"mezza pariolina, mezza bora",
Era il modo in cui Sara era più frequentemente soprannominata.
Abituata nelle migliori maniere, da sempre cresciuta in una famiglia dal cognome conosciuto e con un futuro preciso davanti a sé, Sara Ferrara si ritrover...
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Era una giornata intera che il telefono di Niccolò squillava a vuoto, i messaggi non arrivavano, a scuola non c'era, Sara stava iniziando a preoccuparsi. Aveva perfino chiamato Adriano, era andata sotto casa sua, ma Niccolò sembrava essersi catapultato sopra un altro pianeta. Per il nervosismo aveva preso un cinque meno al compito di filosofia, non riusciva a concentrarsi, era molto preoccupata e applicarsi sul compito fu l'ultimo dei suoi pensieri. Per la prima volta non si era per nulla importata di quell'insufficienza che avrebbe dovuto recuperare, nulla era più importante di Niccolò in quel momento, neanche un probabile debito a scuola. La sera stessa sarebbe dovuta uscire con sua madre per una cena di lavoro, c'erano anche i figli dei suoi colleghi e quindi sarebbe dovuta essere presente, ma all'ultimo ha annullato il suo invito, non era momento. Erano le undici di sera, non sentiva e vedeva Niccolò da più di ventiquattro ore, sembrava esser passato un mese. Nel ripensare alle sue labbra, ai suoi abbracci, i loro corpi così vicini quando erano distesi sul letto, le venivano solo gli occhi lucidi. Scorreva le storie su Instagram dal suo cellulare senza alcuna voglia, sentiva un vuoto dentro di sé che non riusciva neanche a spiegare. Si bloccò quando vide una storia di Niccolò, era di due minuti fa a casa sua, con una birra davanti e nient'altro sulla tavola. Non ci pensò due volte su, scese le scale di tutta fretta e s'incamminò verso casa sua, doveva vederlo, doveva chiedergli cosa fosse successo. Quasi correva per la voglia che aveva di vederlo, nonostante un forte vento le batteva sul viso. Sembrava che stesse per venire un diluvio proprio a Roma in quel momento, ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Corse ancora, fino a ritrovarsi col fiatone davanti alla porta di Niccolò. Il ragazzo se ne stava con i gomiti sulla tavola, senza maglia, una fila infinita di birre davanti a sé e lo sguardo spento. Sentì il campanello e si alzò per aprire, senza neanche guardare fece scattare la serratura mentre Sara attendeva senza alcuna pazienza di vedere la figura del suo ragazzo. Aprì la porta, si catapultò tra le sue braccia senza neanche dargli il tempo di guardargli in viso, stava bene e non gli era successo nulla, pensò tra sé e sé. D'altro canto, niccolò rimase freddo ed immobile, non riusciva ad abbracciarla dopo averle spudoratamente mentito sull'accaduto di quella giornata.
«nicco, stai bene..» sussurrò lei alzando il capo.
Aveva gli occhi lucidi e proprio per questo Niccolò inarcò un sopracciglio. Tante volte passava giornate intere senza farsi sentire, ma nessuno si preoccupava in quella maniera per lui.
«perché sei qui? E come sei venuta? » le chiese staccandosi per chiudere la porta.
«io.. non ti ho sentito e visto per tutta la giornata, pensavo fosse successo qualcosa ed eccomi qui..» spiegò la ragazza sentendosi stranamente a disagio.
Tra loro due non c'era mai imbarazzo, allora perché Sara si sentiva strana?
«oh, okay»
Niccolò tornò a sedersi in cucina, ignorando la presenza della bionda che rimase immobile nella stessa posizione. Sara si avvicinò a lui e senza aspettare un cenno fece per sedersi sulle sue gambe e annodare le braccia attorno al suo collo. Niccolò era tentato da prenderla in braccio e baciarla fino a perdere il respiro, ma non riusciva. Era fatto così, quando non era sincero non riusciva ad essere nemmeno sé stesso. Sara si avvicinò così tanto al suo viso da sfiorare le sue labbra, ma Niccolò continuava a restare impassibile.
«che succede?» chiese lei con voce inclinata, c'era qualcosa che non andava.
«niente d'importante»
«Niccolò, sei stato fuori tutta la giornata, ignori i miei messaggi e le mie chiamate, vengo qui e ti rifiuti anche di darmi un bacio, mi merito una spiegazione!» disse Sara alzando il tono della voce.
Si staccò dalla sue braccia e si mise davanti a lui, stava iniziando a darle sui nervi.
«non devo per forza informarti su qualsiasi cosa faccia nella mia vita, chiaro?»
«no, non è chiaro un cazzo, perché è così che funziona in una coppia se non lo sai. Io non mi assento per ore indeterminate, ti ignoro e poi mi rifiuto anche di abbracciarti, però tu puoi farlo vero? Si, perché Niccolò Moriconi può fare tutto, chi se ne frega se Sara sta male, se Sara non si concentra e prende brutti voti, se Sara rimanda le uscite per aspettare il suo ragazza a casa. Infondo sono solo i miei sentimenti, giocaci come se fossero birilli da bowling, mh?»
Sentiva le lacrime minacciare di scendere, gli occhi bruciare e il cuore iniziare a farsi in mille pezzettini. Chissà cos'aveva fatto, magari era stato con un altra, aveva fatto a botte con qualcuno.. Aveva così tante supposizioni che non riusciva nemmeno a contarle. Niccolò ascoltava le sue parole in silenzio, sapeva di stare dalla parte del torto, ma non disse niente lo stesso. Sara si allontanò bruscamente da lui, uscì di casa senza chiudere la porta e arrivò al primo piano del palazzo. Imprecò appena vide quel diluvio che c'era proprio davanti a lei, come sarebbe tornata a casa? Doveva andarsene al più presto, non avrebbe potuto aspettare sua madre o l'autista. Con le lacrime che già gli rigavano il volto s'incamminò sotto la pioggia che batteva forte per terra e su di lei, in meno di due minuti era già fradicia. Sapeva che non sarebbe stato facile stare con Niccolò, che in una coppia ci sono alti e bassi e non avrebbero mai evitato i litigi, ma non poteva trattarla come un eccezione al tempo libero. La cosa peggiore è che lei lo amava, lo amava da morire, e se quella punta d'orgoglio che aveva fosse scomparsa per un solo secondo, avrebbe fatto subito dietro front per tornare da lui. La strada verso casa sua sembrò infinita, stava congelando dal freddo e si sarebbe di sicuro presa un malanno. Arrivò in casa, ancora col trucco colato e i vestiti del tutto bagnanti corse in bagno, aveva bisogno di levarsi quella roba di dosso e di sfogare sotto la doccia, almeno non avrebbe sentito le lacrime scendere.