»
«Proprio tu, parli di consigli?» lamentò Lluvia, aprendo due dita tanto da mostrarle uno dei suoi occhi che la guardavano con sconforto. Questo riportò alla mente di Priscilla tutti i discorsi che avevano fatto ai bagni pubblici, che più volte aveva tentato di archiviare. Ed era proprio quel suo disperato tentativo di negare qualsiasi cosa, di nascondersi dietro un dito di fronte all'evidenza di ciò che provava per Laxus, ad aver portato Lluvia a lanciarle quella provocazione. Provocazione che Priscilla accusò maggiormente proprio a causa della vicinanza di Laxus in quel momento, che la portò in un istante a pregare che non facesse domande o che non intuisse niente. Arrossì, spalancando gli occhi, ma decise di prenderla ancora col sorriso nel tentativo di tirare su di morale Lluvia. Ridacchiò nervosa, tirò fuori la lingua e semplicemente assunse un'espressione colpevole che le dava palesemente ragione. Espressione che portò come una potente magia a strappare un sorriso anche a Lluvia, nonostante gli insulti da parte delle persone che avevano attorno non fossero cessati.
«Touché» ridacchiò ancora Priscilla e Lluvia abbassò le mani, scoprendosi il viso ancora arrossato ma ora più sereno tanto che riuscì persino a sorridere.
«Bene, stanno per i iniziare le battaglie del giorno in cui le squadre si batteranno le une contro le altre. Basta già questa fase a stravolgere completamente il risultato, stiamo a guardare!» esclamò Chapati, attirando l'attenzione dell'intero stadio.
«Stanno iniziando!» esclamò Priscilla emozionata, saltellando vicino a Laxus che già aveva ripreso a guardare l'arena. «Chi combatterà?» chiese.
«Ce lo diranno tra poco» rispose lui, prima di lanciare uno sguardo alle sue spalle, osservando Lluvia che incredibilmente serena si avvicinava anche lei per assistere. Era un potere incredibile, quello del sorriso di Priscilla, lo ricordava. Quando viaggiavano insieme lo faceva sempre anche con lui. Prima del litigio decisivo Laxus aveva già da anni assunto comunque un carattere silenzioso e burbero su certi aspetti, comunque sentiva su di sé l'effetto di tutte quelle manipolazioni che anche se non le conosceva lo portavano a essere sempre irritato e di cattivo umore. Oltretutto aveva cominciato a odiare l'idea di essere additato come "il nipote del Master", nessuno sembrava riconoscere il suo reale valore, e questo l'aveva portato già all'inizio dell'adolescenza a cambiare atteggiamento diventando quello che era stato. Questo significava che erano decine le volte in cui, per un motivo o un altro, era di cattivo umore. E ricordava perfettamente come ogni singola volta bastasse vederla ridere in quel modo, scherzare e saltellare al suo fianco per sentire una strana sensazione di benessere. Quante volte era riuscita a farlo sorridere, nonostante le situazioni lo portassero a essere sempre più nervoso.
Era bello vedere come nonostante gli anni quel suo incredibile potere non fosse scemato nemmeno un po', ma anzi lo avesse esteso all'intera gilda.
«Ma come ci riesci?» mormorò lasciandosi sfuggire un sorriso divertito.
«Eh?» chiese lei, non capendo di cosa parlasse e lo guardò con innocenza e curiosità. Un'altra di quelle espressioni che la rendevano scaldante e confortevole. Le posò una mano sulla testa, accarezzandogliela affettuosamente, e disse: «Niente. Guardiamo gli incontri».
«Ecco che viene presentato il primo match del giorno!» esclamò Chapati, vedendo comparire le due sfidanti in centro all'arena.
«Lucy di Fairy Tail A e Flare di Raven Tail!» presentò mentre le due ragazze si posizionavano l'una di fronte all'altra.
«Quella ragazza mi mette i brividi» commentò Priscilla notando lo sguardo allucinato di Flare, mentre ridacchiando ondeggiava di fronte a Lucy.
«Se la caverà?» chiese Lluvia, preoccupata.
«Lucy è in gamba, più di quanto si pensi» disse Priscilla, prima di assottigliare lo sguardo e lasciarsi sfuggire un'espressione preoccupata mentre pronunciava: «Ma Raven Tail...».
«Hanno colpito Wendy, si sono accaniti contro Gray, non penso che ci andranno leggeri con lei» disse Laxus.
«Per qualche motivo hanno preso di mira Fairy Tail» disse Gerard. «Mi chiedo perché».
«Sinceramente non mi interessa» disse Priscilla, mentre le due sfidanti venivano presentate. «Spero solo che non commettano qualche vigliaccata».
«Non mi sorprenderebbe se commettessero qualche scorrettezza» annuì Laxus.
«Oh! Pare che i master delle due gilde siano padre e figlio» disse Chapati. «Che ne pensa, Yajima-san?»
«Beh, in un torneo come questo penso che i rapporti di parentela contino ben poco» rispose l'anziano.
«Per la parte della battaglia il campo da gioco sarà l'intera arena!» disse Mato, al centro dello stadio. «I due sfidanti si facciano avanti!»
E Flare e Lucy si avvicinarono, fissandosi negli occhi per interminabili istanti.
«Il limite di tempo è di trenta minuti. Se uno dei contendenti non è più in grado di combattere prima dello scadere dei trenta minuti, sarà considerato sconfitto» continuò l'arbitro a spiegare, prima di dare il via: «Che il primo incontro del giorno inizi!»
Fu Lucy a fare la prima mossa, estraendo una chiave dalla sua pochette ed evocando: «Apriti, portale del toro! Taurus!»
Taurus fece la sua comparsa muggendo con ferocia e sventolando la sua enorme ascia per aria, pronto a menar colpi. Si lanciò contro la sua avversaria, che riuscì a schivare il primo colpo senza troppa difficoltà. Lucy non perse altro tempo e tirò fuori una seconda chiave, chiamando: «Scorpio!»
«Due Spiriti contemporaneamente!» sussultò Priscilla, guardando la ragazza meravigliata. «È migliorata veramente tanto».
«Sand Buster!» ruggì Scorpio, sparando dalla punta della sua coda un turbine di sabbia che andò a centrare in pieno Flare. L'avversaria però sciolse i propri capelli, tenuti fino a quel momento legati in due trecce, e questi presero a muoversi autonomamente come fossero vivi. Si piazzarono di fronte al viso di Flare e riuscì a dissipare l'ondata di sabbia di Scoprio con quelli.
«Taurus, usa la sabbia di Scorpio!» suggerì Lucy e lui tirò indietro l'ascia, assorbendo intorno a essa tutta la sabbia del compagno Spirito Stellare.
«Che forza!» esclamò Priscilla, rimanendo affascinata dall'ingegno e dalla potenza con cui Lucy stava combattendo. Si alzò sulle punte, si sporse oltre la balaustra e gridò eccitata: «Forza Lucy!»
Taurus caricò su Flare con la propria ascia, ora avvolta dal turbine sabbioso, e il colpo che scaricò sulla ragazza fu tale da stendersi per qualche metro intorno a lei. Flare venne colpita, ma non accusò troppi danni e dopo essere stata scaraventata più lontano si rialzò immediatamente.
«Hair Shower: Wolf Fang!» urlò Flare e i suoi capelli si allungarono con rapidità verso Lucy, assumendo i connotati di un lupo gigantesco. Lucy non si perse d'animo ed ebbe riflessi abbastanza pronti da afferrare un'altra delle sue chiavi, chiamando: «Cancer!»
Cancer entrò in scena con le forbici già sguainate e in un solo colpo tagliò via i capelli di Flare, disintegrando il lupo che ne aveva preso forma.
«I miei capelli!» esclamò Flare sconvolta nel vederli volare via ormai a brandelli, ma non si perse d'animo. Inginocchiata ancora a terra si incupì, furiosa, e lanciò ancora i propri capelli ma questa volta colpì il terreno e vi penetrò.
«Vola Lucy!» si agitò Priscilla e Laxus le mormorò semplicemente sconfortato: «Lei non può volare».
Priscilla si portò le mani al volto, rendendosi conto della cosa, ed esclamò un sorpreso: «Oh no! È vero!»
«Eri talmente presa da non pensarci?» chiese lui, incredulo.
I capelli di Flare sbucarono da sotto al terreno esattamente ai piedi di Lucy e le avvolsero le caviglie. La tirarono e la sballottarono, facendola cadere a terra con violenza.
«Lucy!» gridarono almeno una decina dei suoi compagni di Fairy Tail, tutti estremamente preoccupati.
«I miei capelli possono muoversi a mio piacimento» sghignazzò Flare, guardando la ragazza a mugolante a terra. Ma ancora Lucy sembrò non accusare il colpo se non nel fisico, afferrò la frusta magica che Virgo le aveva portato dal mondo degli Spiriti Stellari e la lanciò contro Flare.
«Se è per questo anche la mia Fleuve D'Etoiles può muoversi a mio piacimento!» disse mentre il fascio magico della frusta raggiungeva Flare rapidamente e l'afferrò per un polso. La sbalzò via e Flare fece altrettanto con lei, ancora tenuta ben ferma per le caviglie. Le due ragazze caddero entrambe al suolo, mugolanti e doloranti, ma Lucy fu la sola a rialzarsi con lo sguardo di chi non aveva ancora finito, al contrario di Flare che invece sembrava essere sorpresa di aver trovato un'avversaria tanto tenace.
«I suoi stivali...» mormorò Priscilla, guardando Lucy togliersi dai piedi quel che ne restava. Sembravano sciolti, come fossero stati immersi in un forno crematorio.
«Devono essere stati i suoi capelli» disse Laxus, mentre Lucy si rimetteva in piedi, ora scalza.
«I miei capelli...» balbettò Flare, con lo sguardo allucinato. «I miei bellissimi capelli rossi! Biondina!» ruggì e rialzandosi infilò nuovamente i propri capelli all'interno del terreno.
«Di nuovo!» esclamò Priscilla, tesa.
«Se la dovessero prendere adesso che ha le caviglie scoperte sarebbe un bel problema» commentò ancora Laxus, al suo fianco.
«Fai attenzione, Lucy!» gridò Priscilla, sempre più sporta in avanti oltre la balaustra. Lunghi attimi di tensione, mentre Lucy si guardava attorno concentrata, chiedendosi probabilmente da dove li avrebbe visti uscire. Passarono interminabili secondi, fino a quando, distratta da qualcosa, Flare non poté che approfittarne e colpirla. I suoi capelli rossi le avvolsero la bocca, impedendole di urlare, e di nuovo la scaraventò a terra. Lucy si rialzò, a denti stretti fissò Flare dal basso, ma ancora non fece niente fintanto che Flare nuovamente non la colpì e ancora, e ancora, e ancora, ridendo soddisfatta del suo operato mentre la maga a terra urlava di dolore e non faceva niente per difendersi.
«Lucy!» urlò Priscilla, spaventata.
«Ma che combina?! Perché non reagisce?» ruggì Gajeel. Lucy ancora non si mosse e i capelli di Flare continuarono a colpirla, a lanciarla a terra, scaraventarla in giro, e ancora colpirla.
«Qualcosa non va» mormorò Laxus, che per quanto non conoscesse bene il livello di Lucy poté comunque notare la differenza troppo marcata tra le due rispetto a pochi minuti prima.
«Magari l'attacco di poco prima? Forse quei capelli hanno un qualche effetto secondario?» provò a ipotizzare Lluvia, altrettanto preoccupata benché non sopportasse poi molto Lucy.
«O magari è troppo tesa per la ciocca di Flare ancora infilata nel terreno, non sapendo da dove attaccherà si è paralizzata» provò a ipotizzare anche Gerard.
«Raven Tail» ruggì semplicemente Priscilla, serrando il marmo della balaustra tra le dita tanto forte che avrebbe potuto incrinarlo da un momento a un altro. Non sapeva cosa stava succedendo, non riusciva a proprio a capirlo, ma era ovvio che quella non fosse la Lucy che tutti conoscevano e sicuramente c'era di mezzo qualche sporco trucco. Stavano giocando sporco, ne era certa, anche se non riusciva proprio a capire come.
I capelli di Flare avvolsero nuovamente Lucy in faccia, chiudendole la bocca, e altre ciocche la presero per braccia e gambe.
«È scoperta! Se usa nuovamente lo stesso potere che ha sciolto i suoi stivali sono guai!» commentò Gajeel teso, e Priscilla si irrigidì sempre più, accecata dalla furia. Un'altra ciocca di capelli, che ora fumava di calore, si avvicinò pericolosamente alla pelle di Lucy ora bloccata e prese la forma del simbolo della gilda di Raven Tail.
«Vuole marchiarla!» urlò Gajeel, sconvolto. Persino Lluvia si portò le mani al volto, pallida per l'angoscia di quell'orribile punizione. «Le vuole marchiare il simbolo della gilda nemica sopra quello di Fairy Tail» mormorò con un filo di voce.
«Stiamo scherzando?» ruggì Priscilla, con tanta di quella rabbia in corpo che avrebbe potuto prendere fuoco. «Bastarda, fermati subito!»
«È scorretto! Giudice!» ruggì Gajeel al suo fianco.
«Lucy!» urlò Priscilla con tutta la voce che aveva in corpo.
«Vai Lucy, è la tua occasione!» la voce incoraggiante di Natsu, sorprendentemente, non provenne dal suo balconcino ma dagli spalti dove era riunita l'intera gilda per il tifo alle due squadre. Stringeva tra le dita i capelli di Flare che sbucavano proprio da sotto i piedi di Asuka, la piccola figlia di Bisca e Alzack, e li stava strappando. Lucy riuscì finalmente a muoversi, nonostante le ciocche la tenevano ancora prigioniera si mosse e con uno scatto riuscì a liberarsene, evocando a gran voce: «Gemini!»
«Si è liberata!» esclamò Lluvia, felice.
«Avevano preso in ostaggio Asuka-chan» mormorò Priscilla con meno voce, ma non per questo più calma. «Maledetti. Maledetti bastardi!»
Mise un piede sulla balaustra e si diede lo slancio, pronta a lanciarsi diretta probabilmente verso il balconcino di Raven Tail. Laxus, nonostante la sorpresa, fu abbastanza pronto da allungarsi in avanti e afferrarla per i vestiti, tirandola nuovamente indietro. Priscilla iniziò a scalciare e tirare pugni al vento, usando addirittura la propria magia nel tentativo di volare via dalla presa di Laxus che la teneva ben ferma, e con il volto contratto in un'espressione che la somigliava più a una bestia che a un essere umano cominciò a rivolgere alla gilda di suo padre ogni sorta di insulto che conoscesse e qualcuno, forse, addirittura inventato.
Gemini, nel frattempo, colpì Flare e aiutò Lucy a liberarsi che già pronta in piedi ordinò: «Facciamo quella tecnica!»
«Non siamo ancora pronti» disse il primo dei due gemellini.
«Non ci siamo ancora allenati abbastanza» disse il secondo.
«Proviamoci lo stesso! Diventa me!» insisté Lucy e Gemini si trasformarono all'istante, prendendo le sembianze di una Lucy in accappatoio.
«Perché vestito così?!» urlò Lucy, sconvolta, e Gemini si giustificò timido: «Non è colpa nostra. Eri vestita così l'ultima volta che ti abbiamo copiato».
«Non fa niente» tagliò corto, Lucy. «Facciamolo!»
Si presero per mano, chiusero gli occhi, e una luce cominciò ad avvolgerli.
«Sonda i cieli, spalancali. Fatti riconoscere da me attraverso il bagliore di tutte le stelle della volta celeste» recitarono all'unisono facendo echeggiare la propria voce in quella che sembrava un'altra dimensione. «Oh, Tetrabiblos, dominatore degli astri» e la luce si intensificò, avvolgendo non solo Lucy e Gemini ma anche Flare qualche metro più avanti. «Mostra il tuo volto! Apri la tua porta maligna!» l'energia si intensificò tanto che chiunque poté sentirne la sua potenza vibrare sulle corde della propria anima. Era come trovarsi di fronte a una benedizione divina, il cielo che prendeva il posto della terra, le stelle e viaggiavano nella loro incredibile velocità tra le due ragazze avversarie.
«Ottantotto segni! Risplendi! Uranometria!» Il mondo si fece scuro, la volta celeste scese su di loro, stelle e pianeti li circondavano e Lucy stessa iniziò a risplendere come una di esse. Era la mossa definitiva, il colpo che avrebbe messo fine a qualsiasi scontro la cui potenza poteva egualiare quella di una stella in piena esplosione. Avrebbe vinto, tutti lo sapevano, persino la stessa Flare che tremante si portò le mani a coprirsi il viso per proteggersi impacciatamente.
Ma tutto scomparve in un istante, come una bolla di sapone che veniva fatta scoppiare, e Lucy cadde a terra.
«Che succede?» mormorò Priscilla, guardando sconvolta la scena. Era talmente atterrita, che aveva persino smesso di agitarsi ancora tenuta ben salda dal braccio di Laxus.
«Si è vanificata?» chiese Gajeel, cercando anch'egli una spiegazione a tutto quello.
«Perché?» sibilò Priscilla, guardando l'amica a terra che non sembrava più capace di muoversi.
«La magia di Lucy non si è attivata!» commentò Chapati. «Yajima-san, cosa crede sia successo?» Ma l'anziano per la prima volta non rispose e rimase a fissare la scena, con un terribile sguardo in volto.
«Lucy cade a terra! La battaglia è finita!» annunciò Mato, arbitro della gara. «Flare di Raven Tail è la vincitrice!»
Un coro, un boato, e il pubblico che esaltato urlava il nome della gilda in un tifo eccitato.
«Non è possibile» mormorò ancora Priscilla, incapace di riprendersi.
«Povera Lucy» sussurrò Lluvia, abbassando lo sguardo.
Il braccio di Laxus, ancora intento a sorreggere Priscilla nella sua precedente lotta per trattenerla, si fece più teso e stritolante. Non ci fu bisogno di chiedere spiegazioni, anche se non sapevano bene cosa fosse successo, erano assolutamente certi che qualsiasi cosa avesse fermato Lucy era partito da Raven Tail nel loro ennesimo imbroglio.
Il coro del pubblico si trasformò pian piano in una risata di scherno e il nome di Lucy venne più volte pronunciato insieme a aggettivi certamente poco gradevoli. La deridevano, deridevano la loro gilda, l'atterrivano, e Lucy non riuscì nemmeno a rimettersi in piedi eppure fu possibile vederla tremare scossa dai singhiozzi.
Natsu comparve all'interno dell'arena e si avvicinò all'amica, ancora intenta a piangere e singhiozzare. Il suo sorriso contrastava con tutto quello che li circondava, contrastava con l'umiliazione, con lo scoraggiamento, col dolore. Ma proprio per quello fu più potente di una tempesta. Allungò una mano verso Lucy, cercò di incoraggiarla, e riuscì, con la sua solita incredibile forza d'animo, a farla rialzare. L'incontro era finito, Lucy venne accompagnata in infermeria per un semplice controllo e l'arena venne preparata in fretta per gli incontri successivi. Priscilla sembrò essersi calmata e questo convinse Laxus a lasciarla andare, anche se qualcosa sul suo volto continuò a turbarlo. Era pensierosa, era eccessivamente pensierosa e cupa, cominciò a preoccuparsi un po' ma sapeva quale poteva essere l'unico motivo di tutto quello. Non c'era niente che potesse fare o dire, lo sapeva, doveva solo darle tempo e aspettare di potersi riprendere la loro rivincita non solo per la sconfitta di Lucy, ma per tutto quello che Raven Tail stava facendo da quando erano arrivati. Lunghi minuti di silenzio, strani per una come lei, e infine Priscilla si voltò e si allontanò.
«Dove vai?» le chiese.
«In bagno» rispose semplicemente.
«Gli incontri delle altre gilde stanno per cominciare! Tra poco toccherà anche a noi» disse Gajeel.
«Torno subito, non preoccuparti» una frase che portava qualsiasi tipo di sentimento, tranne il non preoccuparsi. Lluvia provò a fare un passo, per seguirla, ma fu lo stesso Laxus a bloccarla con un braccio e negare con la testa. Voleva restare sola e per quanto anche il suo istinto lo spingesse a correrle dietro, preferì concederle quel piccolo attimo per sé credendo fosse la cosa migliore.
Priscilla camminò lentamente, a testa bassa, verso la toilette in fondo a un lungo corridoio. Aveva scelto di proposito di recarsi a quella più distante per il semplice motivo che aveva bisogno di muoversi, camminare per sciogliere i muscoli e la tensione. Si era sforzata molto, aveva fatto di tutto per cercare di lottare con quella sensazione, ma per quanto fosse facile fingere un sorriso, certamente era ben diverso il liberarsi il petto da quel macigno. Ogni istante, da quando aveva incrociato l'uomo con la maschera da leone, non aveva fatto che rivivere quelle orribili sensazioni, ogni istante da allora. Poteva distrarsi con la gara, poteva sforzarsi di sorridere per consolare un'amica, poteva lasciarsi travolgere dalla rabbia, cedere al desiderio di vendetta, ma qualsiasi cosa facesse lui era lì. La catena intorno al suo collo era invisibile, ma non per questo meno pesante. La portava a fare strani pensieri, la inghiottiva in un vortice di follia, e i residui di Nirvana dentro di lei certo non l'aiutavano a essere più forte di fronte a quei fantasmi.
Avevano ferito Wendy, avevano umiliato Lucy, avevano ostacolato Gray impedendogli con ogni trucco di dare il meglio di sé. Qualsiasi cosa facessero, loro erano lì, a sghignazzare oltre le loro spalle.
Avevano persino minacciato la piccola Asuka, una bambina innocente la cui unica colpa era essere nata da genitori che portavano su di loro il simbolo della gilda tanto odiata.
Poteva fingere un sorriso, ma la verità era che più passava il tempo più la paura la inghiottiva impedendole di muoversi.
Una voce, un urlo e un pianto. Alzò la testa, incuriosita da quanto avesse appena sentito, chiedendosi chi stesse piangendo in quel modo. Si voltò verso la porta socchiusa, appoggiata al cardine, oltre il quale sentiva provenire quella voce femminile lamentosa. Quando le fu vicina riuscì a sentire altro: cose che cadevano, sedie che si spostavano, un tavolo forse urtato, il rumore delle percosse. Qualcuno stava picchiando una donna e non ci andava certamente leggero. Per quanto il buon senso le dicesse di farsi gli affari suoi, il suo istinto di maga le disse di intervenire. Qualcuno lì dentro aveva decisamente bisogno di aiuto. Scostò appena la porta, pronta a entrare e fare qualcosa in difesa di chiunque fosse, ma non appena l'occhio riuscì a penetrare all'interno della stanza e vedere quanto stesse accadendo si bloccò. Paralizzata.
Il Nirvana la risucchiò completamente, la rese cieca, inconsistente, sola con il proprio dolore. Ivan Dreyar era in piedi, imponente, per niente cambiato nonostante tutti gli anni trascorsi, se non per qualche ruga in più sul viso. La mano ferma, sul collo di Flare, spinta contro lo spigolo di un mobile a perforarle la schiena. Ma Priscilla era cieca, Priscilla non riuscì nemmeno più a sentire la sensazione del proprio corpo al suo posto. Non era Flare che teneva tra le mani, ne era certa, lo vedeva chiaramente. I suoi occhi ingannati dal suo stesso terrore, ma avrebbe potuto scommetterci, quella che veniva strozzata e torturata era lei stessa di dieci anni prima. Si vedeva, abiti lacerati, lividi sulla pelle, una ferita sulla testa tanto profonda che avrebbe potuto uccidere chiunque altro. Il braccio ripiegato all'indietro, spostato dalla sua originale posizione, era come avere di fronte un terrificante racconto dell'orrore. Si portò le mani alle labbra, serrandole per costringerle a tacere, soffocandosi per non attirare l'attenzione, per non respirare nemmeno. Umide di lacrime che chissà quando aveva iniziato a rovesciare. Il pugno di Ivan partì, centrando la se stessa di molti anni addietro dritta nello stomaco, e lo spigolo del mobile infine penetrò con quell'ultimo colpo all'interno della carne.
«Non hai fatto abbastanza!» un ruggito, un eco o forse era la realtà?
«Mi hai umiliato».
«Mi dispiace» la sua voce di bambina, che tentava invano di implorare pietà. A quel punto non era nemmeno più certa di ciò che realmente stesse accadendo, riusciva solo a vedersi incastrata in quel ricordo come se ne fosse stata inglobata.
«Hai perso contro Laxus di proposito! Non ci hai nemmeno provato?! Come credi possa migliorare se non lo porti a fare sul serio? A che servi, tu, spiegamelo?» e come un macigno, la sentenza cadde su di lei: «Sei inutile».
La bambina urlò con tutto il fiato che aveva, mentre suo padre con un ultimo colpo le rompeva l'osso del collo e la lasciava cadere a terra, disumana, smontata come una bambola da torturare, un giocattolo divertente per un sadico bambino. Priscilla strinse di più le dita intorno alla sua bocca, soffocando un lamento, e si voltò poggiando le spalle al muro accanto. L'ultima immagine sfocata, di se stessa a terra, si mescolo a quella reale di Flare, anche se certamente lei era in realtà conciata molto meglio. Un normale essere umano non sarebbe sopravvissuto a una tortura simile, ma era stata comunque abbastanza da farle perdere i sensi. Ricoperta di lividi e graffi, venne lasciata sul pavimento, ma Priscilla in quel momento non la guardava nemmeno più. I suoi occhi, giogati da quei folli sentimenti, le avevano mostrato in realtà una ben altra scena.
«È l'ultimo avvertimento, la prossima volta ti toglierò la magia e ti eliminerò definitivamente. Di una bambola che non sa come si gioca non me ne faccio niente» era nella sua testa, era sicuramente solo nella sua testa, ma era stata così forte, così chiara, che non riuscì a crederci. Lo sapeva... lui sapeva dov'era, cosa faceva, lui vedeva tutto. Lui poteva ucciderla in qualsiasi momento, glielo ripeteva in continuazione in ogni sogno, in ogni pensiero, in ogni ricordo.
Sentì i passi nella stanza, pesanti: stava per uscire. Ebbe almeno la forza di scappare.
Raggiunse il bagno ed entrò sbattendo la porta, senza neanche preoccuparsi se qualcuno avrebbe potuto vederla o sentirla. Entrò dentro uno dei loculi della toilette e ci si chiuse dentro, schiacciando infine le spalle contro la porta. Cadde a terra, le gambe troppo molli per riuscire a sostenerla. Sentiva freddo, sentiva un freddo glaciale come mai lo aveva sentito prima. Si rannicchiò cercando un po' di calore, sperando di riuscire a farsi talmente piccola da sparire, ma tremava troppo e persino la sua voce non riusciva a salvarsi a quel tormento, uscendo incontrollabile dalla gola in lamenti e guaiti.
"La mia bambina di carta".
Non poteva fuggire, non poteva nascondersi, ovunque andasse lui era sempre lì. Il suo macabro sorriso, le sue finte lusinghe quando cercava di convincerla ad obbedirgli, quelle stesse mani che potevano in un attimo recarle il dolore peggiore di tutti. A confronto delle sue torture e delle sue percosse, i fulmini di Laxus erano carezze. E comunque aveva sempre preferito, un attimo prima di svenire, vedere le lacrime e il volto preoccupato di Laxus che il sadico sorriso di chi soddisfatto si puliva le mani dal proprio sangue.
"La mia bambina di carta".
Le parlava, ogni istante della sua vita l'aveva fatto, a ricordarle cosa fosse in realtà, quale fosse il suo scopo, quale fosse la sua prigione. Lei non era umana, lei non era una figlia, lei non aveva nemmeno un nome. Mai l'aveva chiamata Priscilla, se non davanti a chi avrebbe potuto fare qualche scomoda domanda. Lei era solo una bambina di carta, una bambola, un giocattolo. La sua marionetta meglio riuscita, ma pur sempre solo una bambina di carta.
E soprattutto... gli apparteneva.
Si afferrò la testa, immerse le dita artigliate tra i capelli. Qualcuno, era certa, venne strappato via. Bruciava, ogni cosa dentro lei bruciava, faceva un gran male. Nemmeno le lacrime di cui era ricoperta riuscirono a dare un fresco sollievo alle guance bollenti. Sentì il sapore del sangue in bocca, il labbro morso chissà quando non faceva nemmeno male. Qualcosa nel suo petto spingeva per uscire, ma era segregato in una catena che mai si sarebbe spezzata. Lo sentì scoppiare dentro sé, lacerarla, e la sua voce... lui le parlava.
Riuscì solo a sibilare.
«Sento la sua voce nella mia testa».



La mia bambina di carta.

~{Fairy Tail}~ La bambina di carta ~Where stories live. Discover now