3.

192 22 1
                                    


‹‹Avresti dovuto aspettare›› la voce di Cesare si fece più grave ‹‹saresti potuto finire in chissà cosa o peggio morire›› lo guardava, come mai nessuno aveva fatto con lui, gli occhi che fissavano i suoi, lo sguardo incazzato ma in qualche modo gentile ‹‹quando qualcuno pianifica qualcosa lo fa per il bene di tutti, ora dammi quel dannato braccio, vediamo cosa ti sei fatto›› sbruffò alla fine avvicinandosi a Nelson per guardare meglio la ferita che si era procurato.

Nelson non aveva aperto bocca, non aveva neppure emesso un fiato, se ne era stato lì ad ascoltare la ramanzina dell'amico, una ramanzina che si meritava davvero.

Erano passate ventiquattro ore da quando Quake 4 era atterrata sulla Terra e il primo pensiero di Nelson era stato quello di esplorare. Aveva la necessità di esplorare.
Nella prima missione, oltre a quella che una volta era l'Europa, la squadra aveva fatto sosta anche in un posto remoto dell'America, nessuno pensava che le coordinate che il Concilio aveva mandato loro fossero così vicine al luogo in cui, cinque anni prima, avevano costruito il loro campo base. Quando Federico aveva fatto visita a Nelson, la prima notte sulla Terra, aveva spifferato che il campo base non era così lontano come quest'ultimo pensava e Nelson da allora aveva in mente solo quello. Doveva trovarlo.

‹‹Cosa si è fatto?›› chiese distrattamente Tonno mentre cercava in tutti i modi di sistemare il fucile, ormai andato, di Nelson.

‹‹Credo nulla di grave ma lo porto lo stesso in infermeria per farlo controllare da Federico›› e lo disse con una naturalezza che neppure a Nelson faceva strano. Camminarono in silenzio lungo quelle pareti fredde fino a quando Federico con apparve dicendo che da lì in poi si sarebbe occupato di Nelson da solo. Cesare lo guardò in malo modo e solo al cenno di consenso di Nelson decise di tornare indietro per aiutare gli altri.

‹‹Dovevi aspettare›› iniziò Fede ‹‹Ti avrebbero potuto accompagnare››

‹‹Non sanno nemmeno che il nostro vecchio campo base è qui vicino››

‹‹Perché non gliel'hai detto?››

‹‹Perché questa è una cosa mia›› alzò gli occhi al cielo mentre qualcosa di freddo gli bagnava il graffio che si era procurato ‹‹Secondo te Nicolas non ha il diritto di saperlo? Eppure, lui sta male quanto stai male tu››

‹‹Non voglio che lui soffra ulteriormente›› aggiunge riportando gli occhi sulla figura semi trasparente di Federico.

‹‹E tu? Non hai sofferto abbastanza?›› chiese posizionandosi davanti a lui. Nelson si fermò per guardarlo ancora una volta, come faceva sempre da quando era salito sulla nave. Lo guardava e non riusciva a non pensare al passato. Si toccò distrattamente il braccio provocandosi un dolore sopportabile, rispetto a quello che provava ogni volta che guardava lui. Si ritoccò il braccio provocando ancora una volta una scarica elettrica che gli arrivò dritta al cervello perché, pensò che almeno per una volta tutto quel dolore che provava aveva un senso.

‹‹Non dovresti farlo›› disse cercando in qualche modo di fermarlo, ma non poteva, non poteva perché in realtà non era reale. Iniziò a camminare dando le spalle al ragazzo per poi girare alla sua destra ed entrando nell'infermeria. Aspettò fino a quando Nelson non apparve all'interno della stanza, gli fece cenno di sedersi sul lettino e in poco tempo sistemo il braccio del ragazzo, che con occhi dispiaciuti guardava Federico, implorandolo di lasciargli almeno un po' di quel dolore.

‹‹Sei si-curo che va-da tu-tto be-ne?›› la voce di Frank fu l'unica cosa che Cesare sentì appena mise piede fuori dalla navicella. In quei due primi giorni avevano messo su un perfetto campo base al di fuori di quella scatola di latta, ma non avevano la benché minima voglia di rimare a lungo fuori. Dario e Nicolas avevano da poco rimesso in sesto quella che una volta doveva essere una moto, mentre Tonno giocava ancora con il fucile ormai andato di Nelson.

PRIME || spacevalleyDonde viven las historias. Descúbrelo ahora