Capitolo 23 (Maria)

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Lega delle ragazze Tedesche

Aprile 1943.

Le ragazze erano pronte ad allenarsi.

Indossavano una maglietta a maniche corte con una gonna molto corta, ma svolazzante.

Delle ballerine classiche di colore bianco le vennero fornite al suo arrivo, 7 mesi prima.

Si acconciò i capelli in una coda alta che non sminuiva la lunghezza dei suoi capelli.

Non smetteva di ridere ad ogni inciampo di Claudia mentre saltellavano su una gamba sola.

<<Forza! Signorina Weber,si sta preparando per concepire bambini sani, dei futuri soldati al servizio della Germania! Non sta giocando a campana alla scuola materna!>> Strillò la direttrice con un piccolissimo accenno di sorriso.

Mentre saltellava i suoi capelli volteggiavano a destra e a sinistra nell'aria. Correre era un modo per liberarsi, per sparire.

Un fischio le fece fermare di colpo.

<<Figlio adorato...>>Disse dolcemente la donna ad un uomo decisamente più alto di lei.

<<Maria...>>sussurrò fissandola con due occhi verdi brillanti come il sole cocente.

<<Peter!>> Esclamò sorridendogli.

<<Vi conoscete?>>Domandò la donna rivolgendosi in modo non aggressivo nei confronti della ragazza. Era evidentemente curiosa.

<<Ci conoscevamo prima che lei venisse qui.>> Mentì Peter.

<<TUTTE TRANNE LA SIGNORINA WEBER!>> Disse fischiando.Tutte tornarono a correre e a saltellare per il campo verde.

Lui l'abbracciò di colpo.

Anche la madre dell'uomo rimase impietrita. 

Più tardi ci fu l'ora di riposo. Erano in una delle grande Aule dell'istituto.

<<Qualcuna sa suonare il pianoforte?>>

Spuntò Peter con un mazzo di fiori gialli.

<<IO!>> Corse a sedersi Claudia.

Lui le prese le mani e le sorrise amabilmente.

<<Mi concedi questo ballo?>>

Maria indossava l'uniforme giornaliera.

Lui le tolse l'elastico dai capelli che si lasciarono cadere sulla schiena della giovane.

<<Cosa suono?>>Chiese Claudia emozionata.

<<Qualcosa di allegro!>>Pretese Maria.

<<Che fai?>> Domandò Peter vedendo che la

ragazza si stava togliendo le scarpe.

Tenne la gonna per le estremità e cominciò a volteggiare. La gonna blu dall'alto sembrò diventare un enorme cerchio. Con le braccia alzate danzava senza fermarsi.

<<Continua a girare!>>La incoraggiavano le compagne mentre lei stringeva gli occhi e rideva fragorosamente.

Smise di volteggiare solo quando davanti a se trovò un ostacolo.

<<Peter!>> Strillò staccando le mani dal petto.

<<Non ti gira la testa?>>Sorrise.

<<Un po'...>>Sussurrò quasi cadendo.

Con un braccio la strinse a sé portandole la testa al petto, come un abbraccio.

<<È la seconda volta che evito una tua caduta.>> Sorrise sfrontato.

<<Non vantarti troppo.>>Rispose ironica.

<<E adesso?>>Comparve l'amica fra i due.

<<Un lento.>>Propose Peter.

<<Sei serio?>>Sbottò Maria.

<<Scherzo.>> Rise di gusto.

Ma qualcuno interruppe la festa tanto attesa da una settimana.

<<Maria, nel mio ufficio.>> Era la direttrice.

Maria richiamò Claudia a se.

<<Devi farmi le trecce, ti prego! Chissà che ho combinato!>> Diventò ansiosa.

L'amica non esitò e le intrecciò i capelli. Intanto lei si rimise le scarpe.

Corse lungo tutto il corridoio.

"E se avesse scoperto la mia fuga di mesi fa? O peggio, se mi avessero denunciato per aver nascosto..." Ma i suoi dubbi furono interrotti quando si ritrovò difronte alla porta dell'ufficio.

<<Salve, Direttrice.>>Salutò con la testa bassa e le mani dietro la schiena.

<<Siediti...>> Aveva un tono troppo calmo. Stava cominciando a preoccuparsi.

<<Ci sono stati dei bombardamenti a Berlino...>>
<<Non capisco...>>Si fece paonazza.

<<Principalmente il tuo quartiere.>>
<<COSA E' SUCCESSO AI MIEI GENITORI!?>> Strillò fregandosene del rispetto.

<<Sono in ospedale. Ti do il permesso per tornare a Berlino per quindici giorni.>>

<<Grazie Direttrice.>>Sussurrò mentre le lacrime le rigavano il viso rosso dalla rabbia.

Si diresse nella sua stanza ed afferrò la valigia. Ci buttò dentro tutti i vestiti che aveva portato. Gli effetti personali ed i regali delle amiche.

<<Dove vai?>> Chiese Claudia.

<<Me ne vado.>>L'abbracciò.

<<Tornerai?>>

<<Si, starò via due settimane.>>

<<Sei la mia più cara amica!>> Scoppiarono in lacrime come due bambine.

<<Ci rivedremo, ho solo delle questioni urgenti da sbrigare.>> La rassicurò.

Con un vestito azzurro e un cappotto blu si recò all'uscita. Aspettava l'auto che l'avrebbe riportata nella sua città.

<<Maria!>> Una voce la chiamò urlando.

<<Peter, devo andare.>>

<<Devo tornare a casa...forse ne è rimasto qualcosa.>> Le scappò involontariamente.

<<Il bombardamento a Berlino...>> Capì.

L'auto si fermò dinanzi a lei illuminandola grazie alle luci dei fanali.

<<Ti amo...>> Le confessò di botto.

La ragazza rimase immobile con la mano sulla portiera appena aperta.

<<Non voglio illuderti.Non provo lo stesso...>> Gli spiegò sinceramente dispiaciuta.

<<Allora è un addio?>>
<<Dovrò tornare, ma non ci sarà niente che non sia amicizia.>>

<<Mi vuoi bene davvero?
<<Si che te ne voglio!>> Gli prese le mani e lo guardò diritto negli occhi.

<<E così sia.>>

Con sguardo abbattuto le lasciò le mani. Si voltò e rientrò nell'istituto. Quella fu l'ultima volta che lo vide.

<<PETER!>> Ripeteva,senza risposta.

Si addormentò nell'auto, con la faccia rivolta verso il finestrino. Con gli occhi socchiusi fissava gli alberi in movimento ed immaginava il destino che le sarebbe toccato.



All They Lived (Biagio Del Prete)Where stories live. Discover now