21. Incontro

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Da quel giorno io e Mirko ci sentivamo spesso, molto spesso. Ad ogni ora del giorno e della notte mi chiamava per chiedermi consiglio. “Ely” mi disse preoccupato. “Dimmi” risposi. “Le ho inviato un messaggio, ma non mi risponde.” Era teso, lo sentivo dalla sua voce. “Non preoccuparti, dalle tempo. Vedrai che ti risponderà” lo rassicurai. “Quanto tempo?” mi chiese. “Il tempo che ci vuole. Devi solo aspettare” risposi. “Ok.” “Tienimi aggiornata!” chiusi la chiamata e tornai nel mio letto a leggere. Dopo circa tre minuti il cellulare cominciò a vibrare. Lo presi e guardai il display.

5 messaggi da Mirko.

Mirko: Ely mi ha risposto.

Mirko: che faccio?

Mirko: ha detto “ciao”

Mirko: che le dico?

Mirko: rispondimi, mi serve il tuo aiuto!

Io: rispondile, falle delle domande sulla sua vita, così puoi scoprire più cose su di lei…

Mirko: Ok, grazie :)

Io: non c’è di che!

Tornai al mio libro. Mi sentivo appagata nel sapere che stavo aiutando qualcuno. Non riuscivo a spiegarlo, mi riempiva, forse mi piaceva il fatto che qualcuno, in un certo senso, avesse bisogno di me. Guardai l’orologio. Segnava le 22:45. Meglio andare a letto, si era fatto tardi. Quella sera mi addormentai pensando a quel ragazzo, in un modo o nell’altro lo avrei reso felice.

***

Il giorno dopo arrivai a scuola in ritardo, colpa dell’autobus. Ritardava troppo e dovevo correre per evitare di arrivare alle 8:15 ogni mattina. Con il fiatone salutai la professoressa di biologia, che già aveva cominciato a spiegare.

“Buon giorno professoressa. Scusi il ritardo” “Buon giorno, siediti e prendi il quaderno” mi salutò. Mi diressi verso il mio armadietto in fondo alla classe. “Buon giorno” mi sussurrò Mirko “Oggi non c’è Giovanna?” mi chiese. “Ciao. Si, sta arrivando” risposi sorridendogli. “Grazie per i consigli di ieri sera” “Non preoccuparti” gli risposi. “Voi due! Smettetela di flirtare!” ci interruppe la prof. “Professoressa!” protestai mettendomi a sedere. “Noi non stiamo flirtando” mi sostenne Mirko. Mi sedetti e mi voltai verso di lui. I nostri sguardi si incontrarono e scoppiò una risata spontanea tra noi due. Dopo una noiosissima lezione sulla creazione del mondo, suonò la campanella e potei tirare un respiro di sollievo. Dopo circa dieci minuti entrò il professore di matematica.  Un tipo molto strano e ambiguo. In quel periodo stavamo studiando le espressioni algebriche.

Dovevo fare un calcolo molto grande, così mi feci prestare la calcolatrice dalla mia compagna di  banco Miriam. “Ragazzi, io sono come un padre per voi. Ho il dovere di mantenervi sulla buona via. La Calcolatrice vi porta nella cattiva strada, è una brutta cosa e non voglio che la usiate” disse. “Si, ma la calcolatrice ci fa amare la matematica” ribatté Miriam. La classe scoppiò in una risata rumorosa. “Bella battuta signorina Mendola, così bella che mi è venuta voglia di mettere un 2 a qualcuno” disse mentre apriva il registro. “Allora…” continuò mentre scorreva con il dito l’elenco degli alunni della classe. “Mettiamo un bel due ad Ardillo e Vecchi” disse con un sorrisetto maligno. “Professore! Perché?” dissero i due alzandosi in piedi. “Perché mi va” rispose tranquillo. Era davvero un tipo strano, ma almeno era un bravo professore di matematica, forse.

***

Finalmente le lezioni terminarono ed io mi sedetti su di una panchina ad aspettare che Giovanna uscisse da scuola. Ero intenta a inviare un messaggio ad Alice quando vidi un’ombra avvicinarsi a me. “Ciao, tu devi essere nuova. Io sono Mattia” disse sorridendomi. Avevo il sole negli occhi, riuscivo a vedere solo la sua sagoma. “Piacere, io sono Elena” gli dissi stringendogli la mano. “Di dove sei?” mi chiese. “Di un paesino in provincia di Catania” risposi. “Anche io vengo da fuori” mi disse. Cosa voleva? Perché mi faceva tutte quelle domande?

“Comunque volevo darti il benvenuto da parte di tutta la scuola” mi disse sorridendomi. “Grazie” risposi sorridendogli a mia volta. In quel momento arrivò Giovanna. “Ciao Ely” mi salutò. “Ciao” ricambiai. “Io sono Mattia, mi sono già presentato alla tua amica” disse rivolgendosi a lei. “Oh, ciao.” Finalmente una nuvola coprì il sole abbagliante e potei vederlo bene in viso. Aveva i capelli ricci e neri, gli occhi di un castano molto chiaro e una corporatura media. Non era bellissimo, ma neanche orribile, era semplicemente un tipo. “Tu che autobus prendi?” mi chiese dopo un attimo di silenzio. “Io prendo l’Atc” risposi. “Prendo anch’io quello, se vuoi possiamo fare la strada insieme” mi disse. Non sapevo ancora bene la strada per arrivare alla stazione, ero in una città sconosciuta, così accettai. “Bene, andiamo?” “Si” dissi alzandomi. Parlammo per tutto il tempo del tragitto. Mi raccontò della sua esperienza in quella scuola e mi chiese delle mie prime impressioni. Arrivammo alla stazione. “Sono contento che la nostra scuola ti piaccia” mi disse dopo aver assistito ad un lungo monologo sulle mie prime giornate da liceale. Mi sentivo ascoltata e compresa.

Non mi era mai capitato. Poco dopo arrivò il suo autobus e ci salutammo. Salì sul veicolo e mi fece un cenno con la mano. Agitai la mia per ricambiare. Il suo autobus partì ed io mi sedetti ad aspettare il mio, insieme a Giovanna. “Elena fa colpo!” esclamò. “Cosa dici? Smettila!” arrossii. “Si vede che gli interessi. Per tutto il tempo del tragitto io vi guardavo da dietro e vedevo tutti i gesti e le espressioni che faceva. Fidati: gli piaci” mi disse maliziosamente. Lo ammetto, mi piaceva sentire che qualcuno si fosse interessato a me, ma in quel momento l’ultima cosa che volevo era una relazione. “Tu sogni troppo” la riportai alla realtà. “Vedremo chi avrà ragione.”

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eccoci al ventunesimo capitolo, siamo vicini alla fine, o forse no... sta a voi scoprirlo ;)

Come già detto in precedenza, mi piacerebbe ricevere dei vostri commenti per capire se la storia è di vostro gradimento e cosa più importante migliorarmi sempre di più. Grazie per aver letto fino a qui <3

Emy_lovebooks vi manda un bacione!

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