25. Ti aspetterò

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La mattina successiva un fascio di luce mi svegliò dolcemente. Mi alzai e mi diressi in bagno per lavarmi il viso. Infilai una camicetta a quadri blu, che infilai dentro i jeans, e una giacca abbinata. Sciolsi i capelli e fermai il ciuffo con una forcina. Misi un filo di mascara e mi diressi verso la porta. Afferrai il mio zaino e la chiusi alle mie spalle. Scesi le scale e, insieme a mio padre, raggiunsi la fermata dell'autobus.

Passarono pochi minuti e l'autobus arrivò. Il viaggio fu abbastanza veloce e in un batter d'occhio arrivai in città. Quello che vidi alla fermata mi lasciò a bocca aperta. Dal finestrino del veicolo vedevo un Mattia seduto sul muretto intento a guardare il display del suo cellulare.

Aveva le cuffie alle orecchie e il cappuccio della felpa sulla testa. Era ormai autunno e il freddo cominciava a farsi sentire. Sicuramente stava aspettando qualche suo amico di fuori. Scesi e mi incamminai verso la scuola.

"Ehi!" qualcuno urlò. Mi girai. Vidi Mattia che correva verso di me con lo zaino in una mano e le cuffie nell'altra.

"Aspetta" continuò. Mi fermai e attesi che mi raggiungesse.

"Perché sei andata via senza salutarmi?" mi chiese con il fiatone.

"Perché avrei dovuto?" ribattei.

"Un minimo di riconoscenza me la merito non credi?" mi disse con un sorrisetto beffardo.

"Si, hai ragione. Buon giorno mio salvatore" dissi con tono canzonatore mentre mi inchinavo leggermente a lui.

"Così va meglio" disse. Mi voltai e cominciai a camminare.

"Stai attento, altrimenti la persona che stavi aspettando non ti vedrà e andrà via."

"Io non sto più aspettando nessuno" mi disse iniziando a seguirmi.

"Allora sarà qui. Su va' da lei."

"Ma io sono già con lei." Mi voltai di scatto con lo sguardo confuso verso di lui. Piegai la testa da un lato e gli chiesi "Dove vuoi arrivare?"

"Devo proprio spiegarti tutto!" disse sbuffando. Si avvicinò a me con sguardo serio. Era ormai vicinissimo, il mio naso quasi sfiorava il suo petto.

"Dopo quello che ti è successo ieri voglio accompagnarti. È mio dovere proteggerti" mi disse mentre mi accarezzava una guancia.

"Non sei mica il mio ragazzo" dissi sfuggendo al suo ipnotico sguardo. Era così seducente e persuasivo, se non fossi stata attenta si sarebbe trasformato lui nello stalker.

"Io credevo di si" mi disse con finto dispiacere.

"Beh, mi dispiace" dissi mentre riprendevo a camminare.

"E adesso come faccio? Mi ero già vantato con tutta la scuola che eri la mia nuova fiamma" disse con tono altezzoso. Fortunatamente ero voltata, non riusciva a vedere il mio viso rosso dall'imbarazzo.

"Dopo questa non diventerai mai il mio ragazzo" dissi sorridendo.

"Hai detto dopo questo quindi vuol dire che una speranza c'è in fondo!" Mi disse.

"Forse" bisbigliai.

"Cosa?"

"Ciao devo andare."

Eravamo appena arrivati a scuola e lo abbandonai in mezzo al corridoio con lo sguardo confuso. Non appena girai l'angolo mi appoggiai al muro e sospirai mordendomi il labbro inferiore. Quando ero emozionata o in imbarazzo lo facevo sempre. Dopo essermi calmata, entrai in classe e presi i libri.

"Ciao ragazze!" salutai le mie compagne di classe.

"Ciao!" risposero in coro. Mi sedetti al mio posto e tirai fuori dallo zaino l'astuccio.

"Bonjour" disse la professoressa di francese e le lezioni cominciarono.

***

La campanella dell'ottava ora suonò ed io mi diressi verso l'uscita. Giovanna era malata, quindi sarei stata sola. Speravo di vedere Mattia ad aspettarmi, e un grosso sorriso mi si stampò in volto quando lo vidi fuori il cancello della scuola.

Alla sua vista il cuore cominciò a battermi forte. Pioveva ed io aprii l'ombrello per ripararmi dalla pioggia. Lui era senza ombrello. Mi diressi verso di lui e glielo avvicinai.

"Perché sei qui?" gli chiesi.

"Te l'ho già spiegato stamattina. Mi sembravi più intelligente la prima volta che ti ho parlato" mi rispose mentre mi guardava.

"No, intendo qui sotto la pioggia. Potevi ripararti sotto un balcone ad aspettarmi" ribattei.

"Non mi avresti visto" rispose.

"Va bene. Andiamo?"

"Certo" disse mentre si alzava. Camminava distante da me. Pioveva più forte e lui continuava a stare sotto la pioggia.

"Vieni qui" gli dissi con un leggero sorriso. Si avvicinò e si riparò sotto l'ombrello. Mi tolse di mano quest'ultimo. Le nostre mani si sfiorarono. Ci guardammo e sorridemmo contemporaneamente.

Lo vidi arrossire leggermente. Era bello tenere il coltello dalla parte del manico ogni tanto. Smise di piovere e finalmente potemmo chiudere l'ombrello.

Camminammo lungo un viale alberato. Mi teneva per mano. C'eravamo appena conosciuti, ma era come se ci frequentassimo da anni. Eravamo in sintonia, ridevamo, scherzavamo e parlavamo di qualunque cosa ci venisse in mente.

In quel momento capii perché tutte le ragazze stravedessero per lui. Tenerlo per mano e ridere insieme mi sembrava la cosa più naturale di questo mondo.

Arrivammo e, come al solito, ci sedemmo ad aspettare. Accanto a noi c'erano seduti degli artisti di strada. Un ragazzo cominciò a suonare la chitarra. Attaccò con Give me love di Ed Sheeran. Adoravo quella canzone. Il testo riusciva sempre a commuovermi. Senza rendermene conto cominciai a cantare quella canzone. Ero come in trans, non sentivo e non vedevo niente di tutto quello che mi stava intorno. Quando cantavo mi succedeva sempre. Solo quando la canzone terminò mi accorsi che una folla si era radunata intorno a me. Applaudiva e gridava "Brava!"

Mi voltai verso Mattia con lo sguardo confuso.

"Sei davvero brava" si congratulò. Quando mi resi conto di quello che avevo appena fatto mi portai le mani alla bocca e cominciai ad arrossire. Un uomo si fece strada tra la folla. Era in giacca e cravatta. Sembrava un uomo importante e famoso.

"Salve, sono un produttore discografico. Passavo per caso e ti ho sentita cantare. Hai talento. Questo è il mio biglietto da visita, chiamami se ti interessa diventare una stella" mi disse porgendomi un fogliettino.

"Oh, grazie per l'offerta, ma non sono interessata" gli dissi.

"Non preoccuparti. Chiamami se cambi idea."

Detto questo scomparve tra folla. Guardai Mattia e scoppiai a ridere.

"Perché non hai accettato?" mi chiese sorpreso.

"Perché quel mondo non fa per me" risposi.

"Tu sei pazza" mi disse.

"E lo sei anche tu perché stai con me" ridacchiai. In quell'istate arrivò il mio autobus.

"Ti aspetterò anche domani" mi urlò un momento prima che io salissi sul mezzo.

"Ok" risposi sorridendogli.

"Fai buon viaggio!"

"Grazie."

L'autobus partì ed un'altra stramba giornata terminò.

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Ehilà! Come va? Spero bene. Grazie mille per il grande sostegno che mi state dando. Sono davvero felice che la mia storia vi piaccia. Piccola domandina: come state messe ad amore? Io non molto bene, ma non mi lamento :) Se avete qualche storia da pubblicizzare fatevi avanti. Non abbiate paura, non mordo mica ;)

Come al solito commentate, votete e seguitemi se vi va. Vi voglio tanto bene!

Emy_lovebooks.

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