~Luce~

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Quella mattina feci il mio ingresso in aula accompagnata dal ragazzo piumato, attirando le attenzioni di alcuni compagni di classe.
Infatti molti di loro avevano cercato il giorno prima di instaurare un contatto col ragazzo, ma lui si era sempre mostrato molto poco propenso a socializzare. Quindi forse li incuriosiva vederci arrivare insieme.
Scambiai qualche timido saluto con alcuni di loro e corsi a sedermi, vergognandomi come una ladra.
Qualcuno era già seduto in gruppetto per chiacchierare e mi sentii fuori posto, perché come al solito tutti stavano facendo amicizia tra loro, lasciando me indietro. Era uno scenario abituale per me, siccome avevo passato tutti gli anni scolastici pregressi quasi da sola, ero stata salvata solo dal mio migliore amico Yosetsu, l'unico che era riuscito a vedere oltre alla mia timidezza.
Non ero affatto un lupo solitario, semplicemente faticavo ad inserirmi nel gruppo, finendo col restare isolata.
Scambiai un rapido sguardo in direzione di Tokoyami, trovandolo però a fissare davanti a sé senza nessuna intenzione di badare a me.
Sospirai arresa davanti all'evidenza: anche quell'anno ero destinata alla solitudine.
<<Ciao>> mi sentii dire all'improvviso contro ogni previsione, sentendo il rumore di una sedia trascinarsi davanti al mio banco.
Quando alzai gli occhi mi ritrovai davanti al viso l'enorme sorriso di un ragazzo e dei capelli rossi che andavano in tutte le direzioni.
<<Ciao>> risposi sorpresa, per niente preparata a quella novità.
<<Disturbo?>> chiese il ragazzo, continuando a sorridermi sinceramente.
Mi affrettai a scuotere freneticamente la testa per negare, sentendomi una stupida subito dopo. Ero davvero una frana quando si trattava di rompere il ghiaccio con qualcuno.
Il ragazzo prese posto.
<<Te ne stai sempre qui da sola per conto tuo. Gradisci la solitudine?>> mi chiese, piegando leggermente la testa di lato per osservare la mia reazione alla domanda.
<<No, non è questo. Semplicemente non sono brava a fare nuove amicizie, vorrei davvero... ma mi blocco sempre>> spiegai.
<<Allora è il tuo giorno fortunato, faccio io amicizia con te. Mi chiamo Kirishima Eijiro>> si presentò il ragazzo, allungando una sua mano nella mia direzione.
Farfugliai in risposta una sorta di presentazione, stringendo la sua mano con timore; non abituata a un approccio amichevole così diretto. E nel farlo la mia manica salì leggermente, mostrando uno dei disegni d'inchiostro che mi coloravano la pelle.
Quello sembrò catturare l'attenzione del ragazzo, tanto che notai il sguardo illuminarsi.
<<Il tuo quirk è diverso da tutti quelli che conosco, mi ha incuriosito subito dopo l'esercitazione di ieri. Questi spariscono se li usi, giusto?>> chiese, indicando i disegni.
<<Esatto. Li uso per ridurre i tempi di utilizzo del mio quirk.>>
Il discorso attirò l'interesse di qualche altro compagno di classe, tanto da ritrovarmi altre quattro persone attorno al mio banco. Tutti si presentarono con entusiasmo e mi fecero un sacco di domande, aiutandomi a sentirmi almeno per una volta nella vita parte integrante di una classe.
Automaticamente alzai lo sguardo verso il ragazzo piumato seduto a pochi banchi di distanza, notandolo di nuovo solo e la scena un po' mi fece intristire.
Aveva fatto tanto per me in così poco tempo e non mi piaceva l'idea di vederlo da solo. Fu lì che presi la mia decisione: volevo diventare sua amica, anche a costo di buttare all'aria la mia timidezza. Glielo dovevo.

L'ospedale era un posto che ormai conoscevo fin troppo bene, complici tutte le visite fatte nel corso del tempo per vedere la sorellina minore del mio migliore amico e che rispondeva al nome di Momoka Awase.
La bambina ormai passava più tempo nel reparto di pediatria che fuori, cercando di tenere sotto controllo la sua rara malattia congenita cardiaca.
Così come il fratello Yosetsu era il mio migliore amico, lei era la migliore amica del mio fratellino e suo coetaneo Yosuke.
Accompagnavo spesso il piccolo lì, un po' per accontentare il suo desiderio di far visita all'amica e un po' per accertarmi io stessa delle delicate condizioni di salute della bambina.
Yosuke era sempre impossibile da tenere a bada quando l'ascensore apriva le sue porte sul piano desiderato e nemmeno quella volta fece eccezione.
<<Yo, ti ho detto mille volte che non devi correre per il corridoio. Siamo in un ospedale e devi mostrarti rispettoso, inoltre rischi di farti male. Lo sai che non sei proprio un maestro di equilibrio>> dissi al bambino, acciuffandolo per il retro del colletto prima di dargli il tempo di superare le porte dell'ascensore.
Non era davvero mio fratello, bensì mio cugino, ma aveva comunque ereditato il mio essere maldestra. Mi mancavano molto gli zii, ossia i genitori del bambino, ma almeno ci avevano lasciato un dono enorme dopo la loro morte. Lui per me era davvero come un fratello e non mi interessava se i nostri genitori non erano gli stessi, ci legava comunque un grado stretto di parentela e tanti anni di bei momenti passati insieme. Badavo a lui quasi come a un figlio.
<<Senti chi parla>> mi rispose lui subito dopo, facendomi la linguaccia. Per essere così piccolo aveva davvero un caratterino.
<<Hai sempre le risposta pronta tu, piccola peste>> gli risposi io, solleticandolo per qualche secondo sotto la quarta costola destra. Il suo punto debole.
Il bambino rise e mi concesse di prenderlo per mano, così da tenerlo a bada e non farlo correre lungo il corridoio.
<<Hai portato le tue figurine?>> chiesi, riferendomi alle card che collezionava da diverso tempo con entusiasmo.
<<Sì>> mi rispose lui, dando delle pacche a un piccolo marsupio attaccato alla cinta dei pantaloni e dove quel giorno aveva deciso di mettere le sue figurine <<non vedo l'ora di mostrarle a Momoka.>>
Non appena nella stanza della bambina infatti lui corse subito sul suo letto, facendomi sorridere.
<<Salve signora Awase>> dissi educatamente, in saluto alla madre della piccola <<Yosetsu non è ancora arrivato?>>
Lei sorrise in risposta al mio saluto, prima di dire: <<Certo, adesso è al bar dell'ospedale. Momoka voleva delle patatine.>>
Annuii con la testa, spostando la mia attenzione sulla bambina, in quel momento concentrata a guardare le figurine di Yosuke con gli occhi che brillavano, soprattutto guardando la figurina olografica di Endeavor che mio fratello aveva trovato il pomeriggio prima. Molto rara stando alle sue parole.
Mi avvicinai al letto dove erano seduti i due bambini e accarezzai la testa della bambina, attirando la sua attenzione.
<<Ciao piccola, guarda cosa ti ho portato oggi>> le dissi, mostrandole il peluche che tenevo nell'altra mano. Un coniglietto.
Era il suo animale preferito e il suo viso si riempì di meraviglia a quella visione.
Sì portò il coniglio di pezza al petto, per poi salire in piedi sul letto per ringraziarmi. Momoka avvolse le sue esili braccia attorno al mio collo per abbracciarmi ed io ricambiai il suo tenero gesto.
<<Grazie, ti voglio tanto bene>> mi sussurrò la piccola.
A causa della sua malattia era molto più piccola e più magra dei suoi coetanei, tanto che quando l'abbracciavi sembrava come scomparire a causa della sua minuta corporatura.
Ciononostante era bella come un angelo grazie alla sua pelle diafana, i grandi occhi chiari ed espressivi e i suoi capelli sempre perfettamente curati dalla madre.
Volevo molto bene alla bambina e le sue condizioni di salute erano molto importanti per me, tanto da farmi stare spesso in pensiero e male. Tuttavia davanti a lei cercavo sempre di sorridere e finsi allegria anche quella volta.
<<Anche io ti voglio bene>> le risposi, accarezzandole i capelli.
Proprio in quel momento Yosetsu fece il suo ingresso con diversi pacchetti di patatine tra le mani, convogliando immediatamente a sé tutte le attenzioni dei bambini.
Quel pomeriggio passò così, mangiando patatine e ridendo.



...........

Madonna, sono viva anche qui. Lo giuro.
Tutta la storia della bambina potrà forse risultare scollegata e messa a caso, in realtà diventerà una parte importante nella trama per motivi che svilupperò più avanti.
Poi vedrete ^^

Vi lascio due immagini dei bambini per aiutarvi a immaginarli:

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Insecurity || Tokoyami x ReaderWhere stories live. Discover now