32. informazioni

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MAKT, ZEKA – 27 FEBBRAIO 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


"MINSKY, aggiornami sullo stato dei reattori."

"Certo, Alexei. Reattori carichi e pronti al lancio. Nessun problema rilevato."

"Perfetto. Situazione dell'equipaggio?"

L'enorme schermo luminoso con il quale Alexei stava parlando sfarfallò per un breve istante, suddividendosi poi in quattro parti che mostravano riprese diverse. Nella prima, in alto a sinistra, era mostrato il video dell'interno della sala di comando della stazione spaziale COLLINS, con la quale l'uomo si stava coordinando. Le altre tre mostravano invece lo stato dell'equipaggio della navicella che stava per partire: quasi un centinaio di persone, ognuna dotata di una tuta spaziale all'avanguardia che ricordava molto quelle militari indossate dai membri del suo esercito.

Sul petto di ognuno svettava il logo della stazione spaziale e, poco più in basso e a caratteri ben leggibili, il proprio nome. Due cerchi concentrici ricamati all'altezza del cuore rappresentavano il dipartimento di appartenenza di ognuno a seconda del colore: giallo per gli ufficiali di pilotaggio, comando e sicurezza, bianco per i ricercatori del dipartimento di astrofisica, azzurro per quelli dello sviluppo tecnologico e verde brillante per il gruppo di medicina.

Gran parte delle persone che stavano per essere spedite nello spazio faceva parte di quest'ultimo. Il nuovo modulo della stazione spaziale, contenente tutti i macchinari e la strumentazione necessaria ai membri del dipartimento medico per condurre le loro ricerche, era stato lanciato un paio di mesi prima. L'assemblaggio era avvenuto con successo e senza intoppi, anche grazie all'ausilio di MINSKY che aveva coordinato le operazioni.

Alexei osservò con la sua solita espressione fredda e imperturbabile i membri dell'equipaggio. Si focalizzò in particolare sull'ultima ripresa, che mostrava un astronauta un po' più piccolo degli altri.

"Mettimi in contatto con Monika."

"Contatto stabilito. La trasmissione è protetta, Alexei."

Lui annuì. Anche se MINSKY non era fisicamente lì per vederlo, sapeva che le sue telecamere gli facevano da occhi: l'intelligenza artificiale albergava nei computer e nei dispositivi elettronici di tutto il laboratorio e ne era, di fatto, il cervello.

Dopo un attimo, la voce di sua moglie rimbombò in tutta la sala: "Alexei? Mi senti?"

"Ti sento, Monika. Tutto bene? Com'è la situazione?"

La scienziata ridacchiò. "Ma come, MINSKY non lo sa?"

"Stando ai parametri vitali rilevati dalla sua tuta—"

"Stava scherzando, MINSKY," lo interruppe Alexei.

"Oh. Le mie scuse. Non sono ancora molto bravo a capire queste cose."

Monika rise ancora più di gusto. "Scusami tu, MINSKY. Ti ho preso in giro." Prese un respiro e Alexei la osservò sistemarsi un po' meglio sul suo sedile. Con le dita, l'uomo diede un comando allo schermo in modo da ampliare la dimensione della ripresa e focalizzarsi sulla moglie mentre parlavano. "La situazione è sotto controllo. Siamo tutti pronti alla partenza."

"Come sta Ian?"

A quella domanda, Monika si voltò verso l'astronauta minuto seduto accanto a lei. A guardarlo bene sembrava un po' troppo ciondolante rispetto agli altri, con il casco leggermente inclinato in avanti e fin troppi sistemi di ancoraggio attorno al suo corpo per tenerlo ben al sicuro contro lo schienale. Anche sulla sua tuta svettavano i cerchi verdi del dipartimento di medicina, come su quella della madre seduta accanto a lui.

Bloodline [ITA]Where stories live. Discover now