Capitolo 3

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Arianna non poteva credere di essere scoppiata a piangere in quel modo davanti a una persona che conosceva solo da poche ore. Pensava di apparire patetica agli occhi di Laila, eppure la vampira l'aveva lasciata piangere e l'aveva accolta nelle sue braccia. Non aveva criticato le sue emozioni, ma le aveva accolte, non le aveva giudicate come un capriccio, ma come qualcosa di valido e reale. Arianna si sentì confortata da quell'abbraccio in cui era avvolta mentre le lacrime le solcavano le guance e quei ricordi dal sapore così amaro le riempivano la mente.

Quando la ragazza si calmò, sciolse l'abbraccio e si allontanò un po'. La parte della manica destra di Laila che copriva la spalla era inzuppata dalle lacrime di Arianna, la quale non riusciva a guardare in faccia la vampira. Se solo l'avesse fatto però avrebbe visto i suoi occhi verdi pieni di compassione, che la osservavano con uno sguardo protettivo. Gli occhi di Arianna avevano invece un'aria spenta ed erano lucidi e arrossati per via del pianto. Guardandoli Laila pensò che probabilmente quello che aveva avuto la ragazza non era stato solo un semplice incubo, ma qualcosa di ben più doloroso e reale. Nessuno poteva piangere in quel modo solo per un brutto sogno.
«Scusa» disse Arianna con un filo di voce, tenendo la testa bassa. Per cosa si stava scusando precisamente? Per aver pianto? Per averle bagnato la maglia? Per averla disturbata? Per averla fatta preoccupare? Non lo sapeva nemmeno lei precisamente, forse era per tutte queste cose messe insieme, o forse quella parola le era uscita dalle labbra di riflesso, perché i suoi genitori le avevano insegnato a vergognarsi delle proprie emozioni e un solo abbraccio non avrebbe mai fatto andare via quel crudele insegnamento.
«Non devi scusarti. Fa bene sfogarsi. Se ne hai bisogno sarò più che contenta di aiutarti» le rispose comprensiva Laila. La vampira era dell'opinione che non bisognasse mai vergognarsi di ciò che si prova; anche lei in passato credeva di dover avere vergogna delle proprie emozioni, ma con il tempo aveva imparato che queste ultime sono qualcosa di naturale. Grazie a questa consapevolezza aveva anche sviluppato una grande empatia e confortare le persone quando ne sentivano il bisogno non era un problema per lei, anzi era felice di poter essere d'aiuto.

Arianna rimase sorpresa dalla sua risposta, nessuno era mai stato così dolce con lei, specialmente in un momento di debolezza. Era così colpita dalla gentilezza della vampira. Era una sensazione piacevole essere trattata con così tanta premura. Seppur provasse ancora vergogna, quell'abbraccio unito a quelle parole significava tanto per Arianna, anche se si trattava solo di piccoli gesti.
«Grazie» disse la ragazza, alzando la testa e rivolgendo lo sguardo verso Laila. Gli angoli della sua bocca si curvarono, formando un piccolo sorriso, che la vampira ricambiò.

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Quel pomeriggio Laila propose ad Arianna di riposare nella sua stanza, in fin dei conti la vampira non aveva bisogno di usare il proprio letto e per Arianna sarebbe stato decisamente più comodo del divano. Le due ragazze abbandonarono, quindi, il soggiorno e si diressero nel corridoio, entrando nella seconda porta sulla sinistra. Una volta dentro, Arianna si guardò intorno. La camera era più grande di quanto si aspettasse e i muri erano bianchi, a differenza del resto dell'abitazione; il soffitto, di color blu scuro come il cielo notturno, era disseminato di piccole lucine che ricordavano delle stelle e vi era persino un lampadario a forma di luna. Sulle pareti della stanza erano appese un sacco di foto, alcune ritraevano Oray e Laila insieme (e, sorprendentemente, il diavolo sorrideva anche in alcune di esse), altre ritraevano invece la vampira insieme all'angelo incontrato quella mattina, Zoe, e altri due vampiri, una aveva i capelli castani che le arrivavano fin sopra le spalle e gli occhi verdi, mentre l'altrə aveva gli occhi marroni e i capelli dello stesso colore che arrivavano poco più sotto alle orecchie; erano poi presenti altre foto in cui era possibile vedere Laila con una ragazza umana dalla pelle olivastra, gli occhi marroni e i capelli neri e ondulati, nella maggior parte delle foto questi ultimi le ricadevano sulle spalle con due chignon ai lati della testa.
"Forse Laila ha un'amica umana" pensò Arianna.
Il letto si trovava sulla destra, le sue coperte bianche e senza pieghe emanavano lo stesso odore della vaniglia; di fronte a esso vi era un pianoforte, accanto al quale era presente una scrivania, su di essa c'erano: una piccola lampada, tutto l'occorrente per scrivere e quattro quaderni. Sulla copertina di due di questi vi era scritto "Lingua umana italiana", su un altro c'era scritto "Cose sul mondo umano", il quarto quaderno era invece aperto e sembrava contenere gli spartiti di alcune canzoni.
«Suoni il piano?» chiese Arianna.
«Oh sì, ho imparato da piccola e mi piace molto» rispose Laila, sorridendo. Quella era probabilmente l'unica cosa che non era cambiata da quando si era trasferita a vivere con Oray anni prima.

La Profezia Delle GemelleWhere stories live. Discover now