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Avevo quattordici anni quando arrivò quel soffio di parole venute dal nulla. Siccome ero Malanima nessuno mi chiese in sposa. Il dolore di mia madre per una figlia marchiata frugava il deserto che avevo creato attorno. Non mi interessava essere la compagna di qualcuno che cerca altrove la giovinezza della propria virilità anche quando ormai è secca. Nel villaggio dove sono nata la lentezza mi spingeva a trovare quello che immaginavo non potesse succedere mai. Fu un'attrazione alla quale non seppi resistere che saliva piano piano. Le lacrime d'oro sulla fronte mi rendevano desiderabile. Lo capì il giorno in cui sulle curve di fianchi e seno si posarono gli occhi di chi non sapeva vedere altro. E la terra sotto i piedi nudi mi sembrava fredda. Io stessa avevo freddo, sempre. Non camminavo mai all'ombra perché copre e nasconde.
Schiacciavo i fulmini laceranti degli sguardi degli uomini chiudendo le palpebre e tirando dritta. Ero avvolta nella timidezza di vergine ammutolita dinanzi ai battenti del vento.
Serravo le labbra con l'autorità dei costumi e con la compostezza della decenza. Il dosaggio delle parole tramortisce i colpi della maldicenza. Le bocche malsane non possono nulla di fronte alla fierezza di essere se stessi.
Troppo vistosa la cattiveria della gente quando la semplicità veste un aspetto pulito.

MalanimaWhere stories live. Discover now