Capitolo 53

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Passarono altri tre giorni, altri giorni durante i quali Yoongi continuò a comportarsi come se niente fosse accaduto, sebbene la ritrovata vicinanza di Jungkook rendesse tutto più sopportabile, gli permettesse di crollare a casa quando ancora si sentiva soffocato, di trovare aiuto ed amore per affrontare gli attacchi di panico, segni evidenti di quella sua frattura interiore.

Aveva anche rimesso il ciondolo che il corvino gli aveva regalato a Natale. Per fortuna il padre non aveva distrutto quel regalo troppo prezioso e fragile a cui si era affezionato in fretta, ma era stato il castano stesso a toglierselo con gesti quasi disperati, subito dopo essere arrivato a casa, perché si sentiva soffocare anche a causa di quella semplice collanina d'argento attorno al collo, che avrebbe dovuto essere in segno d'amore.

Ed era proprio l'amore, il sentimento che più pervadeva il suo animo, insieme a quel senso di colpa che non riusciva in alcun modo ad allontanare. Aveva letto la sofferenza negli occhi di Jungkook, sofferenza causata da ogni suo allontanamento, da ogni suo rifiuto, e, per quanto il modello continuasse a dire che non fosse stato così, che quelle ferite non fossero niente, in confronto alle sue, Yoongi non poteva fare altro che sentirsi in colpa a causa del dolore procurato al entrambi per la sua stupida paura che il corvino, così come l'avesse spinto a terra nella foga di quel momento, gli avrebbe potuto fare del male in un qualsiasi istante, senza un motivo apparente.

Yoongi sospirò, scuotendo la testa pur di allontanare anche fisicamente dai pensieri lo sguardo del modello e tutti i sentimenti che si portava dentro, amore, dispiacere, paura, e continuò ad abbottonarsi la camicia bianca con le mani tremanti a causa dell'agitazione. Quel giorno, quello era il giorno in cui avrebbe incontrato il signor Kim, quel colloquio fissato per lui dal signor Jeon, pieno di aspettative nei suoi confronti.

E se fosse andata male?

Ma che razza di domanda stupida. Certo che sarebbe andata male. Lui non era così tanto bravo, era solo un ragazzo imbranato che suonava il pianoforte, ma non possedeva alcun talento particolare; era come tanti, tantissimi altri ragazzi che frequentavano come lui l'accademia.

«Yoon?» si sentì richiamare, quella sillaba veloce che ruppe il silenzio facendolo quasi sussultare, prima che si girasse verso la porta, là dove Jungkook si era appoggiato allo stipite e guardava il suo ragazzo con occhi colmi di dolcezza. «Hai saltato un bottone... posso fare io?»

Abbassò lo sguardo sul suo busto, si rese conto dell'errore che aveva effettivamente commesso ed un sorriso amaro gli si disegnò sul volto. Era talmente imbranato da non saper neanche indossare una camicia, come avrebbe fatto ad ottenere un posto nel mondo della musica?

«Va bene...» accettò a bassa voce, l'unica cosa positiva fu il rendersi conto di non essere più spaventato dalla vicinanza del corpo del modello, consapevolezza che raggiunse dal modo in cui cercò rifugio tra le sue braccia non appena Jungkook terminò quella breve operazione.

«Piccolo, stai tranquillo.» lo sentì sussurrare, prima che gli desse un bacio sui capelli. Il castano scosse la testa contro il maglione che copriva il suo petto, non sapendo cosa dire e non credendo neanche di essere in grado di parlare senza che il suo discorso venisse minacciato da lacrime dovute alla troppa agitazione di quel momento. «Andrà tutto bene, Yoon, il vecchio Kim ti adorerà, ne sono sicuro.» disse ancora, nella speranza di calmarlo.

«Resti con me, vero?» domandò Yoongi, alzando appena gli occhi per incontrare quelli del suo ragazzo e rivolgergli un sorriso quasi bambinesco, facendo anche sporgere in avanti il labbro inferiore.

«Detesto quando ti comporti così, piccola creatura adorabile...» sbuffò Jungkook, scuotendo la testa. «E detesto ancora di più doverti dire di no, ma devo vedermi con quel figlio di puttana del vicedirettore, subito dopo averti accompagnato.» gli ricordò.

Gold - {Yoonkook}Where stories live. Discover now