•47 Quello che non ti aspetti

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Non badai molto allo scenario circostante durante la mia corsa, né alle persone che urtavo correndo.
Mi arrivarono alle orecchie diverse frasi di ammonimento o di indignazione, ma avevo gli occhi troppo offuscati dalle lacrime per voltarmi e scusarmi.
La verità era che fingevo di fare la forte, ma non avevo superato nemmeno minimamente la rottura col mio ex ragazzo.
Tutto mi riportava alla mente il suo viso e stavo entrando in un circolo vizioso senza apparente via d'uscita e che quasi mi soffocava.
Passai di nuovo la mano sulla pelle circostante gli zigomi per scacciare le nuove numerose lacrime che affollavano il mio viso e mi meravigliai di trovarla già irritata dal continuo sfregamento con le mie mani. Evidentemente dovevo aver asciugato le lacrime più volte di quelle che pensavo.
Le mie dita erano leggermente macchiate di nero, risultato del leggero strato di mascara che le mie amiche mi avevano consigliato di indossare.
In quel momento dovevo essere un vero e proprio disastro, ma non me ne curai.
La mia corsa si arrestò su un muretto in disparte dalla strada principale e illuminato solo dalla luna e solo una volta seduta le mie orecchie registrarono un rumore frettoloso di passi alle mie spalle. Quello mi portò ad alzare spaventata lo sguardo, trovando la mia visuale occupata dalla figura leggermente ansimante di Dabi.
<<Certo che quando vuoi ne hai di fiato nei polmoni, soprattutto considerando che hai addosso lo yukata. Si può sapere che ti è preso? Hai fatto una strage di passanti lungo le bancarelle, hai preso in pieno anche me e nemmeno ti sei scusata.>>
Aprii la bocca per rispondere, ma poi mi ricordai delle pietose condizioni in cui versavo e mi voltai velocemente di lato, permettendo ai miei capelli di nascondermi il viso.
Approfittai di quel nascondiglio improvvisato per passarmi le dita sotto alle palpebre inferiori e scacciare i possibili residui di trucco e solo allora mi voltai verso il ragazzo, spostando i capelli dietro le orecchie.
<<Non è successo niente, scusa se ti ho fatto male>> risposi semplicemente, abbassando di nuovo lo sguardo a terra.
<<Non si piange in questo modo per niente>> constatò lui, sedendosi al mio fianco senza nemmeno chiedere il permesso.
Valutai se fosse il caso o meno di parlarne con lui, arrivando alla conclusione di non avere nulla da perdere.
<<È solo che al lancio delle lanterne ho visto diverse coppie felici e questo mi ha riportato con la mente ai giorni col mio ex ragazzo, in fondo è passato poco tempo e non ho ancora superato la cosa>> spiegai, sentendo nuovamente gli occhi traboccare di lacrime.
Dabi sospirò e mi posò una mano sulla nuca. Era grande e riusciva a coprire la parte superiore quasi per la sua interezza.
<<Guarda cosa mi tocca fare...mi farai finire in galera per molestie nei confronti di una minorenne>> bisbigliò lui.
Mi voltai interrogativa nella sua direzione, ma lui anticipò la mia silenziosa domanda sospingendo la mia testa verso la sua spalla per poi chiudere il suo braccio attorno alle mie di spalle, stringendomi leggermente contro il suo corpo.
<<Dabi, cosa stai facendo? Non mi sembra per niente il caso di fare ques->>
<<Qua sopra puoi piangere quanto vuoi, coraggio>> mi invitò lui, bloccando le mie proteste in merito alla piega che stava assumendo la faccenda.
Era strano per me essere abbracciata da un ragazzo che conoscevo da così poco tempo, ma Dabi non aveva mai dato l'impressione di essere come tutti gli altri ragazzi. Era immensamente sfacciato e non sembrava a disagio in quella situazione.
Abbassai lo sguardo verso la sua mano poggiata sul mio braccio e mi stupì notare la numerosa quantità di cerotti color carne attorno alle sue dita, evidentemente doveva essersi provocato molte scottature a lavoro.
Il suo tocco era particolarmente caldo e intimo, ma non mi dava fastidio, quindi decisi di permettergli di abbracciarmi in quel modo.
Dirottai poi il mio interesse verso la sua spalla, quella dove mi aveva invitata a piangere, ricordandomi della sua maglietta bianca.
<<Te la sporcherò tutta con il trucco>> gli feci notare, ma lui fece semplicemente spallucce.
Smisi di insistere quando la mia mente tornò per l'ennesima volta al pensiero di quei due fidanzati che si coccolavano durante la cerimonia e mi decisi ad affondare il viso sulla sua spalla, iniziando a piangere silenziosamente. Non ero così patetica da mettermi a singhiozzare in presenza di un ragazzo, ma non riuscii a frenare le lacrime.
La mano del ragazzo passò dal mio braccio alla mia nuca, rilasciando lente carezze.
<<Perché ti spingi a tanto per me? È dal nostro primo incontro che dimostri una discreta gentilezza, come mai?>> riuscii a chiedere dopo diversi minuti e dopo aver arrestato le lacrime, tuttavia senza nemmeno sognarmi di staccarmi dalla sua spalla. Stavo stranamente bene poggiata lì.
<<Non lo so esattamente, credo dipenda dal tuo essere sempre in difficoltà. Sei davvero come un pulcino che pigola, a momenti mi fai tenerezza e anche un po' divertire, sei buffa.>>
<<Non sono un pulcino che pigola e nemmeno qui per il tuo divertimento>> replicai offesa.
<<In effetti un po' becchi>> rispose a sua volta, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Smisi di lamentarmi e chiusi gli occhi, rilassandomi piano piano sotto al tocco e col calore del ragazzo al mio fianco.

Restai poggiata a Dabi per diverso tempo, ridestandomi di colpo solo al pensiero dei miei amici sicuramente preoccupati per me.
Per qualche minuto dovevo essermi anche appisolata e mi stiracchiai leggermente.
<<Vedo che ti sei ripresa>> disse il ragazzo <<per poco non ti mettevi a russare.>>
<<Io non russo per niente>> dichiarai con un pelo di indignazione, facendo comparire un'espressione divertita sul viso del ragazzo.
<<Comunque bel nome>> disse.
Lo guardai incuriosita e solo dopo qualche secondo capii. La piccola borsetta che portavo appesa alla spalla era aperta e la mia tessera studentesca era nelle mani di Dabi.
<<Ma sei un rapinatore? Come fai a non avere nessun riguardo per la borsa di una ragazza? È una cosa personale>> gli feci notare, cercando di recuperare l'oggetto nelle sue mani.
Lui però era più alto di me e si alzò, portandolo rapidamente fuori dalla mia portata per poterlo esaminare in tutta tranquillità.
<<La Hollister, eh?>> chiese lui, riferendosi al nome della mia scuola, scritto a caratteri cubitali sulla tessera studentesca in suo possesso.
<<La conosci?>> chiesi, dimenticandomi il piccolo disguido in corso.
<<A quanto pare veniamo dalla stessa città, sinceramente non avevo nemmeno valutato la possibilità e comunque è una scuola molto conosciuta anche altrove>> spiegò lui, riconsegnandomi la tessera.
La presi e l'afferrai con fretta, maledicendolo ancora mentalmente per la sua sfacciataggine.
<<Se volevi scoprire il mio nome potevi benissimo chiederlo, brutto impiccione.>>
Lui alzò le spalle in risposta.

QUATTRO PAPERE LITIGANO PER L'ULTIMO PACCO DI FARINA AL SUPERMERCATO
Le papere sono carine. E discretamente obese.

Questo capitolo mi è piaciuto da scrivere, perché Dabi è un personaggio che mi è sempre interessato trattare. Quindi poterlo fare in questa storia mi rende abbastanza felice.
Voi cosa ne pensate del rapporto tra la Reader e Dabi?
Di conseguenza come prospettate il seguito con Kirishima?
Scusate, adoro il dialogo e capire come le cose che cerco di comunicare arrivino a voi ^^'

Mi faccio una piccola pubblicità: nello scorso capitolo ho chiesto quali storie su quali personaggi mancavano su Wattpad secondo il vostro parere e quasi tutte le ragazze che hanno risposto mi hanno nominato Kaminari. Ci ho riflettuto e ho avuto un'idea subito dopo, quindi l'ho pubblicata qualche giorno fa.
Avrà solo tre capitoli, il primo già pubblicato. Se avete voglia di leggerlo mi farebbe molto piacere.

Ciao paperelle. E non litigate per la farina!

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora