Capitolo due

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📍Torino, 3 marzo 2020

C'era una cosa che nessuno sapeva di Federico Axel Blanc, o per meglio dire, quasi nessuno. E di voci sul suo conto ne circolavano parecchie: alcune vere, altre alimentate dalla fantasia e infarcite di pettegolezzi.

La sua fama a Monte Santo Spirito e d'intorni era cresciuta insieme a lui; il suo nome era sulla bocca di quante erano capitolate di fronte a quegli occhioni furbi e a quel bel viso pulito da ragazzo della porta accanto. Ne lodavano le abilità amatorie e i modi gentili e raffinati, -si vede, comunque, che è per metà francese-, dicevano "in confidenza" alle amiche, assicurandosi così il loro piccolo momento di gloria.

Perfino le vecchiette del "Club delle vedove dell'uncinetto" parlavano di lui: quando lo vedevano da lontano, con quegli inconfondibili capelli biondi e quella camminata sicura, si lanciavano in intricate operazioni mnemoniche, ricostruendo il suo albero genealogico: «Sta passannnu lu figliu di lu francisi, lu niputi di Sarbaturi lu longu, chiddru c'avi li terri vicini a chiddri di l'avvucatu Petralia. Una a lu iurnu n'avi, cancia e scancia ca parinu mutanni di fimmini. Quarchi iurno ci va a finiri tinta a Cristina. Quanti corli si piglia, ddra povera figlia». Poi, però, quando lui passava davanti a loro e le salutava calorosamente con quel sorriso con cui sarebbe stato in grado di convincere Berlusconi a votare per il PD, si scambiavano sguardi eloquenti: «Chi picciottu duci ed educatu. Piccatu sulu ca ci piacinu li fimmini.»

Eppure, tra le tante assurdità a cui tutti credevano senza remora, Federico era certo che se avesse confidato della sua passione per la filosofia, gli avrebbero riso in faccia. Era consapevole anche lui di quanto, in effetti, la filosofia c'entrasse poco o niente con l'immagine che tutti avevano di lui: un comune ragazzo di trent'anni a cui interessavano solo tre cose, il calcio, la palestra e il sesso. Un cliché vivente, insomma, che era però solo la punta dell'iceberg. A nessuno pareva importare, però, e, in fondo, a lui stava bene così.

A scuola se l'era sempre cavata, ricordandosi qualche frase sottolineata con l'evidenziatore sul libro e studicchiando gli appunti che gli passava Maria Grazia, la secchiona della classe, eppure in filosofia eccelleva e studiare quella materia gli veniva straordinariamente semplice, ma nessuno ci aveva mai fatto caso.

Nessuno fa mai caso a queste cose.

Così se l'era tenuto per sé, non ne aveva mai fatto parola con nessuno, né con Adele né con Eleonora, eccetto che con lei e si stupiva ancora ripensando alla naturalezza con cui all'epoca gliene aveva parlato.

Gli piaceva l'idea che quello fosse il suo segreto, che rimanesse confinato tra le mura della sua stanza, ben nascosto sotto i poster del Lione e tra i dischi dei Pink Floyd e degli ACDC, intrappolato in quelle sere fatte di silenzi assordanti e pensieri liquidi; sere piovose che spegnevano la voglia di festa e incendiavano la mente, come fossero assenzio, sere in cui Platone, Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche lo strappavano dal tedio e della disperata ricerca di risposte a domande che quegli stessi uomini si erano già fatti prima di lui chissà quanti secoli prima.

Una delle ragioni per cui era felice di vivere a Torino era, infatti, "L'Iperuranio", un caffè filosofico esclusivo di cui era membro da un paio di mesi e che si riuniva ogni lunedì pomeriggio e giovedì sera nell'aula magna di una scuola privata; in verità era previsto un incontro anche la domenica pomeriggio, ma per Federico trascorrere il weekend sul divano a guardare una partita dopo l'altra era un rito intoccabile e troppo radicato per poter pensare di sacrificarlo.

L'Iperuranio, comunque, gli aveva dato modo di coltivare la sua passione e finalmente di poterla condividerla con persone appassionate come lui, in grado di apprezzarla davvero e a cui non importava nulla di chi fosse o "a chi appartenesse", ma solo del motivo che l'aveva spinto a iscriversi al club, lo stesso di tutti loro: l'amore per questa disciplina e la voglia di confrontarsi e arricchire il proprio bagaglio culturale.

Colpa delle favole (Spin-off di Odio le favole) || SOSPESO CAUSA SESSIONE ESTIVAWo Geschichten leben. Entdecke jetzt