capitolo 1

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t/n's pov

quando mi svegliai mi accorsi di tremare di freddo. dove mi trovavo? perché ero chiusa in una cella? milioni di domande vorticavano nella mia testa. una sola affermazione: muoio di fame. mi avvicinai alle sbarre della cella, e vidi che davanti a me si trovava un tipo strano: la pelle pallidissima, con delle cuciture, i capelli bianchi che gli arrivavano sopra le spalle e uno sguardo folle in faccia. d'istinto feci un passo indietro. quel tipo mi spaventava. dopo qualche lungo, interminabile, minuto di silenzio finalmente parlò: "Ciao, (t/n) (t/c). come sta il mio ghoul affamato preferito?" la sua voce aveva una nota di pazzia. "C-come sai il mio nome?" chiesi "oh, so molte cose di te" rispose palesemente compiaciuto dal mio stato di confusione "so che a 7 anni sei scappata di casa e da allora vivi da sola e ti dai da fare per sfamarti."(a.a: Annabeth Chase approva) "Sì, ed ora avrei un certo languorino" dissi fiondandomi su di lui. lui si scostò leggermente e capii subito il perché. le sbarre erano a prova di ghoul. che infame. "Senti. muoio di fame. se hai carne umana bene, ma non credo che ti serva a molto un ghoul morto in una cella. occuperei solo spazio inutilmente" gli dissi scocciata. lui per tutta risposta sorrise compiaciuto e mi lanciò un pezzo di carne. lo afferrai affamata e lo divorai come un leone che non mangia da mesi. appena la finii notai che lo strano ragazzo mi fissava ancora. lo osservai meglio. sembrava sulla ventina. gli occhi rossi emanavano follia. vestiva una salopette con le brache a pois. ridicolo. ai piedi indossava delle ciabatte rosse. i pantaloni della salopette lasciavano scoperte parte delle gambe, scheletriche e pallide come la faccia. "Che cosa vuoi? senti, non voglio scocciature. ho ucciso un essere umano al mese e me lo sono fatta bastare. non voglio problemi con le colombe. vorrei solo ritornare all'università e studiare." gli dissi. lui mi guardò sorridendo in cenno di scherno. "Tranquilla. non vogliamo ucciderti, però dobbiamo fare degli esperimenti su di te. pare che tu sia un ghoul particolare...". quel ragazzo mi stava dando sui nervi. strinsi i pugni. "Non serve che ti innervosisca. perderesti solo forze. il nostro programma di sperimentazione è molto particolare: seguirai una routine stressante, ma relativamente normale. pare che tu abbia un livello di sopportazione della fatica del 90% superiore alla media. o almeno così mi hanno fatto imparare a memoria." disse lui, sempre sorridendo. tirò fuori una chiave e aprì il lucchetto. aspettai a fiondarmi fuori. non mi convinceva. "puoi venire fuori, (t/n) (t/c). non ti faremo nulla di male" cercò di tranquillizzarmi lui. non so perché ma mi rilassai. uscii fuori dalla cella e mi fermai davanti a lui. sbuffai. "Vedo che non mi sopporti. dovrai pazientare. abiteremo all'interno dello stesso alloggio. sono stato scelto come tuo supervisore per questo esperimento" disse con un sorriso beffardo, come fosse un vanto e un insulto nei miei confronti allo stesso tempo. misi le braccia conserte e portai gli occhi al cielo. mi ero già stufata di quel ragazzo. quando stavo per parlare lui allungò la sua mano verso di me: "piacere, Juuzou Suzuya". gliela strinsi e sbuffai: "piacere". dopodiché ci incamminammo verso l'unica uscita in quella stanza. strada facendo capii dove ci trovavamo: la sede della CCG nella ventesima circoscrizione. tra le occhiatacce di molti agenti io e Juuzou ci dirigemmo verso l'uscita della sede per poi dirigerci verso l'alloggio che la CCG ci aveva procurato.
l'appartamento si trovava nel centro di Tokyo. era al 3 piano. era piuttosto spoglio. l'ingresso era un salottino adornato da un semplice divano grigio e una tv. sulla destra c'era la cucina, con un tavolo con 4 sedie, un piano cottura e un microonde. il frigo era accanto al piano cottura. in un corridoio erano distribuite altre tre stanze: un bagno e due camere da letto.

ci sedemmo al tavolo e Juuzou mi porse un foglio che avrebbe illustrato la mia routine quotidiana:

05.00 sveglia

05.15 corsa di resistenza per 5 km

05.30 università

12.15 pausa pranzo

15.30 allenamento

19.30 ritorno e cena

"Quando dovrò iniziare?" chiesi scettica. "Dato che oggi è venerdì hai tutto il weekend per prepararti" mi rispose Juuzou sorridente come sempre. Gettai uno sguardo all'orologio: le 20.30. sbuffai: "Non ho altri vestiti a parte questi" "Non preoccuparti, i vestiti ti arriveranno domani. per oggi ti puoi prendere una delle mie magliette" ribatté lui. alzai gli occhi al cielo. beh, per una notte non c'era problema. ci alzammo e lui mi mostrò la mia stanza, spoglia come il resto dell'appartamento: le pareti grigie, un letto abbastanza grande con le lenzuola bianche con un comodino sulla destra e un armadio ad effetto legno sulla parete sinistra. notai che era identica a quella di Juuzou. certo che doveva essere davvero depressivo vivere in un appartamento così. entrai nella stanza e mi sedetti sul letto. notai che sul comodino si trovava un libro, l'unica cosa colorata in quella stanza: Eroi dell'Olimpo-la casa di Ade. lo riconobbi subito. avevo letto i libri precedenti, e ora mi mancava quello. stavo per andare a comprarlo quando... beh, quando la CCG mi aveva catturata. iniziai a leggerlo. ero così immersa che non mi accorsi che qualcuno mi stava fissando appoggiato alla porta. "Vedo che ti sta piacendo quel libro". sobbalzai per lo spavento. era Juuzou. si era cambiato. ora vestiva solo una camicia e dei pantaloni della tuta grigi. in mano teneva una maglietta in stile hawaiano piegata ordinatamente. "Col cavolo che mi metto quell'abominio" protestai. "Bene, allora mi costringi a ricattarti" disse con un sorriso malizioso in volto. iniziò a sbottonarsi la camicia. che stava facendo?!

«quarantine» [Juuzou Suzuya x reader] Where stories live. Discover now